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La fronda a 5 Stelle si fa sentire. Quanti seguiranno Di Battista contro Draghi?

Delusione mista a rabbia quella che sta andando in scena in queste ore nel M5S da quando Draghi ha reso nota la composizione del governo. Poche conferme nei ministeri e ridimensionamento, con Lega e Forza Italia rinforzate. Sono queste le recriminazioni di alcuni parlamentari, e la reazione di Dibba non si è fatta attendere: “Ne valeva la pena?”

Il Movimento 5 Stelle alla prova del governo Draghi. La lista dei nuovi ministri letta da Mario Draghi, presidente incaricato, ha destato non poche perplessità all’interno del M5S.

L’Adnkronos racconta il tormento nelle chat interne subito dopo l’ufficializzazione dei nomi, tenuti quasi tutti top secret fino all’ultimo. Perché? Perché anche se ci sono state conferme come Luigi Di Maio agli Esteri, Federico D’Incà che torna ai Rapporti con il Parlamento, Stefano Patuanelli che prende il posto di Teresa Bellanova all’Agricoltura e Fabiana Dadone che dalla Pubblica amministrazione (dove arriva Renato Brunetta) passa alle Politiche giovanili, i dicasteri più ambiti passano al centrodestra.

“Ci hanno asfaltato totalmente. Lega e Forza Italia contano più di noi”. “Ragazzi, ma siete davvero convinti di votare questo governo?”, domanda una pentastellata nei messaggi scambiati dopo l’annuncio.

E questi mal di pancia li sintetizza bene Alessandro Di Battista che su Facebook scrive: “Ne valeva la pena?”. E dietro a lui Barbara Lezzi, ostile al vertice del suo partito da quando non è stata riconfermata ministra nel passaggio dal Conte I al Conte II: “Il super ministero chiesto da Beppe Grillo non c’è. Il ministero dell’Ambiente non sarà fuso con il ministero dello Sviluppo economico. Eh no, perché il ricco ministero per lo Sviluppo economico sarà affidato alla Lega con Giorgetti. Noi non abbiamo votato per questo sulla piattaforma Rousseau”. E questa mattina sempre la Lezzi ha chiesto che venga immediatamente indetta una nuova consultazione sulla piattaforma “con un quesito in cui sia chiara l’effettiva portata del ministero e che riporti la composizione del governo”.

Il nodo del quesito sulla piattaforma torna a farsi sentire, anche se ha vinto il sì con il 59%. Perché ora è la parte che ha votato no al governo Draghi che fa più rumore. E che forse può portarsi dietro non pochi dubbiosi.

“Dibba” non ha esplicitamente comunicato il suo abbandono al Movimento. Ha detto che non parlerà più a nome del M5s, almeno finché le sue idee non torneranno ad allinearsi con quelle dei suoi ex colleghi. Quindi ha tenuto la porta aperta per un futuro politico da capo dei dissidenti, che potrebbero esporsi la settimana prossima quando ci sarà il voto di fiducia al governo, e diventare un soggetto che si richiama ai valori fondativi dei 5 Stelle in previsione delle future elezioni.

Proprio perché i voti della fronda grillina non sono più determinanti per tenere in piedi il governo, questa potrà emergere più liberamente e contendere a Giorgia Meloni il ruolo di unica opposizione a Draghi.  Ora che il M5S esce ridimensionato dal nuovo esecutivo, l’ala governista si dovrà scontrare con la parte più barricadera, che punta a dare filo da torcere a Di Maio & co.

Il Corriere parla già di possibile scissione con richiesta di riunione d’urgenza per valutare la fiducia al governo. E sembra che tra senatori e deputati, si arrivi a circa 35 parlamentari che pensano di passare all’opposizione. Ora cosa farà Grillo? Interverrà di nuovo per garantire l’unità della sua creatura oppure tornerà nell’ombra fino alla prossima svolta decisiva?

Intanto ecco che spunta un nuovo post sul Blog di Beppe Grillo, I ragazzi del 2099. La transizione cerebrale.

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