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Università? Le chiavi per crescere: internazionale, innovativa e aperta

Presentata ieri alla Luiss la ricerca “L’Italia e la sua reputazione: l’università” di Italiadecide con Intesa San Paolo. Chi c’era e cosa si è detto

Il problema dell’auto-denigrazione che genera un processo di deresponsabilizzazione, è questa l’origine della ricerca “L’Italia e la sua reputazione: l’università” ha spiegato Luciano Violante, presidente Fondazione Leonardo – Civiltà delle macchine. La ricerca, realizzata da italiadecide in collaborazione con Intesa Sanpaolo, è stata redatta da Domenico Asprone, Pietro Maffettone, Massimo Rubecchi e Vincenzo Alfano ed è stata oggetto di un ciclo di quattro seminari organizzati dalla Luiss Guido Carli.

Di fronte all’emergenza Covid-19 il sistema accademico si è mostrato resiliente e flessibile, in grado di reagire e aumentare le immatricolazioni, anche grazie all’efficacia delle policy adottate a livello istituzionale. Partendo da questo dato positivo, la ricerca ha sottolineato alcune misure da adottare per salire nei ranking e aumentare l’attrattiva internazionale delle università italiane: un incremento degli investimenti, un intervento su politiche di reclutamento del personale accademico, un miglioramento della macchina amministrativa, la collaborazione con imprese e tra atenei per l’internazionalizzazione e una migliore comunicazione a livello sistemico.

Tra i partecipanti, coordinati da Daniela Viglione direttore scientifico di italiadecide, Gian Mario Gros-Pietro presidente Intesa Sanpaolo, Luciano Violante presidente Fondazione Leonardo – Civiltà delle macchine, Paola Severino vicepresidente università Luiss Guido Carli e Gaetano Manfredi già ministro dell’Università e della ricerca, professore di Ingegneria, università Federico II di Napoli.

UN CAMBIAMENTO D’EPOCA

Il tema centrale attorno al quale ruota la ricerca è quello della reputazione, diritto individuale soggettivo della modernità, ha ricordato Luciano Violante. La reputazione in quanto tale ha avuto da sempre una rilevanza importante nel mondo bancario ma è applicabile oggi a tutti i settori.

In particolare, sono quattro le grandi sfide che abbiamo davanti, ha sottolineato il presidente Violante: digitale, energetica, ambientale e spaziale. Queste sfide, tuttavia, non rappresentano elementi slegati tra loro ma sono intersecate e così la nuova visione delle infrastrutture energetiche e dell’ambiente passa anche attraverso il digitale.

La problematica maggiore deriva dal fatto che “abbiamo attraversato una fase di disprezzo delle competenze – ha detto Violante – che ha portato a confondere il pensiero critico con il pensiero distruttivo, alla dominanza del pensiero transitorio rispetto al pensiero generativo e alla mancanza di attenzione rispetto al valore sociale degli insegnanti”. Infatti, se le nozioni di cui gli studenti hanno bisogno si possono trovare da svariate fonti, il ruolo degli insegnanti è dato dalla loro capacità di trasmettere comportamenti e valori che può garantire solo chi si sente riconosciuto dalla società in cui opera.

Uno dei grandi dati su cui soffermarsi è il rapporto tra banalizzazione e semplificazione: troppo spesso oggi, ha ricordato il presidente della Fondazione Leonardo, si confonde il maestro e l’influencer ed è necessario far conoscere la differenza tra l’uno e l’altro. Le università devono sì creare classi dirigenti ma anche creare classi competenti al fine di costruire il pensiero critico e garantire luoghi di scambio e dibattito.

La pandemia, ha sottolineato Gian Mario Gros-Pietro, ha fortemente accelerato alcuni processi che erano già in corso e ha reso ancora più chiara la necessità di nuove competenze che vadano in tutte le direzioni. Questa crisi è diversa dalle precedenti perché non è solo economica ma sanitaria e ha dimostrato che “il genere umano non controlla il pianeta ma nello stesso tempo alcuni fenomeni, il cambiamento climatico ad esempio, ci dimostrano che siamo in grado di alterare l’equilibrio del pianeta. Quindi noi siamo a bordo di un veicolo spaziale che non siamo in grado di controllare ma che siamo in grado di mandare fuori rotta”.

REPUTAZIONE E RANKING

La ricerca di italiadecide dà un risultato per quanto riguarda il tema dell’università perfettamente in linea con le ultime dichiarazioni del presidente Mario Draghi sul giudizio che si ha all’estero delle università italiane, ha ricordato Gros-Pietro.

Il tema della reputazione è molto importante, in particolar modo quando si parla di formazione degli individui, significa attrarre migliori talenti sia tra i docenti sia tra gli studenti. Il ranking, in finanza si chiama rating e ha basi quantitative che è difficile contestare. Quando si parla di ranking universitari, invece, si trattano metodologie e assunzioni che derivano dalla formazione di persone eminenti che lavorano nel campo.

Da questo punto di vista, i ranking danno delle indicazioni sugli aspetti da migliorare ma dall’altra parte è necessario, come ha fatto la ricerca di italiadecide, saperli leggere con un occhio critico. Perché se i ranking rappresentano una metodologia valida di lettura della realtà, questo dipende molto dalle caratteristiche che ha ogni ateneo e sistema universitario nazionale.

Come ha evidenziato Paola Severino, il tema del valore del ranking è relativo ed è necessario valutare le sue capacità di misurare un dato sistema valutandone le caratteristiche. La ricerca, infatti, non ha preso i ranking come tali usando semplicemente il loro valore numerico, ma ha comparato il sistema anglosassone con il sistema europeo e in particolare con quello italiano. L’aggiornamento della ricerca, infatti, ha confermato un sistema universitario italiano a qualità diffusa sul territorio, nessuna università tra le prime 100 dei ranking, ma con oltre il 40% degli atenei nei primi mille a livello globale, più di Francia, Cina e Stati Uniti che posizionano meno del 10% delle loro istituzioni universitarie.

Di conseguenza, il sistema italiano rientrando in un valore medio-alto, non crea quelle “isole di eccellenza” da portare nei primi posti dei ranking internazionali, ha affermato la vicepresidente Luiss. È necessario creare un equilibrio sostanziale tra uguaglianza di accesso e merito, ad esempio attraverso le borse di studio.

LE RISORSE NECESSARIE

La pandemia e la crescita mostruosamente rapida del nostro sistema e della nostra civiltà, ha ricordato Severino, ci hanno portato alla necessità di non restare ancorati alla tradizione e di utilizzare anche la fantasia per inventare qualcosa di nuovo. La scuola 42 della Luiss Guido Carli rappresenta in questo senso un’innovazione significativa della tecnica di apprendimento che non si basa più solo su un sistema di selezione nozionistico, ma sulla capacità di risolvere i problemi utilizzando il digitale. Un sistema in cui non ci sono professori ma giovani che si confrontano tra di loro per risolvere le problematiche creando così un nuovo modo di insegnare. Ritrovare le radici ma anche sapersi rinnovare, creare nuovi progetti internazionali come richiede oggi la capacità di adeguarsi al nuovo mondo.

Al fine di vedere un domani le università italiane nei primi posti dei ranking è necessario fare più investimenti, ha detto Gaetano Manfredi, sia pubblici che privati. “È necessario anche che la politica sia attenta a non squilibrare il nostro sistema, investire nell’eccellenza e nella qualità è indispensabile ma dobbiamo farlo evitando che questa eccellenza sia estrattiva”. Se le disuguaglianze tra regioni a livello di reddito e qualità della vita sono considerevoli, in ambito universitario non ci sono forti divari tra atenei delle diverse regioni e questo, ha ricordato Manfredi, è un valore che va difeso.

Un altro tema centrale affrontato dalla ricerca è l’importanza della collaborazione tra le diverse università italiane e il rapporto tra docenti e studenti: è necessario creare università più grandi, con più docenti in relazione agli studenti e con una maggiore rilevanza del tema dell’internazionalizzazione. In questo senso, ha rilevato il professore, l’università deve essere un sistema che sia in grado anche di valorizzare le diversità, “se gli atenei avranno la forza di collaborare questo potrebbe rappresentare una grandissima potenzialità per dare il contributo di cui il nostro paese ha bisogno”.

Le università hanno una straordinaria responsabilità sociale: sono il vero motore del cambiamento, un luogo di incontro, aperto, e una specie di piattaforma dove si può creare un melting pot tra culture diverse da utilizzare al fine di rafforzare la presenza italiana all’estero.



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