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Non c’è due senza tre, Macron!

Del capitalismo degli stakeholder cominciano a dirlo dalla Business Roundtable, poi quelli del World Economic Forum si fanno sponsor e a Davos ne fanno vetrina; lì arriva Macron, ex banchiere d’affari, scopre le sue carte e ci mette il cappello politico: Il modello del capitalismo e dell’economia di mercato “non può più funzionare” in quanto “l’accelerazione” della finanza e della digitalizzazione hanno spezzato il “compromesso” che lo legava “alla società democratica, alla libertà individuale e all’espansione della classe media”.
Si, beh.. non vuol certo buttare i bimbi con l’acqua sporca, dal momento “che hanno tirato fuori dalla povertà molti milioni di persone e offerto accesso a beni e servizi in un modo senza precedenti”.
Monseur le President, un fiume in piena, ha poi puntato il dito sulla “disconnessione tra la finanziarizzazione e la catena del valore come una cosa negativa quando concentra troppi fondi in attività poco rischiose. I social network hanno globalizzato l’immaginazione, facendo sì che le persone si confrontassero l’una con l’altra su scale mai viste prima”.
Alfin giunge a quel che non t’aspetti: “In questo modo abbiamo creato due re del sistema, i produttori e i consumatori, a spese dei lavoratori e ciò ha creato esternalità negativa per l’ambiente e ha alimentato la crisi della democrazia”.
Uh uh, un turbinio o… il solito paradosso?
Vede Premier non in quei re, rei di far bisboccia a spese di chi lavora, che sta il reato, non in una conventio ad excludendum. Sta invece nel meccanismo di trasferimento della ricchezza, generata dalla spesa, con cui viene remunerato il capitale e chi lavora, non a chi l’ha generata.
Così nell’economia di mercato, quando politiche e tecniche di reflazione falsano il meccanismo di formazione dei prezzi per non farli scendere, accade che per far la spesa, se hai poco in tasca, devi farla a debito. Quando il debito va oltre la misura si riduce la spesa. Meno spesa, meno ricchezza da trasferire. Chi l’ha in cassa (?) traferisce meno al lavoro; et voilà ne resta più al capitale che, vista la malaparata, invece di usarlo per investire nell’impresa lo finanziarizza.
La “disconnessione” creata oggi da un re nudo sta qui, anzi no: nei piazzali di un concessionario dove le sue auto invendute arrugginiscono, nelle vetrine dove la sua moda passa di moda ed al mercato dove i suoi quotidiani invenduti incartano il pesce. Toh… proprio mentre i Barter, quelli della “pubblicità in cambio merce”, fanno profitto.
Colpa dell’altro re, impoverito da quel malfunzionante trasferimento; quel ceto medio deputato ad acquistare tutti i sovrappiù?
Approposito Presidente, di quel suo timore per la democrazia. Tema ancor più l’incapacità del sistema economico di generare ricchezza ed ancor più nell’allocarla. Sta qui il problema!
Lo stato dell’ambiente pure la preoccupa? Beh, ne convengo: un mondo consumato dalla crescita non si potrà ancora consumare! Vede però, nell’esercizio di consumazione sta la risorsa per poter invertire il ciclo: la domanda. Se ecocompatibile, la Natura potrà tornare copiosamente a generare risorse e a smaltire i residui. Nell’Economia Circolare poi, con i consumatori titolari del rifiuto da riciclare, sta pure il profitto da intascare.
Un modo regale insomma, per questi stakeholder di poter coniugare la responsabilità con il tornaconto.
Mauro Artibani, l’economaio
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