L’amministrazione Biden sembrerebbe voler confermare la governance spaziale introdotta da Donald Trump. Il National Space Council potrebbe subire modifiche nella composizione, ma resterebbe l’organo di riferimento politico. A contribuire alla linea della continuità sono le spinte dei privati, ormai protagonisti della corsa allo Spazio
Dopo il programma lunare e la Space Force, l’amministrazione di Joe Biden potrebbe confermare anche la terza grande mossa spaziale di Donald Trump: il National Space Council. È l’organo che definisce le politiche nazionali, inter-dipartimentale e basato su uno scambio continuo con l’industria, compresi quei privati che trainano ormai lo spazio a stelle e strisce.
LE INDISCREZIONI
Lunedì è stato Politico a riportare l’indiscrezione sui piani dell’amministrazione per confermare l’Nsc, anche se a composizione diversa. È stato poi un portavoce del National Security Council a confermare a Space News i piani, pur sottolineando che sono ancora in fase di definizione. “In un momento di attività e opportunità senza precedenti generate dalle attività spaziali americane, il National Space Council sarà rinnovato per assistere il presidente nell’elaborazione delle politiche spaziali nazionali, delle strategie e nella sincronizzazione delle attività del settore”, ha spiegato il portavoce. “Stiamo ancora lavorando ai dettagli e adatteremo l’Nsc per assicurarci di avere una rappresentanza in grado di affrontare le priorità dell’amministrazione”.
UN CONSIGLIO PER LO SPAZIO
Intanto, la conferma dell’organo è già di per sé una notizia rilevante. Il National Space Council è stato una delle maggiori novità spaziali dei quattro anni targati Donald Trump, che lo ha voluto re-istituire nel 2017 affidandone la guida al suo vice, Mike Pence, riportando così la Casa Bianca alla testa dell’agenda spaziale nazionale (per alcuni osservatori, nel tentativo di bilanciare il peso della Nasa). Già George Bush senior aveva creato il Consiglio spaziale nel 1989, ma l’esperienza si interruppe quattro anni dopo, alla fine della sua presidenza.
LA STRUTTURA
La legislazione attuale prevede che il National Space Council sia presieduto dal vice presidente, e che vi partecipino i segretari alla Difesa, ai Trasporti, al Commercio, oltre all’amministratore della Nasa, e alle altre agenzie coinvolte nello Spazio. A supportare il Consiglio spaziale c’è tra gli altri lo Users advisory group (Uag), un gruppo di esperti e rappresentanti di aziende e utilizzatori che fornisce consulenza al massimo organo politico. Pochi giorni fa, in una mail ottenuta e pubblicata da Politico, il presidente dell’Uag, Jim Ellis, avvisava gli altri componenti del gruppo dell’imminente transizione della governance, chiedendo di attendere per ulteriori informazioni.
LE PRESSIONI
Eppure, l’impianto complessivo sembrerebbe destinato a una generale conferma. Nelle ultime settimane, diversi rappresentanti industriali e parlamentari impegnati nei dossier del settore (di entrambi i partiti) hanno chiesto all’amministrazione di preservare il National Space Council, sottolineando a più riprese i benefici di coordinamento apportati negli ultimi anni. Coordinamento prima di tutto tra pubblico e privato, in considerazione dell’accresciuto ruolo che le aziende hanno maturato nello Spazio americano (a partire dalla nota SpaceX).
I DUBBI
Gli inviti erano aumentati dopo una nota del National security council del 4 febbraio, in cui il consiglio spiegava di apprestarsi ad assumere il controllo della politica spaziale americana. Affermava inoltre che i “national security memorandums” avrebbero sostituito le ormai note “Space policy”, direttive presidenziali con cui Donald Trump ha direttamente indirizzato lo spazio nazionale. Le competenze di supporto sarebbero in tal senso confluite all’Ufficio per scienza e tecnologia del National Security Council, alla stregua di quanto avvenuto durante la presidenza Obama.
LA SPINTA DELLA RICERCA
Contro questo approccio si sono però scagliati gli addetti ai lavori. “Un approccio globale al governo attraverso un organismo come il National Sapce Council, con obiettivi chiari derivanti dalla Casa Bianca e informati dalla comunità più ampia, fornirà il forum necessario per garantire il coordinamento continuo della politica spaziale”, ha detto Andrew Allen, presidente della Coalition for Deep Space Exploration. “Riteniamo che un’attenzione allo spazio a livello della Casa Bianca sia fondamentale per fornire stabilità e continuità agli sforzi spaziali degli Stati Uniti, consentendo l’esplorazione storica e i risultati scientifici, la leadership globale dell’industria spaziale statunitense e una maggiore sicurezza nazionale”, ha aggiunto Dan Dumbacher dell’American Institute of Aeronautics and Astronautics.
LA CONTINUITÀ SPAZIALE
Come nota SpaceNews, l’eventuale mantenimento del National Space Council sarebbe la terza grande conferma da parte dell’amministrazione di Joe Biden dei piani spaziali stabiliti durante la presidenza di Donald Trump. Prima di tutti è arrivato il prevedibile appoggio per la Space Force, che anche in sede parlamentare ha trovato il supporto dei democratici. Meno scontata era la continuazione del programma Artemis per tornare sulla Luna, che la Casa Bianca ha già detto di voler proseguire. Anche la scelta di Bill Nelson alla guida della Nasa è stata interpretata in tal senso, visto il supporto che l’astronauta, ed ex senatore, ha sempre dato ai progetti legati al programma lunare. Ad alimentare la linea di continuità è soprattutto la nuova natura commerciale dello Spazio americano (e non solo). Rispetto al passato, i privati sono coinvolti sin nella definizione dei programmi, partecipano al rischio (e all’investimento) e attendono ritorni. E così, anche in caso di cambiamenti di governance, difficilmente le direzioni strategiche possono subire grandi scossoni.