Nell’Assemblea nazionale, l’ex premier lancia il programma per salvare il partito: lavoro, lotta alle disuguaglianze, giovani ed Europa. E basta correnti
La primavera è arrivata presto per il Partito democratico. Con 860 voti a favore su 864, Enrico Letta è stato proclamato segretario nazionale. Una vera e propria votazione bulgara per l’ex premier. Tanti i temi trattati nel suo discorso, perché oggi “non serve un nuovo segretario, ma un nuovo Pd”.
È stata un’assemblea inedita quella chiamata questa mattina a eleggere il suo nuovo leader. Un solo candidato, un partito da rifondare. Il Pd è arrivato alla sua kermesse scosso dai cambiamenti nazionali e dalle sue correnti. Nicola Zingaretti si è dimesso, ormai più di una settimana fa, con un post al veleno: “Mi vergogno del partito” e “sono stufo dello stillicidio interno”.
Il tran-tran di questi giorni è stato intenso. Il risultato delle spinte “correntizie” ha riportato in primo piano Enrico Letta, il nome che ha messo d’accordo tutti, almeno in superficie. L’ex premier emigrato a Parigi è tornato a Roma e ha reso pubblica la sua candidatura: “Non cerco l’unanimità – aveva detto – ma la verità nei rapporti tra di noi”.
Oggi, i mille delegati dem, insieme ai 21 segretari regionali, erano chiamati a certificare il cambio di passo. Ha aperto le porte di questo Nazareno virtuale la presidente Valentina Cuppi, formalizzando le dimissioni di Zingaretti: “Quello di Nicola è stato un atto forte, che ci chiede un’analisi profonda. Dobbiamo affrontare le battaglie intestine”.
La diretta è iniziata verso le 10. Dopo la sua introduzione, la sindaca di Marzabotto, affiancata da Debora Serracchiani e Anna Ascani, ha lasciato campo al discorso dell’unico candidato.
Enrico Letta ha parlato per più di un’ora. Ha iniziato ringraziando Zingaretti, “amico di lunga data”, e poi non si è risparmiato, promettendo di riportare al centro i giovani, il lavoro, l’uguaglianza e lo spirito europeista. La sua filosofia sarà quella dell’anima e del cacciavite, perché “senza il cacciavite e la vite giusta, l’anima si perde”.
Ha giurato di aprire le porte a tutti, di convocare una nuova agorà democratica, di puntare alla vittoria nelle prossime elezioni politiche. Di dare vita a un nuovo Partito democratico: “Dobbiamo essere progressisti nei valori, riformisti nel metodo e avere radicalità nei comportamenti”.
Il suo telefonino ha squillato senza sosta in questi giorni, e c’è anche chi lo ha avvertito: “Fare segretario e chiamarsi Enrico è ancora più impegnativo”. Ma il peso della responsabilità non lo ha fermato, perché quello che stiamo vivendo “è l’anno più buio della nostra storia repubblicana”.
La priorità ora è la salute: “Fino all’estate ci sarà un periodo durissimo. La liberazione arriverà grazie alla scienza, al vaccino, alla cooperazione”. Il coordinamento per Letta è un punto chiave: “Il nostro Paese, che guida il G20, ha messo la salute al centro. Vorrei che anche cooperazione e coordinamento diventino fondamentali. Senza queste quanti morti ci sarebbero in più?”.
Lavoro, donne e giovani sono tre temi da rimettere sul tavolo. “Bisogna offrire soluzioni al mezzo milione di italiani che ha perso il lavoro”. Sul ruolo delle donne nella politica e nella società non fa sconti: “Il fatto che ci sia qui io e non una segretaria donna dimostra che abbiamo un problema”. Infine, sui giovani ha parafrasato Don Mazzolari: “Non dobbiamo essere il partito che parla dei giovani, ma che fa parlare i giovani”.
Sul ruolo del Pd Letta ha ammonito: “Non dobbiamo diventare il partito del potere. Se lo diventiamo, moriremo. Dobbiamo avere le nostre idee in testa e andare al governo vincendo le elezioni”. Un punto cardine è quello delle alleanze: “Credo nelle coalizioni e che vada costruito un nuovo centro-sinistra a trazione Pd. Parlerò anche con chi è fuori”.
Sono proprio i nodi politici ad essere i più fastidiosi, e il nuovo segretario è chiamato a disfarsi dell’incertezza in cui ha galleggiato il Pd: “Draghi è il nostro governo. Sono gli altri che devono giustificarlo, non noi. È una bella notizia l’appoggio del Movimento 5 stelle e della Lega: sono diventati europeisti. Per i 5s non è novità, lo avevamo fatto bene insieme durante il governo Conte. Per la Lega non era così”.
C’è tanta Europa nelle sue parole: “Il Next Generation EU è la chiave per rilanciare l’Italia. Dobbiamo superare i tre debiti del nostro Paese: ambientale, pubblico e demografico”.
E poi sarà necessario riesumare i temi cari alla sinistra italiana: il lavoro e il rapporto con i sindacati, lo Ius soli e i diritti civili. Altra necessità è il la prossimità con il territorio, che è “il nostro campo da gioco”. Insomma, va scollata di dosso l’etichetta di partito della Ztl.
A queste battaglie si sommano le fragilità della democrazia italiana, che “è malata” e va guarita risolvendo il problema trasformismo. Ad essere poco in salute è però anche il suo partito: “Sono stato uomo di corrente, ma così non funziona. Non ho ancora capito la geografia interna al partito. Dobbiamo superare questa sclerotizzazione”.
A conclusione dell’assemblea, Enrico Letta ha aizzato i suoi delegati virtuali: “Non ho lasciato la mia vita precedente per guidarvi a una sconfitta. Coinvolgerò tutti e se faremo insieme quanto detto, l’Italia ci voterà nella maggioranza”.
La presidente Cuppi ringrazia e fa partire il “televoto” (cinque minuti per esprimere la preferenza online). Vittoria senza precedenti, e senza rivali. Il Pd ha un nuovo segretario. Basterà a salvarlo?