Niente strepitii contro l’Ue, ma un’opposizione responsabile e di stampo conservatore. Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella, spiega i perché del voto contrario al governo Draghi di Giorgia Meloni
Al netto dell’ampia maggioranza che sostiene il governo Draghi, si profilano due strade per l’opposizione al nuovo esecutivo.
Da un lato un’opposizione basata su toni marcatamente anti-sistema, con slogan ed espressioni che strizzano l’occhio a tesi complottiste, gridando contro i poteri forti e le trame ordite dal mondo della finanza.
Dall’altro un’opposizione responsabile sui temi che eviti di scadere in posizioni populiste che rischiano di creare un’isolamento e un’alienazione del consenso da parte di un elettorato che, pur giudicando positivamente l’indiscusso valore di una figura come Draghi, non vede di buon occhio una maggioranza così eterogenea.
Se alla prima categoria possiamo ascrivere la linea portata avanti da alcuni fuoriusciti del Movimento Cinque Stelle, da Paragone e da talune componenti dell’estrema sinistra, nella seconda rientra il posizionamento di Fratelli d’Italia.
Giorgia Meloni ha scelto di percorrere una strada di “opposizione responsabile” escludendo la possibilità di governare con forze politiche lontane dalla sua sensibilità. Pensare di fare opposizione con i toni e le modalità del mondo pre- Covid, anche in merito all’Europa, sarebbe sbagliato e la Meloni ne è consapevole al punto da aver sottolineato, in una lettera a “La Repubblica”, “la necessità “di un’Europa migliore, capace di concentrare i propri sforzi su alcune materie importanti sulle quali può offrire davvero un valore aggiunto”.
Da presidente dell’Ecr ha ribadito l’obiettivo di creare un’Europa confederale, riprendendo le parole di Roger Scruton in cui si riferiva alla “vera Europa”, basata su una comune identità e su valori storici e culturali condivisi ancor prima che economici o politici.
La Meloni delinea perciò un’opposizione di stampo conservatore che sia anzitutto credibile con un’attenzione particolare al contesto internazionale. Non è un caso la citazione dell’Economist o il riferimento ai 44 partiti che aderiscono ai Conservatori europei di cui “non ce n’è uno che stia al governo con le sinistre federaliste e globalità”.
Ma è anche consapevole, pur rimanendo ben ancorata ai valori della destra italiana, di dover guardare oltre la propria area di riferimento e la citazione delle parole di Massimo Cacciari è in tal senso emblematica.
La leader di FdI ha compreso che un’opposizione responsabile in questo momento storico non può basarsi sull’attacco scomposto a Draghi (come nel caso del discorso di Paragone davvero fuori luogo nei toni, nelle parole utilizzate e nel contesto in cui è stato pronunciato) o all’Europa, bensì sulla composizione del governo e sul suo operato che verrà giudicato nelle prossime settimane.
Di certo occorre tracciare una linea ben netta tra un’opposizione di matrice populista e una di stampo conservatrice evitando di cadere nel tranello di chi vorrà e cercherà di fare tutto un unico calderone mettendo sullo stesso piano tradizioni politiche e culturali che nulla hanno da spartire.