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Rousseau dice sì a Draghi, ma la scissione grillina non è esclusa. Che succede ora

Di Giuliano Maddaluno

Nella votazione on line degli iscritti al Movimento 5 Stelle ha vinto il sì a Draghi e al superministero della transizione ecologica richiesto da Grillo. Ma i sì sono stati 44.177, pari al 59,3%, i no 30.360, pari al 40,7%

Macchine avanti tutta per il nuovo Governo Draghi. Lista dei ministri si suppone fatta, vedremo chi salirà al Colle per giurare, e quando. I dem sono riuniti, si dicono compatti per la svolta tecnica (ma dietro alle dichiarazioni di sostegno infuria lo scontro). Nel centrodestra ormai rotto, dopo il ritorno del Cavaliere e il Salvini folgorato sulla via di Draghi c’è chi invece, dalla futura opposizione, guarda già alle commissioni di controllo e vigilanza. Attendendo il calendario istituzionale, veloce si suppone, per il varo del governissimo targato Draghi, si guardano bene comunque i numeri emersi da Rousseau.

Perché non è tutto oro: grande partecipazione sulla piattaforma, nella votazione on line degli iscritti al Movimento 5 Stelle ha vinto il sì a Draghi e al superministero della transizione ecologica richiesto da Grillo. Ma i sì sono stati 44.177, pari al 59,3%, i no 30.360, pari al 40,7%. Ora i parlamentari pentastellati sono sulla carta obbligati a votare a favore del nuovo governo, altrimenti scattano espulsioni e penali varie. Il quasi 41% di no fa pensare, ci saranno voti contrari a Draghi? Molto probabile.

E se ci mettiamo anche altri malumori, leggi LeU, per l’accordone con Salvini, non è esclusa la formazione di una opposizione anche dal lato sinistro degli emicicli istituzionali. Intanto si salirà al colle, stasera, domani. Si giurerà sabato. Si otterrà la fiducia ad inizio settimana prossima. Il lavoro da fare è enorme, tempo da perdere non ce n’è. Lunedì bisogna rinnovare i dpcm su divieti e spostamenti. A fine marzo scade il blocco dei licenziamenti.

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