Occorre rientrare dai debiti pubblici che gli Stati stanno creando. Le risorse saranno poche e quindi bisognerà ripensare al ruolo dello Stato che deve farsi soprattutto promotore di iniziative di politica economica capaci di convogliare il risparmio privato verso di esse. Ecco cosa ha detto Andrea Montanino, presidente del Fondo italiano d’investimento nel corso dell’intervista di Valerio De Luca, presidente di Task Force Italia
Una riconfigurazione del ruolo dello Stato nell’economia per consolidare la pianificazione industriale, il rilancio delle piccole e medie imprese affinché raggiungano una fascia superiore e il tema del capitale umano sono alcuni degli argomenti trattati nel corso del web talk “Rilanciare il potenziale dell’Italia” organizzato da Task Force Italia. Tra i partecipanti, coordinati da Stefano Caselli, prorettore per gli Affari internazionali università Bocconi, Massimo Caputi presidente di Feidos e di FederTerme, Antonio Mazza, managing director Italia Aareal Bank, Stefania Radoccia, managing partner Tax&law, Mediterranean markets and account leader Ey, Marina Salamon, presidente Alchimia e Connexia, Dina Ravera, vicepresidente di Task Force Italia e Alberto Lupoi, consigliere di amministrazione di Mediobanca e università di Padova.
DIMENSIONE E RUOLO DELLE IMPRESE
Ogni impresa ha la sua storia, ma in linea generale la struttura delle imprese italiane è la seguente: da un lato troviamo le imprese dimensionalmente strutturate, che rappresentano il nucleo di media impresa italiana solida, da 50 milioni di fatturato in su che, escluse le grandissime, ammontano a 5.500 aziende circa. Queste sono le imprese più produttive, internazionali e innovative. Dall’altro lato ci sono le imprese che raggiungono tra i 10 e i 50 milioni di fatturato e sono circa 27.000 in Italia.
L’obiettivo, secondo Andrea Montanino, è quello di riuscire a portare da 5500 a 10000 il gruppo delle medie imprese, attingendo al gruppo di medio-piccole. Ma questo secondo gruppo di imprese ha difficoltà ad interfacciarsi al mercato alternativo dei capitali, come il private equity. Un ruolo fondamentale lo devono giocare i “capi filiera”, spingendo le imprese più piccole a strutturarsi per rimanere parte delle catene del valore.
Strutturarsi significa ricapitalizzarsi, anche aprendo il capitale e accettando che ci sia una maggiore condivisione della governance. Anche per quello che riguarda il capitale umano è necessario un salto di qualità.
Sul tema del capitale umano è intervenuta Marina Salamon interrogandosi su quale sia il modo per far leva sulle eccellenze italiane, determinare gli obiettivi principali da perseguire e il ruolo delle startup. Andrea Montanino ha rilevato come sia importante che il paese sia consapevole dei punti di forza che ha: se gli Stati Uniti sono i campioni del mondo sull’It e la Cina nell’elettronica, noi insieme ai partner europei dobbiamo essere in grado di mantenere una leadership nella manifattura avanzata e nei servizi connessi.
RICONFIGURAZIONE DEL RUOLO DELLO STATO NELL’ECONOMIA
Pubblico e privato coesisteranno sempre, tant’è che la discussione sul ruolo dello Stato nell’economia va avanti da almeno 250 anni ha ricordato Andrea Montanino. L’argomento, infatti, è stato affrontato già da Adam Smith il quale scriveva nella seconda metà del ‘700 che lo Stato ha tre funzioni principali: amministrazione della giustizia, difesa interna ed esterna, e poi una terza funzione, più o meno definita che riguarda gli interventi per facilitare il buon funzionamento del mercato. Il 2020 non è la realtà di cui scriveva Adam Smith e quindi le funzioni statali non sono quelle dello Stato snello da lui configurato: basti pensare che il debito pubblico in un anno è aumentato di circa 200 miliardi di euro in Italia, 240 in Francia e più di 300 in Germania.
Di fronte all’emergenza, ha sottolineato Montanino, lo Stato come operatore pubblico ha svolto un ruolo mai visto prima nell’ affrontare la situazione di emergenza e tutto ciò è stato possibile anche grazie alle banche centrali e all’assenza di stigmatizzazione a livello europeo di fronte alla deviazione da un percorso di finanza pubblico “sano”.
Ma, se questo è lo stato attuale, che cosa ci aspetta nei prossimi dieci o quindici anni? Sarà necessario rientrare dai debiti pubblici che gli Stati stanno creando. Le risorse saranno poche e quindi bisognerà ripensare al ruolo dello Stato che deve farsi sopratutto promotore di iniziative di politica economica capaci di convogliare il risparmio privato verso di esse.
IL FONDO ITALIANO D’INVESTIMENTO E IL RILANCIO DEL SISTEMA PAESE
Il Fondo italiano d’investimento è nato dieci anni fa e oggi rappresenta un soggetto unico nel panorama italiano e non solo, ha spiegato il presidente, dal momento che è una Sgr e quindi un operatore di mercato regolato dalla Banca d’Italia i cui azionisti non sono i manager ma una serie di istituzioni italiane. In primo luogo, Cassa depositi e prestiti, ma anche Unicredit, Intesa San Paolo, Abi e Confindustria.
È un tassello nella strategia di sostegno alle imprese in quanto consente al settore pubblico di indirizzare gli investimenti in private equity di lungo periodo, guardando anche alle esternalità che si possono generare per l’economia nel suo complesso. Il Fondo è un soggetto che guarda esclusivamente alla crescita e alle eccellenze, ha sottolineato Montanino, oggi ha un portafoglio diretto e indiretto di circa 300 aziende che fatturano complessivamente circa 30 miliardi di euro.
RECOVERY: DIGITALIZZAZIONE E SOSTENIBILITÀ
Le imprese italiane mediamente sono più sostenibili rispetto alle aziende europee, hanno più attenzione all’economia circolare, al risparmio energetico e questo per convenienza, ha detto Montanino. Il tema della sostenibilità permea gli obiettivi delle grandi aziende e del sistema finanziario, le banche cominciano ad offrire condizioni migliori alle imprese che perseguono la sostenibilità, rappresentano debitori migliori agli occhi dell’istituzione finanziaria. Questa, per il nostro paese, è una grande opportunità perché partiamo con un vantaggio e le risorse in arrivo si innesteranno su un processo già iniziato per accelerarlo.
Il 2021 sarà un anno difficile, le migliori stime ci dicono che quest’anno verrà recuperato un terzo del Pil che abbiamo perso nel 2020. C’è quindi la necessità di creare fiducia e da questo punto di vista la campagna vaccinale è cruciale perché l’economia riparta, nel breve periodo. Se ogni crisi economica porta con sé una grave crisi di fiducia è necessario che questa fiducia venga ricreata, ha sottolineato Alberto Lupoi, cercando di informare i soggetti privati che investono i loro risparmi sui rischi che incontrano evitando così le simmetrie informative.
Il mondo di oggi, ha ricordato Stefano Caselli, si sta spostando sull’equity e questo per garantire la continuità del sistema di welfare. “Il nostro paese ha una straordinaria quantità di risparmio che viene attratto dalle sirene dell’investimento in equity, la domanda è che dobbiamo capire se finirà nel nostro paese o altrove, è una partita che giochiamo nei prossimi mesi”. Il punto è cercare di capire come attrarre risparmio nell’equity delle imprese e questo si può fare attraverso tre strumenti: la leva fiscale a qualsiasi livello, partendo dal più piccolo esercizio commerciale fino alle aziende più grandi, un ecosistema di investitori istituzionali e la necessità di cominciare a lavorare e ragionare su un terzo tipo giuridico di imprese a metà strada tra private e pubbliche.
La crisi che ha trovato l’economia italiana e il suo tessuto produttivo indeboliti, ha sottolineato Stefania Radoccia, ha avuto un effetto devastante sul Pil. In questo contesto le piccole e medie imprese rappresentano circa il 90% del tessuto produttivo italiano e le operazioni di investimenti non solo del pubblico ma anche dei Fondi di investimento sono necessarie. “Per attirare gli investimenti e fare una sorta di ricostruzione industriale anche attraverso gli investimenti privati evidentemente ci sono due pre-condizioni necessarie: la ricostruzione della fiducia e il coraggio”. Anche sui fondi europei, ha detto Radoccia, è necessario un approccio strategico che deve essere settoriale e produttivo, piuttosto che verticale di policy, questo richiede un cambiamento di prospettiva importante.
TURISMO E FINANZA IMMOBILIARE
La pandemia ha messo in seria difficoltà tutti i settori, ma gli strumenti introdotti per sostenerli non sono sempre coerenti con le necessità degli operatori. Massimo Caputi ha spiegato quanto sarebbe importante un progetto di “bond sul turismo” degli alberghi con una garanzia dello Stato, recuperando ad esempio i fondi stanziati e non utilizzati, come il voucher vacanze di 3,2 miliardi di cui ne sono stati spesi circa la metà. L’obiettivo fondamentale è quello di pensare ad uno strumento di lungo periodo sul sistema degli investimenti italiani, ha sottolineato Caputi, “dobbiamo guardare avanti, non possiamo guardare indietro, c’è ormai una differenziazione tra il settore manifatturiero e quello dei servizi di cui dobbiamo tenere conto”.
Nel settore immobiliare l’anno scorso è stato registrato un crollo di circa il 30% sugli investimenti immobiliari in Italia e in tutto il mondo. Antonio Mazza ha rilevato come si stia parlando molto di sostenibilità e questo nell’immobiliare significa costruire o ristrutturare, quindi mettere in atto sicuramente l’equity ma anche la finanza. Per coinvolgere la finanza bisogna aprire un tavolo con l’autorità di vigilanza europea e italiana affinché i finanziamenti per lo sviluppo abbiano pesi diversi rispetto a quello che hanno ora sulle banche. Finanziare immobili sostenibili significa finanziare immobili che in futuro avranno vita e mercato, ma in questo momento i bilanci delle banche sono bloccati.
“L’Italia, così come settore del manifatturiero è naturalmente portata per quello del turismo, è un asset che nessuno ci toglierà mai, la bellezza del nostro paese è una caratteristica unica ed è su questi settori che dobbiamo fare leva per trovare modalità operative di aiuto concrete” ha concluso Dina Ravera.