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Vi spieghiamo perché l’Indo-Pacifico è un mare (anche) nostro

Di Arduino Paniccia e Alessandro Mazzetti

Biden dovrà ampliare i compiti della Nato, trasformandola anche in una “guardia” dell’Oriente per operare in sintonia con il Quad. L’analisi di Arduino Paniccia e Alessandro Mazzetti (Asce – Scuola di competizione economica internazionale di Venezia)

Si è appena conclusa la ministeriale esteri a Bruxelles, durante la quale il segretario di Stato americano Antony Blinken ha incontrato non soltanto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, ma anche tutti i ministri degli Esteri dei Paesi aderenti all’Unione europea. Blinken è stato deciso, ha affermato che la nuova amministrazione statunitense vuole aggiornare la Nato per metterla in grado di fronteggiare, come ha fatto nel passato, tutte le minacce attuali. Ha ribadito che quelle sui temi della stabilità e della comunità transatlantica sono sfide comuni tra Europa e Stati Uniti e ha stigmatizzato le attività destabilizzanti della Federazione Russa, la minaccia nucleare, la “volontà di potenza” della Cina, ha attaccato il Nord Stream 2 e ricordato che tutte le opzioni, come ha ribadito Joe Biden, restano aperte. Ha, infine, affrontato il tema dell’Indo Pacifico.

Blinken ha incontrato vari omologhi e alleati europei a margine del summit Nato e Biden è atteso virtualmente alla riunione dei capi di Stato dell’Unione europea. L’alleanza dovrà anche risolvere questioni ancora aperte come la strategia congiunta sui vaccini e la gestione della pandemia.

Nella bilaterale con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio il segretario di Stato tratterà anche del problema della Libia, della capacità italiana di collaborare con il nuovo Governo di unità nazionale e della transizione verso l’auspicata uscita delle potenze straniere dal territorio libico.

Ma oltre alla stigmatizzazione dei rapporti con la Federazione russa e alla suspence sulla volontà statunitense di mettersi realmente a un tavolo di trattative con Vladimir Putin sui nuovi accordi sul fronte degli armamenti balistici e nucleari e le relative limitazioni, nonché alla evidente necessità di far sedere al tavolo negoziale anche la Cina, l’attenzione si è spostata dai confini europei a Est al ritiro, previsto il 1° maggio, delle truppe statunitensi dall’Afghanistan, ritiro che in tempi così rapidi appare realisticamente di difficile attuazione.

Come si è detto, il focus si è concentrato anche su temi inediti per la Nato, ovvero l’attenzione all’area dell’Indo-Pacifico che riveste, secondo Blinken, una valenza altrettanto forte e importante quanto il confronto Mediterraneo ed Est Europeo e le sanzioni alla Federazione russa.

Il confronto con la Repubblica popolare cinese, apertosi ormai da qualche anno all’epoca di Donald Trump, condotto però come una vera e propria guerra economica, si sposta con l’amministrazione Biden su due fronti diversi: il primo, più tradizionale, ovvero il tema dei diritti umani, con una pressione sulla necessità di fermare l’ondata repressiva a Hong Kong e nello Xinjang. Il secondo tema, invece, è quello della alleanza tra Paesi asiatici guidati dall’India e dagli Stati Uniti per definire sempre più la realtà Quad, partita come patto informale e oggi definita già la Nato Asiatica.

È evidente che gli Stati Uniti rivolgono sempre maggiore attenzione al dialogo Quad, resuscitato da Trump nel 2017, il cui summit virtuale è terminato da qualche giorno e ha visto riuniti, oltre Biden e il premier indiano Narendra Modi, anche l’australiano Scott Morrison e il giapponese Yoshihide Suga.

Il forum strategico tra gli Stati Uniti e gli alleati asiatici non nasconde il suo reale obiettivo di contenimento e contrasto della sempre crescente influenza della Cina sul continente asiatico, soprattutto dopo il mastodontico accordo di libero scambio Rcep, che praticamente ha inglobato tutti i membri Asean.

Ma anche il Quad è sulla strada dell’ampliamento. Sono invitati alle prossime riunioni anche Corea del Sud, Nuova Zelanda e perfino Vietnam.

Non solo, ma dopo una serie di esercitazioni navali congiunte, cui peraltro vorrebbero partecipare anche flotte di altri Paesi Nato quali Regno Unito, Canada, Francia, gli orizzonti del gruppo si stanno ampliando verso il cosiddetto Indo-Pacifico, considerato vitale per i traffici mondiali, che per ben oltre il 60% attraversano l’area.

In preparazione al summit, il segretario generale Stoltenberg aveva dichiarato alcuni giorni fa, dopo la conferenza dei capi di Stato del Quad presso il Council on Foreign Relations di New York, che “la Nato sarà chiamata a occuparsi sempre più della sfida cinese, adattando il suo approccio strategico. Dovrà inoltre stringere un rapporto più stretto con Giappone, Australia e India”.

Ma non tutti i Paesi sono completamente d’accordo con la linea di ampliamento e accrescimento degli obiettivi. Il Giappone, considerati i forti legami economici con la Cina, propone atteggiamenti più moderati nei confronti del controllo sull’Indo-Pacifico, che nei piani statunitensi e indiani deve divenire il punto di riferimento non solo per la lotta alla pandemia e le tecnologie avanzate, ma anche per le attività navali e di intelligence delle “democrazie asiatiche”.

Biden dovrà ampliare i compiti della Nato, trasformandola anche in una “guardia” dell’Oriente per operare in sintonia con il Quad. L’impresa è certamente difficile e complessa ma, per un vecchio soldato della politica qual è l’attuale presidente degli Stati Uniti, non impossibile.


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