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8×1000, che fine fa il contributo quando non si sceglie

Di Pietro Paganini e Raffaello Morelli

Pietro Paganini e Raffaello Morelli (Competere) analizzano un comma della legge che favorisce i privilegi di pochi contro la libertà dei cittadini. Ecco perché è urgente rivedere questa norma per rimuovere uno specifico privilegio confessionale e per far crescere le entrate dello Stato a parità di tassazione  

C’è chi sceglie di devolvere l’8×1000 e chi no. I cittadini che non vogliono destinare il proprio 8×1000 però, non sanno che quel contributo finisce comunque ad una confessione religiosa, e cioè, principalmente alla Chiesa Cattolica. 
 
È un sostanziale raggiro ai danni della volontà del cittadino. Lo Stato attribuisce alle confessioni religiose quello che i cittadini non hanno voluto dare; e ancora più grave, lo Stato tradisce i principi laici.
Noi contribuenti italiani possiamo attribuire – Legge 222/1985 dal titolo Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi – l’8×1000 di quanto dichiariamo ad una confessione religiosa (ne sono previste 12)  o a specifiche attività dello Stato. 
In linea di principio, sarebbe un disposto coerente da parte dello Stato Liberale per favorire la libertà di culto. 
 
Solo 17 milioni dei 41 milioni e 372 mila contribuenti (2018) scelgono come destinare L’8×1000. 
 
Gli altri 24 milioni e 372 mila optano per non attribuire alcun 8×1000. Tutto quello che contribuiscono dovrebbe quindi andare nel bilancio generale dello Stato. 
 
Ma l’art.47, comma 3 della Legge (222/1985) si afferma che “in caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse”. Tradotto, l’8×1000 si applica a tutti i contribuenti, anche alla maggioranza (24 milioni) che ha scelto di non devolvere nulla alle confessioni religiose o alle particolari attività dello Stato. 
 
Questa norma favorisce i privilegi di pochi contro la Libertà dei cittadini: 
  • lo Stato ci illude affermando una Libertà che poi nega a nostra insaputa;
  • lo Stato devolve (coercitivamente) alle confessioni religiose risorse che i cittadini hanno voluto affidare al bilancio generale del paese.
Con questo meccanismo truffaldino, il contributo di 24 milioni e 372 mila italiani (cioè tutti contribuenti meno i 17 milioni che hanno scelto) finisce comunque, ad una confessione religiosa o alle altre opzioni offerte dallo Stato. Il contributo forzato e illiberale dei 24 milioni di ignari contribuenti è ripartito proporzionalmente secondo le scelte dei 17 milioni che hanno optato per l’8×1000. 
 
13.156.156 (il 78% di 17 milioni) di contribuenti hanno optato per la Chiesa Cattolica. Questo 78% viene applicato agli altri 24 milioni. Così, in un anno la Chiesa Cattolica riceve quasi 700 milioni in più delle specifiche scelte avute. Mentre le altre confessioni ed opzioni si spartiscono il restante 22% . 
 
Lo Stato si priva di una cifra dell’ordine di grandezza di 1 miliardo che lo Stato potrebbe spendere o investire diversamente, per esempio, in sanità. 
 
Una sentenza della Corte dei Conti (2016) stigmatizzò la gestione del meccanismo del’8×1000 e prescrisse (senza esito effettivo, allora c’era il governo Renzi) una serie di adempimenti da assumere in tempi definiti. Per garantire la libertà dei cittadini che la legge vorrebbe promuovere ma di fatto inibisce, è necessario eliminare l’ultimo periodo del terzo comma dell’art 47 della legge 222/1985. 
 
Per difendere la Libertà di scelta dei cittadini e garantire la laicità dello Stato è urgente rivedere questa norma per rimuovere uno specifico privilegio confessionale e per  far crescere le entrate dello Stato a parità di tassazione (nel complesso circa un miliardo l’anno, che non è  poco specie in epoca di pandemia).
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