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Biden al telefono con l’Irlanda, tensioni post-Brexit. Parla Menotti (Aspenia)

Stasera la telefonata tra Washington e Dublino toccherà il contenzioso tra Bruxelles e Londra, che rischia di minare la stabilità irlandese. Irish Biden preferisce la neutralità, ma le nubi si addensano sul fronte inglese. Il commento di Roberto Menotti, direttore di Aspenia online e senior advisor dell’Aspen Institute Italia

Giornata significativa, quella di San Patrizio, per rimarcare la vicinanza simbolica tra l’America guidata da Joe Biden e l’Irlanda del Taoiseach (primo ministro) Micheál Martin. Stasera alle 23 nostrane è prevista una chiamata video, soluzione imperfetta ma efficace per realizzare il tradizionale incontro che va avanti da 60 anni. A detta di un ufficiale della Casa Bianca, i dossier includono la lotta al Covid-19, sfide globali ed economiche e il supporto della stabilità politica ed economica dell’Irlanda del Nord.

L’ultima questione è diventata scottante da quando il premier britannico Boris Johnson ha deciso unilateralmente di estendere il periodo di grazia sui controlli al confine tra Regno Unito e l’Europa, nella figura di Dublino. Trattandosi di una contravvenzione diretta del Protocollo dell’Irlanda del Nord, elemento cruciale dell’accordo sulla Brexit, l’Ue ha reagito duramente: lunedì ha spedito a Londra una lettera che prelude a una procedura di infrazione, preannunciando il primo vero scontro tra Ue e UK dalla separazione.

“Il clima politico tra Ue e Gran Bretagna si sta purtroppo dimostrando molto volatile, come era legittimo temere alla luce di Brexit: in assenza di una solida base per i rapporti bilaterali, e con le scorie dei negoziati per il ‘divorzio’ ancora non smaltite, è chiaro che le reciproche esigenze di politica interna e l’ottica di breve periodo prendono il sopravvento”, ha commentato Roberto Menotti, direttore di Aspenia online e senior advisor dell’Aspen Institute Italia, a Formiche.net.

“Lo si vede in campo commerciale e specificamente per il confine irlandese, come anche in riferimento all’approvvigionamento di vaccini anti-Covid, e si vedrà ancor più in futuro nel settore finanziario. Anche quando è evidente che sarebbe interesse di tutti adottare forme di collaborazione, le recriminazioni spingono i rapporti tra Londra e Bruxelles verso una specie di competizione che è spesso “lose-lose”, una strategia perdente per tutti”.

Secondo il Financial Times Biden sta esercitando forti pressioni su Londra affinché rimanga nel tracciato concordato con Bruxelles. Ieri il Congresso americano ha fatto sapere, tramite risoluzione, che gli Usa si opporranno a qualsiasi accordo commerciale con il Regno Unito se questo non rispettasse i termini del Good Friday Agreement, lo storico accordo del 1998 che ha regolato i rapporti tra Londra, Dublino e la regione nordirlandese concedendo a quest’ultima un’autorità delegata.

L’Irlanda del Nord è un punto cardine di Brexit, dove si scontrano la volontà europea di applicare le proprie regole di confine, quella nordirlandese di mantenere il confine con l’Irlanda aperto, e quella britannica di conservare il libero scambio di merci tra Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito. La soluzione di Johnson consisteva appunto nel suddetto Protocollo, ossia effettuare i controlli europei direttamente nei porti del Mare Irlandese.

L’ufficiale della Casa Bianca ha ammortizzato l’ipotesi di FT dicendo che l’amministrazione Biden considera la diatriba tra Ue e UK un affare interno e non intende influenzarla, ma spera che entrambe le parti riescano a tornare al tavolo. Eppure Biden ritiene che il Protocollo “aiuti a proteggere le conquiste del Good Friday Agreement”, come ha confermato l’ufficiale.

Secondo Menotti, Biden sta cercando un “difficile punto di equilibrio: Washington vuole coltivare nuovamente i rapporti con Bruxelles (oltre che con le maggiori capitali continentali) e al tempo stesso impostare relazioni con la Gran Bretagna che ne facciano un partner affidabile ad ampio spettro, dalle questioni strategiche in Asia al commercio e alla tecnologia, fino a temi specifici in Medio Oriente e forse in Africa subsahariana”.

“Ma per Londra non sarà facile accettare la dura realtà geopolitica”, scrive l’esperto, perché “nella percezione americana, l’alleato britannico è al più una ‘media potenza’ su scala globale, e può forse considerarsi ‘speciale’ sono in senso limitato, cioè in termini culturali. Qui le ambizioni del Premier Johnson in politica estera verranno probabilmente ridimensionate, mentre si apriranno alcune opportunità per la UE, se saprà sfruttarle.”

Il Taoiseach Martin ieri ha detto che l’Irlanda conta sull’appoggio americano per preservare la stabilità politica dell’Irlanda del Nord. Cosa che il presidente americano, che l’anno scorso ha dichiarato di “essere irlandese”, ha certamente a cuore. Forse anche a scapito del rapporto ‘privilegiato’ tra Washington e Londra.


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