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Il Partito Repubblicano si sgretola sotto i colpi di Trump a McConnell

Nella più lunga dichiarazione da quando ha lasciato l’incarico, l’ex presidente sostiene che i repubblicani non potranno essere rispettati o forti con leader politici come il senatore Mitch McConnell alla guida. E si dice pronto a sostenere altri leader. Trump sembra interessato a restare al centro della scena politica

Donald Trump è tornato alla carica. In quella che è la più lunga dichiarazione da quando ha lasciato l’incarico, l’ex presidente americano ha attaccato duramente il leader dei repubblicani al Senato degli Stati Uniti, Mitch McConnell.

“Mitch è un imbroglione politico cupo, scontroso e incapace di sorridere, e se i senatori repubblicani rimarranno con lui, perderanno di nuovo – ha detto Trump. Non farà mai ciò che deve essere fatto o ciò che è giusto per il nostro Paese. Laddove necessario e appropriato, sosterrò i principali rivali che sposano il ‘Make America Great Again’ e la nostra politica di ‘America First’”.

Trump ha promesso di sostenere i candidati più vicini alla sua linea alle elezioni del 2022, concludendo: “Vogliamo una leadership brillante, forte, premurosa ed empatica”. Per l’ex inquilino della Casa Bianca, McConnell è il responsabile della perdita della maggioranza al Senato nel 2020.

Nel comunicato, Trump ha sostenuto che “il Partito Repubblicano non potrà essere rispettato o forte con leader politici come il senatore Mitch McConnell alla guida”. E lo accusa di permettere la vittoria dei senatori democratici Jon Ossoff e Raphael Warnock in Georgia.

Le dichiarazioni di Trump contro McConnell sono un chiaro segnale dell’intenzione del magnate di restare al centro della politica dei repubblicani. “Trump non ha escluso di candidarsi di nuovo alla presidenza nel 2024 – ricorda il Financial Times -, ma deve affrontare diverse indagini penali e contenziosi civili che potrebbero ostacolare le sue ambizioni politiche”.

L’attacco di Trump sottolinea lo scisma interno del Partito Repubblicano, e avviene tre giorni dopo l’assoluzione dell’ex presidente al processo di impeachment al Senato, con il voto di 7 senatori repubblicani uniti a 50 democratici (c’era bisogno di due terzi dei 100 membri). McConnell ha votato “non colpevole” al processo per impeachment perché Trump non è più in carica, ma pensa che sia lui il responsabile pratico e morale dell’incursione a Capitol Hill.

Ma McConnell non è l’unico che punta il dito contro Trump. Richard Burr, senatore repubblicano della Carolina del Nord, e Bill Cassidy, senatore della Louisiana, sono stati censurati dai funzionari del partito per aver votato contro l’ex presidente. E i 10 repubblicani della Camera che hanno votato a favore del processo contro Trump hanno ricevuto richieste di dimissioni e minacce.

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