Per ora, solo un saluto, nulla di più. Ma nei prossimi mesi il papa, che viene quasi dalla fine del mondo, Vescovo di Roma, e l’uomo del salvataggio dell’Italia, avranno molte cose da dirsi. A lato, come ci consegna l’immagine plastica dell’incontro, Marta Cartabia. In molti immaginano, per lei, il prossimo anno, l’ingresso al Quirinale. Prima donna. Con il suo bagaglio di competenze e umanità. Vedremo. L’intervento di Massimo Enrico Milone, direttore Rai Vaticano
Papa Francesco, icona planetaria della vulnerabilità dell’uomo di fronte alla pandemia e testimone dell’affidamento totale a Cristo ai piedi della Croce. Mario Draghi, icona italiana di autorevolezza e competenza internazionale, alle prese con la difficile ricostruzione, economica e sociale, di un Paese smarrito e sospeso che registra, ancora una volta, le insufficienze delle politiche europee e la fragilità del pensiero politico italiano.
A lato, Marta Cartabia, competente, rigorosa e discreta custode di un Diritto che, al di là di impellenti riforme tecniche, necessita, in tutte le pieghe del settore Giustizia, di un forte recupero di eticità perché incide sulla pelle della gente e nel tessuto collettivo del Paese.
Senza aggettivazioni né dietrologie, è la fotografia del primo incontro tra il Papa argentino ed il premier italiano, in occasione dell’anno giudiziario Vaticano. Solo una presenza ed un saluto istituzionali, nulla di più. La visita ufficiale avverrà nelle prossime settimane.
Papa Francesco ha ringraziato Draghi per la sua presenza, il premier in precedenza aveva partecipato alla messa presieduta dal Segretario di Stato della Santa Sede, Cardinale Pietro Parolin e si era immerso nella magia della Cappella Sistina. Tutto all’insegna di un protocollo rigoroso, ma che, comunque, sia per il momento storico che vivono la Santa Sede, alle prese con una corposa rivoluzione delle sue strutture, voluta da papa Francesco (dall’economia alla giustizia), che l’Italia, paese che, con la pandemia dilagante, sta affrontando la più complessa operazione di ricostruzione dal dopoguerra, non possono non generare riflessioni e visioni di futuro. Anche legate all’identità dei protagonisti in campo.
Papa Francesco aveva già ricevuto Draghi in qualità di presidente della Bce il 19 ottobre del 2013, nel luglio dell’anno scorso lo aveva nominato membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze sociali, il 2 marzo aveva partecipato al bilaterale Italia-Santa Sede con i Cardinali Parolin e Bassetti, Presidente Cei, per l’anniversario dei Patti Lateranensi, il 21 marzo il premier era stato in forma privata, con la moglie, a Messa, in San Pietro.
Non è un mistero che il presidente del Consiglio sia un cattolico. Studi liceali dai Gesuiti al Massimo di Roma. Dirà di loro: “Mi hanno insegnato il rigore”. Lo scorso anno tenne un intervento al meeting CL di Rimini al quale molti guardarono come linee guida di un suo programma di governo. Da governatore di Banca d’Italia, l’Osservatore Romano ospitò, il 9 luglio 2009, un suo articolo di commento all’Enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI.
Ora il primo incontro ufficiale con papa Francesco, ed è forse, tra le righe del discorso del papa, ai vertici del Tribunale Vaticano, la conferma della visione di un rapporto tra soggetti istituzionali, con ruoli e responsabilità diversi, che vogliono e devono dialogare nel segno del servizio al Bene Comune.
Rivolgendosi ai giudici del Tribunale, il papa ha, tra l’altro, detto: “Vi esorto a riflettere sul fatto che svolgendo, giorno per giorno, il vostro lavoro nascosto e paziente, voi offrite un prezioso contributo affinché la Chiesa, in questo piccolissimo Stato della Città del Vaticano, possa dare il buono esempio di ciò che insegna nel suo magistero sociale. Invito dunque quanti sono chiamati ad operare per la causa della giustizia – eminente virtù cardinale – a non temere di perdere tempo dedicandone in abbondanza alla preghiera. Nella preghiera e solo in essa, noi attingiamo da Dio, dalla sua Parola quella serenità interiore che ci permette di adempiere in nostri doveri con magnanimità, equità, lungimiranza”.
È il programma, da sempre, della Chiesa. È il Magistero, da otto anni, di papa Francesco, è la coerenza tra pensiero, azione, Vangelo. Più che mai, in questo tempo di crisi. Dirà papa Francesco: “Siamo chiamati a testimoniare, concretamente in modo credibile, nei rispettivi ruoli e compiti, l’immenso patrimonio di valori, che caratterizza la missione della Chiesa il suo essere ‘sale e luce’ nella società e nella comunità internazionale soprattutto nei momenti di crisi come quello attuale”.
Non lontano da questa visione di “servizio” appare il pensiero di Draghi che, nel suo discorso di insediamento, citò il papa. Visione che è da concretizzare, oggi più che mai, oltre che per le indicazioni politiche di questi primi mesi di governo (dove l’agenda la sta purtroppo dettando ancora il virus), attraverso ciò che, tempo fa, una rivista prestigiosa come Civiltà Cattolica, scrisse, all’indomani della nomina di Draghi all’Accademia Pontificia: “ È stato protagonista di una delle fasi più complesse della storia recente d’Europa. Il suo servizio come presidente della Bce è stato decisivo per salvare l’unione economica e monetaria, e grazie al suo contributo si presenta, oggi, la straordinaria opportunità di completarla”.
E poi occorre rileggere ciò che proprio Draghi sottolineò al Meeting di Rimini: “In questo susseguirsi di crisi, i sussidi che vengono ovunque ridistribuiti sono una prima forma di vicinanza della società a coloro che sono più colpiti, specialmente a coloro che tante volte hanno provato a reagire..ai giovani però bisogna dare di più..”.
Ed ancora, nell’ultima lezione da Presidente BCE, all’università Cattolica. Era l’11 ottobre 2019. Draghi parlò di conoscenza, coraggio ed umiltà. Ed intravide, pur ottimista sul futuro dell’Europa, un pericolo. Disse: “Aumenta il peso delle opzioni soggettive che possono moltiplicarsi senza limiti rimbalzando attraverso il globo, come una gigantesca eco”.
Non c’era ancora l’ombra della pandemia che ha travolto il mondo, con la necessità di una nuova riparametrazione di priorità, investimenti, obiettivi per il bene comune. Draghi, ora, è alle prese con questi scenari. Per l’Italia in un mondo che cambia.
Il papa di questo mondo, parlando al cuore dell’uomo, credente e non credente, è, più che mai nella notte del mondo, la carezza di un Dio misericordioso. Non ha ricette politiche. Ha solo la parola e la forza del Vangelo di Cristo. All’Italia, in particolare (ai Vescovi), ha richiesto un Sinodo per riparametrare linguaggi e progetti (lo aveva chiesto sei anni fa a Firenze).
Il processo di riflessione ha annunciato il Cardinale Bassetti, nelle scorse settimane, è in corso. E potrebbe aiutare i cattolici laici, impegnati nelle istituzioni, nella politica, nell’economia, nell’informazione, nella cultura, nella ricerca, forti di un impegno civile ed educativo che viene da lontano, a ritrovare la capacità di ridisegnare un modello di sviluppo, oggi, in grave difficoltà.
Dagli scenari internazionali al ruolo dell’Europa, dal significato di democrazia a quello di cittadinanza, dalla rivisitazione del Welfare alle politiche per i giovani, nella scuola, nelle università nell’ambiente, nell’innovazione. Campi d’azione che possono attingere al patrimonio della Dottrina sociale della Chiesa. Con uno scatto di responsabilità di fronte alle politiche di questi ultimi anni. Recuperando competenza ed eticità. È la “buona politica” che è, da sempre, nella visione di papa Francesco.
Draghi che, in molti, immaginano, il prossimo anno, al Quirinale, darà di certo risposte a queste istanze. Ma con il suo stile. Senza riflettori e senza ostentazione di appartenenza. Con quel rigore, appreso alla scuola dei Gesuiti. In generale, la finanza internazionale non ha mai avuto molta attenzione per la sussidiarietà, l’economia sociale di mercato, le fasce più deboli. La pandemia impone, invece, queste opzioni fondamentali. E’ una vera e propria rivoluzione. Lo vedremo presto nei fatti. Siamo ai primi passi, anche se la drammaticità degli eventi impone una corsa veloce.
Per ora, solo un saluto, nulla di più. Ma nei prossimi mesi il papa, che viene quasi dalla fine del mondo, Vescovo di Roma, e l’uomo del salvataggio dell’Italia, avranno molte cose da dirsi.
A lato, come ci consegna l’immagine plastica dell’incontro, avvenuto nell’Aula delle Benedizioni, troviamo Marta Cartabia. In molti immaginano, per lei, il prossimo anno, l’ingresso al Quirinale. Prima donna. Con il suo bagaglio di competenze e umanità. Vedremo.