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L’Ungheria di Orban chiude l’ultima radio indipendente, non possiamo tollerarlo. Scrive Sensi (Pd)

Di Filippo Sensi

La voce di KlubRadio è la voce dell’indipendenza di tutta l’Europa che si riconosce nei principi e nei valori dell’Unione. Il suo simbolo è una zebra, bianco o nero: sulla democrazia e la libertà si sta da una parte o dall’altra. L’appello del deputato Pd Filippo Sensi alla maggioranza che si sta formando

A mezzanotte di domenica prossima, KlubRadio, l’ultima radio indipendente di Ungheria, cesserà le sue trasmissioni. Un tribunale di Budapest ha confermato la decisione presa dall’autorità nazionale dei media – organismo la cui indipendenza e terzietà è stata messa in discussione sin dalla sua nascita nel 2010 – di revocare la licenza di trasmissione della radio.

Il pretesto è quello della violazione da parte della emittente della legge sulla registrazione delle radio; violazione che, di solito, comporta soltanto una multa, ma che nel caso di KlubRadio porterà di fatto al bavaglio.

Atto finale di una lunga serie di intimidazioni a questa voce libera, da sempre critica verso il governo: la limitazione delle trasmissioni alla sola area di Budapest, un primo stop mesi fa con la scusa di una tardiva notifica alle autorità governative della percentuale di musica ungherese messa in onda nei suoi programmi e adesso il diktat della autorità “indipendente” per avere infranto un “obbligo di notifica” che segna, di fatto, la fine delle trasmissioni per la radio.

Il direttore della emittente ha annunciato che farà ricorso alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo e alla Corte di giustizia dell’Unione in Lussemburgo, basandosi sui riflettori accesi a livello comunitario sulle continue violazioni del tessuto democratico che avvengono nella Ungheria di Orban, così come in Polonia. Sul fronte della libertà di stampa così come sulla qualità democratica e dei diritti civili, del ruolo delle opposizioni e del dissenso. Punto che è stato al centro del negoziato che ha portato lo scorso dicembre a un compromesso in Consiglio Europeo proprio sulla questione dello stato di diritto – contrarissime proprio Ungheria e Polonia, guarda caso – e dell’accesso dei paesi dell’Unione ai fondi del Next Generation EU.

Come europei non possiamo tollerare che la chiusura di KlubRadio sia derubricata a una questione interna ungherese, formula dietro alla quale si trincerano i regimi, come avviene, ad esempio, in Bielorussia dove è in atto una violenta repressione dei media indipendenti e delle voci della opposizione democratica, finite in carcere o costrette all’esilio (ed è di queste ore la partenza di Yulia Navalnaya, moglie di Alexey Navalny, per la Germania, dopo l’arresto del marito in Russia).

 

La voce di KlubRadio è la voce dell’indipendenza di tutta l’Europa che si riconosce nei principi e nei valori dell’Unione e che non può in alcun modo consentire che sul proprio territorio non abbia cittadinanza la libertà di espressione e di stampa, l’autonomia e il pluralismo dei media, il diritto alla critica e al dissenso.

Per questo si stanno mobilitando parlamentari di tutti i paesi della UE ed europarlamentari – il capogruppo del Partito Democratico Brando Benifei ha annunciato una interrogazione urgente su questa vicenda – e in Italia, assieme a deputati di altre forze politiche, chiediamo al governo che verrà di far sentire chiara la nostra posizione su KlubRadio all’esecutivo di Budapest. Tanto più se a sostenere il nuovo governo ci saranno anche forze politiche che di Orban hanno dimostrato a più riprese di condividere il disprezzo per l’indipendenza dei media, la repressione delle voci libere, la compressione dei diritti dell’opposizione.

Il simbolo di KlubRadio è una zebra, bianco o nero: sulla democrazia e la libertà si sta da una parte o dall’altra. Noi democratici sappiamo da che parte stare: chiediamo che anche le altre forze parlamentari – quelle della maggioranza che va formandosi e quelle di opposizione – si esprimano chiaramente su KlubRadio. Bianco o nero.

 

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