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Perché serve un cambio di passo sul codice appalti. Scrive Mattioli

Di Lorenzo Mattioli

Il mondo dei lavori e servizi deve puntare su fair competition e accountability: servono regole che smettano di alimentare la concorrenza sleale e un sistema di monitoraggio costante che coinvolga anche i cittadini. L’intervento di Lorenzo Mattioli, presidente Confindustria Servizi Hcfs

Serve un cambio di passo nelle regole degli appalti applicate dal Paese. Il mondo dell’impresa lo dice da anni, e l’arrivo della pandemia con la necessità di accelerare, pone di fronte a nuove scelte.

Le segnalazioni dell’Antitrust inviate al presidente Draghi disegnano un articolato scenario di riforma del Paese, con valutazioni estremamente interessanti rispetto al codice degli appalti che, è bene dirlo subito, non deve essere cancellato. Snellito, migliorato, questo sì.

Lo strumento, come ricorda il presidente Rustichelli, canalizza il 20% della spesa pubblica: una quota destinata a crescere in virtù della spinta che arriverà in Italia, come nel resto d’Europa, per effetto del Recovery fund.
Il dibattito che scaturisce dalle riflessioni dell’authority è quanto mai prezioso perché mette in guardia sull’inadeguatezza dello strumento attuale rispetto alla sfida della ripartenza post pandemica, ma a nome del comparto dei servizi – caratterizzato dalla forze intensità di manodopera – occorre senz’altro porre l’accento su quanto il nostro mondo ritiene necessario cambiare. Ma non abolire.

Una riflessione ad alta voce, la mia, che è anche un invito al governo affinché – se come pare ascolterà le indicazioni firmate da Rustichelli – ci renda protagonisti di un cambiamento epocale in quanto depositari di un peso consistente dell’economia del Paese. Bisogna evitare passi falsi nel dare una nuova cornice al mercato degli appalti, perché sino ad oggi ne sono stati fatti troppi. Premessa a tutto, e prendo in prestito una felice intuizione del ministro Cingolani, è la realizzazione della transizione burocratica che consentirà all’Italia di rimettersi in piedi. Perciò, è questo il vero discrimine con il passato: dobbiamo ricordare al governo che non esiste solo il mondo delle opere pubbliche a chiedere regole più snelle.

Il mondo dei servizi da sempre ritiene fondamentale il riferimento alla normativa europea, battendosi affinché vengano codificate le più avanzate direttive sul tema, in nome di quella certezza delle regole tanto auspicata.

Il nostro comparto è destinato a crescere nei prossimi anni attraverso una massiccia messa in opera di servizi di Facility management per la cura degli spazi (pulizia e sanificazione saranno centrali nel post pandemia) ma anche la riqualificazione del patrimonio immobiliare in chiave sostenibile, nonché a servizi alla persona sempre più efficienti. Per questi motivi, cui si aggiunge la straordinaria leva occupazionale ed economica determinata dal comparto, riteniamo che per parlare di codice appalti si debbano coinvolgere tutti i soggetti che quotidianamente si confrontano con tali norme, auspicando innanzitutto uno snellimento funzionale alla trasparenza e la legalità negli appalti.

Il mondo dei lavori e servizi deve puntare su fair competition e accountability: servono regole che smettano di alimentare la concorrenza sleale e un sistema di monitoraggio costante che coinvolga anche i cittadini, chiamati a valutare in prima persona i servizi erogati. Il nostro mantra, a difese della qualità dei servizi e della giusta retribuzione dei lavoratori, è quella della definitiva cancellazione delle gare al massimo ribasso: una necessità solo in parte giustificabile con la scure della spending review che ha colpito, negli anni, in particolare i servizi. Serve un cambio di passo che tagli i veri sprechi, cancelli le migliaia di stazioni appaltanti (vediamo i danni della parcellizzazione costantemente da quando è iniziata la pandemia), porti alla digitalizzazione degli appalti e accorci i tempi di affidamento dei contratti.

Si tratta di una battaglia che da anni il nostro settore ha messo in campo, e pensiamo che questo sia il momento per ascoltare chi lavora in una ottica prettamente industriale, determinando occupazione e cura del Paese in tutti i suoi punti nevralgici: ospedali, uffici, fabbriche, scuole, mezzi di trasporto, aeroporti, musei, stadi, centri commerciali. Le nostre speranze sono rivolte ad una imminente stagione di ripartenza, e pensiamo che il fulcro di essa sia il Pnrr che deve vedere protagonisti anche i Servizi che, per larga parte, sono stati falcidiati dalla pandemia e necessitano di nuovi investimenti per ripartire.

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