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Così la Pa può diventare protagonista del Pnrr. Scrive Mantovani (Cida)

Riconoscere alle pubbliche amministrazioni un ruolo centrale nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, individuando le specificità settoriali e dotandole degli strumenti e delle risorse necessarie a questo compito. L’intervento di Mario Mantovani, presidente dell’organizzazione dei manager pubblici e privati

La stagione dei rinnovi contrattuali nella pubblica amministrazione non deve focalizzarsi solo su richieste salariali e miglioramenti normativi, ma deve essere l’occasione per riconoscere alle pubbliche amministrazioni un ruolo centrale nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, riconoscendo le specificità settoriali e dotandole degli strumenti e delle risorse necessarie a questo compito.

Il presidente del Consiglio ha giustamente riconosciuto il ruolo delle pubbliche amministrazioni durante la pandemia, esaltandone la loro capacità di proteggere e sostenere i cittadini colpiti nei loro affetti e nel loro tenore di vita. Nel contempo, tuttavia, la crisi pandemica ha consentito – attraverso l’uso massiccio dello smart working e il ricorso intensivo agli strumenti digitali – da un lato di evidenziare criticità ed inefficienze e dall’altro di individuare con chiarezza le due direttrici sulle quali impostare un’azione profonda di rinnovamento e potenziamento delle professionalità che servono alla pubblica amministrazione e, di riflesso, alla società tutta.

È quindi evidente che i rinnovi contrattuali devono segnare un deciso cambio d’orientamento, declinato con norme ed istituti ad hoc, in grado di sviluppare e mappare le competenze, rendere compatibili i concorsi con modalità efficaci e mirate di assunzione, rivedere gli assetti organizzativi e le funzioni hr, disegnare nuovi processi digitali, collegare i sistemi di valutazione agli sviluppi delle competenze e della carriera, dare valore e centralità alla formazione.

Per consentire la transizione digitale ed ecologica, sarà necessario immettere nelle Amministrazioni Pubbliche nuovi profili professionali, tra cui ingegneri, architetti, geologi, chimici, statistici, esperti di project management, pianificazione, progettazione e controllo. Pensiamo anche all’introduzione di forme di collaborazione con università, ordini professionali e settore privato in modo da costruire una capacità tecnica interna alle pp.aa. Parallelamente andranno disegnati percorsi formativi in grado di colmare le carenze di competenze informatiche e digitali: la formazione continua dovrà diventare un diritto-dovere per chi lavora nel pubblico.

In questo percorso di modernizzazione, la dirigenza pubblica avrà compiti e responsabilità importanti. Cida ritiene indispensabile un confronto continuo e costruttivo con il decisore politico, ispirato ai migliori principi della concertazione con le parti sociali voluta dal nuovo Governo, con tavoli dedicati alla dirigenza e alle alte professionalità. Andrà poi evitato il rischio di un approccio basato solo sui numeri di nuovi ingressi e di uscite incentivate e di mantenere in vita modelli organizzativi obsoleti con il risultato, in pochi anni, di svilire le nuove professionalità, anche eccellenti, immettendole nei vecchi ruoli e processi.
L’idea, più volte espressa da Cida, di attuare un’osmosi fra management privato e pubblico deve essere gestita con cura e competenza da chi conosce bene entrambi i mondi. Se ben gestita, l’assunzione di manager e professionisti a tempo determinato potrà essere un’opportunità. In caso contrario potrà creare nuove sacche di precariato professionale.

Cida ritiene poi importante sottolineare che i diversi settori delle pubbliche amministrazioni esprimono esigenze specifiche: nella scuola il ruolo del dirigente deve finalmente essere reso coerente con le esigenze dell’autonomia scolastica e consentirgli di guidare una squadra adeguata di collaboratori esperti e motivati, quel ‘middle management’ non ancora adeguatamente definito negli ordinamenti, archiviando i modelli ‘assembleari’ nati negli anni 70. Nel settore sanitario deve essere riconosciuta la specificità organizzativa e soprattutto, prima di aprire il campo di una nuova contrattazione, occorre risolvere gli ostacoli che hanno impedito la realizzazione della contrattazione decentrata.

Infine, ma non per importanza, i prossimi contratti collettivi del pubblico impiego dovranno definire una disciplina normativa ed economica per il lavoro agile che superi l’attuale assetto emergenziale garantendo condizioni di lavoro trasparenti e conciliando le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con quelle delle pubbliche amministrazioni. Infatti, nei nuovi Ccnl dovrà essere valorizzato il ruolo della contrattazione integrativa compresi gli istituti di welfare contrattuale.

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