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Italia leader nell’economia circolare, le proposte di Ronchi e Cingolani

La riduzione delle emissioni di gas serra e il raggiungimento degli obiettivi dell’Unione europea per la neutralità climatica sono i punti-chiave del Rapporto 2021 sull’economia circolare in Italia realizzato da Circular Economy Network in collaborazione con Enea, presentato questa mattina in diretta streaming, con Edo Ronchi e Roberto Cingolani

Il Rapporto 2021 sull’economia circolare in Italia, realizzato da Circular Economy Network in collaborazione con Enea e giunto alla sua terza edizione, analizza le performance nazionali nella transizione all’economia circolare attraverso un sistema di indicatori che consente una comparazione con gli altri principali Paesi europei. La Conferenza nazionale sull’economia circolare organizzata questa mattina è stata l’occasione per fare il punto sulle misure per la transizione ecologica previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Tra i partecipanti, moderati da Andrea Purgatori giornalista La7, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, Simona Bonafè, Parlamento europeo, la vicepresidente di Confindustria per l’Ambiente, la sostenibilità e la cultura, Maria Cristina Piovesana, Edo Ronchi, presidente Circular Economy Network, Luca Dal Fabbro, vicepresidente Circular Economy Network, Stefano Ciafani, presidente Legambiente, Roberto Morabito, presidente Icesp, direttore dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali, Enea e Maurizio Landini, segretario generale Cgil.

EMERGENZA CLIMATICA E FUTURO

L’Italia è una nazione-guida per la cultura dell’economia circolare, con un tasso di circa il 30% maggiore del resto d’Europa all’interno di un settore che raggruppa più di 210.000 operatori, fatturando 70 miliardi di euro all’anno. Partendo da questa certezza, il ministro Roberto Cingolani ha ricordato come questo ruolo di leadership debba spronarci a potenziare le capacità del nostro Paese e le tecnologie centrali per il futuro delle prossime generazioni.

“In questo momento la parola circolare è importante, sentita e percepita da tutti perché in un’emergenza climatica come quella che stiamo vivendo con la consapevolezza che l’Unione europea sta spingendo per il raggiungimento dei valori di decarbonizzazione, miglioramento delle energie rinnovabili, veloce ripristino delle risorse naturali del nostro ambiente, la circolarità diventa uno strumento essenziale”, ha detto Cingolani.

Uno dei settori cruciali del sistema produttivo italiano sul quale intervenire è quello della plastica, importante per l’economia del paese oltre che per il benessere dell’ambiente che potrebbe diventare una delle specialità più attrattive a livello globale. Da questo punto di vista, come rilevato dal ministro per la Transizione ecologica, c’è da fare molta innovazione e ricerca affinché l’Italia diventi nazione pioniera di metodi e tecnologie nuove che spingano a introdurre tecniche favorevoli all’ambiente senza mettere in ginocchio il settore.

RAPPORTO 2021 SULL’ECONOMIA CIRCOLARE IN ITALIA

L’attività del Circular economy network, concepito dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, nasce nel 2018 quando ancora l’economia circolare non era così diffusa. Da questa intuizione è partito il gruppo di lavoro che nei suoi primi tre anni di attività ha pubblicato il Rapporto annuale sull’economia circolare, studio complesso che utilizza gli indicatori come strumento di valutazione.

Gli indicatori sono importanti perché l’analisi sull’economia circolare deve essere quantitativa. Con il Rapporto 2021, come sottolineato da Edo Ronchi, dopo una valutazione dello stato dell’arte Circular economy network intende lanciare un piccolo allarme. Rispetto al peso che l’Unione europea sta dando all’economia circolare, il nostro paese la sta sottovalutando.

Nella comparazione con gli altri grandi Paesi europei presente nel Rapporto infatti, in particolare Francia, Germania, Spagna e Polonia, l’Italia mantiene un ruolo di leadership ma il dato che emerge quest’anno dall’analisi comparativa è che il nostro paese ha perso un punto rispetto all’anno precedente, mentre la Francia ne ha guadagnati 2 e la Germania 4.

E, in particolare, stiamo sottovalutando il potenziale di rilancio della competitività, degli investimenti e dell’occupazione verso un’economia circolare. Recuperare i gap di circolarità della nostra economia è indispensabile per fare della transizione ecologica un pilastro portante della ripresa economica.

Il primo focus del Rapporto, infatti, riguarda la relazione tra la riduzione di gas serra e le misure di economia circolare. In un mondo di 7,8 miliardi di abitanti, con risorse limitate, i gap di circolarità vanno recuperati ricordando le strategie per l’economia circolare: la riduzione dell’utilizzo di risorse, materiali ed energia e il prolungamento dell’utilizzo delle stesse.

L’ECONOMIA CIRCOLARE NELLA TRANSIZIONE ALLA NEUTRALITÀ CLIMATICA

La gestione delle risorse del pianeta e la neutralità climatica rappresentano due facce della stessa medaglia e senza la transizione circolare sarà impossibile raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica. Questa è la certezza da cui parte Roberto Morabito, che ha sottolineato come Enea abbia fatto dei calcoli per quanto riguarda il consumo italiano, ad esempio di alluminio e polietilene ad alta intensità, il nostro paese è in grado di abbattere le emissioni del settore di oltre il 50%.

Le politiche correnti, sottolinea Morabito, ci portano a uno scenario al 2050 di emissioni intorno agli 80 miliardi di tonnellate con temperatura media terrestre superiore ai 3 gradi, viceversa con interventi di transizione energetica, riusciremmo a mantenere emissioni sotto i 60 miliardi di tonnellate ma la temperatura della terra sarà sempre tra i 2 e i 3 gradi.

Soltanto con interventi di transizione circolare (combinati di transizione energetica e circolare) potremmo mantenere l’aumento della temperatura terrestre sotto i 3 gradi. “Siamo di fronte a una sfida epocale”, ha aggiunto Simona Bonafè, sottolineando come dietro alle normative europee ci sia la necessità di un cambio di paradigma del nostro modello di sviluppo, al fine di mettere in primo piano l’uso efficiente delle risorse.

Un nuovo modello di sviluppo legato anche alla competitività economica dei paesi, reindirizzare il sistema verso modelli più sostenibili ha dei costi per le imprese che devono riconvertirsi e servono politiche che permettano di intervenire sul gap infrastrutturale e su quello delle materie prime seconde, ha sottolineato l’europarlamentare.

LUCI E OMBRE ITALIANE

L’Italia è nel rush finale della corsa per la definizione del Pnrr al fine di utilizzare al meglio i fondi del Next Gen Eu, mancano trenta giorni alla scadenza per presentare il nostro piano a Bruxelles, ed è necessario pensare a impianti industriali innovativi e lavoratori sempre più specializzati. Questi i temi cruciali secondo Stefano Ciafani, che sottolinea la necessità di approvare le riforme necessarie.

“Nel 2021 nel nostro Paese c’è ancora un divario imperdonabile tra il know-how dell’economia circolare e il contesto istituzionale e normativo che è molto indietro”, ha detto il presidente di Legambiente.

In primo luogo, è necessario lo snellimento delle procedure amministrative, poi occorre guardare alla formazione, alla condivisione. Tra le esigenze di riforme nell’ambito dell’economia circolare, c’è anche la dotazione di impianti, l’industria ha delle catene che le impediscono di esprimere tutto il suo potenziale, come ricordato da Maria Cristina Piovesana.

Se industria e ambiente per decenni sono stati percepiti come antitetici, l’evento di oggi dimostra che non lo sono, il sistema industriale ha la consapevolezza molto diffusa che i principi di sostenibilità sono ampiamente condivisi da tutto il sistema.

Il tema dell’occupazione e soprattutto di un’occupazione che non sia precaria e permetta attraverso il lavoro alle persone di vivere dignitosamente e partecipare alle scelte che vengono realizzate è uno degli obiettivi da porsi. Come sottolineato da Maurizio Landini, c’è un ritardo complessivo nell’affrontare i momenti di crisi, la pandemia nella quale ci troviamo sembra avere un legame molto stretto sia con la distruzione della biodiversità sia con le varie forme di inquinamento, consumo di suolo e allevamenti intensivi realizzati.

Un processo di questa natura non può essere lasciato fare al mercato. È fondamentale coinvolgere persone e investimenti pubblici e la costruzione di un’idea di sistema. “Se c’è un limite del nostro paese e credo anche dell’Europa è quello di essere poco capaci di fare sistema, perché dietro all’economia circolare c’è la necessità di un cambiamento anche delle organizzazioni sindacali e del mercato del lavoro” ha ricordato Landini.

LE PROPOSTE DEL RAPPORTO 2021

Nel Pnrr sono necessari obiettivi più ambiziosi sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo delle azioni da implementare, riforme più incisive, investimenti più consistenti in economia circolare, ha ricordato Edo Ronchi, sintetizzando la necessaria strategia nazionale per l’economia circolare delineata dal Rapporto 2021.

È necessaria una maggiore attenzione sui progetti relativi ai rifiuti, quelli per la circolarità riguardano la prevenzione della produzione dei rifiuti. Infine, l’Italia ha utilizzato mediamente il 40% dei fondi europei ricevuti negli anni passati e quindi c’è la preoccupazione che i progetti del Pnrr siano effettivamente realizzati nei tempi necessari.

Terzo rapporto sull’economia circolare in Italia 2021

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