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ByoBlu cacciato da YouTube ora punta alla Tv. Ecco come

È stato chiuso il canale YouTube di ByoBlu, la testata fondata e diretta da Claudio Messora, che punta ora al digitale terrestre. Il crowdfunding che puntava alla raccolta dei fondi per acquistare la frequenza ha già superato la cifra di 150mila euro

Dalla rete alla tv digitale. Dopo la chiusura del canale di ByoBlu da parte di YouTube, la “Davvero Tv” di Claudio Messora fa un passo verso la televisione. “Hanno chiuso Byoblu”, ha scritto sul suo sito Messora annunciando la sospensione del suo canale con la rimozione di “14 anni di contenuti”. “È tempo di lanciare una sfida”, ha aggiunto, lanciando una campagna di crowdfunding per acquistare un canale nazionale sul digitale terrestre, che ha già raggiunto e superato la cifra obiettivo di 150mila euro.

LE MOTIVAZIONI DI YOUTUBE (E DI MESSORA)

Per capire le ragioni che hanno portato la piattaforma YouTube alla chiusura del canale è sufficiente entrare proprio sul canale di Byoblu. “Questo account è stato chiuso per violazione delle Norme della community di YouTube”, si legge, ma nel post inviato anche via mail da Messora si legge che la ragione sarebbe la rimozione di un video di settembre 2020 “in cui parlava l’attivista panafricano Mohamed Konare”, ma non vengono offerti ulteriori dettagli, se non uno storico di quanto accaduto nei mesi passati, quando il sito/testata giornalistica di Messora aveva attirato già l’attenzione di Google.

I PRECEDENTI

Già nel 2017, Google aveva bandito ByoBlu da AdSense, il network pubblicitario del colosso di Mountain View, dopo aver deciso di rendere più rigorosi i suoi criteri di selezione escludendo così i siti che proponevano contenuti ingannevoli. Tra questi, il sito di Messora. Più recentemente, a settembre, era stato sanzionato con la sospensione per una settimana a causa di un servizio con cui si metteva in dubbio l’efficacia del vaccino contro il Covid-19 Pfizer.

ByoBlu aveva parlato di attentato alla libertà di espressione in rete, ma Massimo Mantellini, esperto di cultura digitale, alla politica delle reti, alla privacy e al diritto all’accesso, aveva avanzato dubbi: “Da un simile meccanismo informativo (diffusione di news non verificate, ndr) non sarà più possibile estrarre denaro con l’attuale facilità (anche se già ora esistono circuiti pubblicitari alternativi ad AdSense che saranno ben contenti di accogliere nuovi clienti)”.

GIORNALI CONTRO GRANDI PIATTAFORME

Il sito byoblu.com è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Milano, anche per questa ragione chi si espone in sua difesa porta l’argomento della libertà di informazione e diritto di cronaca. “Le fake news – ha scritto Carlo Alberto Carnevale-Maffè, che già in passato si era espresso sulle vicende di ByoBlu – sono da sempre un prodotto commerciale. Quando diventano intollerabili, come nel caso di #Byoblu, il distributore che le finanziava smette di farlo. È la prima regola del commercio, bellezza”

A DIFESA DI MESSORA

Già nella serata di ieri, quando si è diffusa la notizia, molte personalità del mondo della politica – ma non solo – che negli anni hanno collaborato con Messora hanno espresso la loro solidarietà. Da Gianluigi Paragone a Guido Crosetto, Paolo Becchi, Giuseppe Palma, fino ai parlamentari Claudio Borghi e Alberto Bagnai. Quest’ultimo ha portato la vicenda in Senato, chiedendo di poter incardinare un dibattito sui temi della libertà in rete e arrivare a un documento che si trasformasse in un atto di indirizzo al governo e di favorire l’iter di un disegno di legge su questa materia “che abbia come contenuto minimo la richiesta di schermare le testate giornalistiche registrate che sono sul web dal meccanismo delle segnalazioni, il meccanismo usato dalle squadracce digitali degli haters organizzati per far rimuovere i contenuti a loro sgraditi”.

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