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F-35 sul ponte di Nave Cavour. La Marina entra nella quinta generazione

Sono iniziate le prove in mare per la portaerei Cavour. I primi F-35 del Corpo dei Marines sono atterrati sul ponte della Nave italiana, inaugurando una nuova fase per la Marina militare. Il capitano Ciappina: “Un successo eccezionale ma, allo stesso tempo, una nuova sfida”

La Marina italiana ha fatto il suo ingresso nella quinta generazione. Sono infatti iniziati gli appontaggi degli F-35 sulla portaerei Cavour, che oggi ha dato il via alle prove in mare per la certificazione a imbarcare gli avanzati velivoli realizzati da Lockheed Martin. “Un successo eccezionale ma, allo stesso tempo, una nuova sfida per il futuro dell’Aviazione navale italiana e della Marina militare”, ha spiegato il comandante della portaerei, capitano Giancarlo Ciappina.

I TEST

La Nave ammiraglia della Marina italiana è arriva a Norfolk lo scorso 13 febbraio. Nel giro di pochi giorni ha avviato le prove tecniche con il personale americano presso la base della seconda flotta degli US Navy. Oggi, il via alla “fase calda”, i test in mare, nell’Atlantico, che prevede il susseguirsi di decolli e appontaggi dei nuovi velivoli. Ai 580 membri dell’equipaggio di Nave Cavour si è aggiunto per l’occasione il personale italiano addestrato nella base dei Marines a Beaufort, nella Carolina del sud, a operare sul velivolo di quinta generazione. Partecipa anche il team della Integrated Test Force (Itf) americana, fondamentale nella fase di integrazione. “Il nostro team si è addestrato a lungo per prepararsi a questo giorno, e sono stato onorato di far appontare il primo jet a bordo di nave Cavour”, ha detto Brad Leeman uno dei tre piloti collaudatori dell’F-35 B del corpo dei Marines, ufficiale responsabile del team di test Itf. La “Force” statunitense, ha aggiunto, “gioca un ruolo chiave nel raggiungimento della certificazione”.

LA PROCEDURA

Dopo aver accertato la compatibilità tra l’F-35 B e la portaerei italiana, quest’ultima verrà dichiarata la “Ready for operations”. Sarà tutto fondamentale per permettere a Nave Cavour di raggiungere la capacità operativa iniziate (Ioc) entro la fine del 2024, quando potrà disporre di un adeguato numero di velivoli e piloti. Poi, quando gli F-35 B saranno 15, sarà la volta della capacità operativa finale (Foc). “È un risultato notevole per tutti noi, oggi, vedere il caccia di quinta generazione della US Marine sul nostro ponte di volo”, ha spiegato il capitano Ciappina. “Tutto l’equipaggio – ha aggiunto – è molto orgoglioso di lavorare a stretto contatto con l’Itf, il team di collaudo dell’F-35 Joint program office durante queste prove in mare, e siamo molto ben preparati a svolgere il duro lavoro per dotare la portaerei Cavour e la Marina militare del sistema d’arma di quinta generazione Joint strike fighter”.

IL VALORE DELLE OPERAZIONI

Sono “impegni ad elevatissimo contenuto tecnico-operativo – spiega la Marina – fondamentali per rafforzare il peculiare potenziale expeditionary abilitante per tutto lo strumento militare nazionale”, spiegava la Marina all’arrivo a Norfolk. Il viaggio verso gli Stati Uniti era iniziato il 28 gennaio scorso con la partenza da Taranto e il saluto, a bordo, da parte del ministro Lorenzo Guerini, accompagnato per l’occasione dal capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli, dal capo della Marina Giuseppe Cavo Dragone e dal comandante della Squadra navale Paolo Treu. Il titolare della Difesa chiariva da subito il valore dell’impresa: “Si tratta certamente di un’attività di natura tecnico-operativa, ma con risvolti importanti sul piano strategico-militare per la Difesa e per il Paese nel panorama internazionale”.

VERSO L’INTEGRAZIONE

Poi, l’invito rivolto all’equipaggio: “Vi chiedo di essere attori protagonisti del rapporto transatlantico e di contribuire a rafforzarlo ulteriormente”. È anche questa la “F-35 diplomacy”, volta a rafforzare il rapporto bilaterale con gli Stati Uniti. Si tradurrà anche in novità operative, considerando che saranno solo quattro i Paesi al mondo a poter esprimere una capacità portaerei con velivoli da combattimento di quinta generazione (ci sono anche Giappone e Regno Unito). Tale prospettiva alimenta la previsione di sinergie a livello operativo e logistico, già al centro dei contatti tra le Marine coinvolte.

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