Skip to main content

Filiera cartaria ed economia circolare nel Next Generation Eu

L’Italia è il paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti, il 79%, con una incidenza più che doppia rispetto alla media dell’Unione europea. Il tavolo di lavoro organizzato da Fondazione Symbola, Sacro convento di Assisi e Comieco

Il sistema cartario è uno dei settori industriali leader nell’economia circolare, nell’uso di risorse rinnovabili e nella capacità di riciclo. La filiera cartaria, nell’ambito dell’economia circolare italiana, è al centro dello studio emesso da Symbola che ha legato le analisi dei partecipanti al webinar organizzato questa mattina da Fondazione Symbola, Sacro convento di Assisi e Comieco, sotto l’egida del Manifesto di Assisi e delle sue mille azioni.

Tra i partecipanti, moderati da Paola Pierotti architetto, giornalista Ppan, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, il presidente Fondazione Symbola Ermete Realacci, Padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro convento di Assisi. Francesco Starace amministratore delegato Enel, Patrizia Toia vicepresidente Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia parlamento europeo, Carlo Montalbetti direttore generale Comieco, Girolamo Marchi presidente della Federazione carta e grafica, Maria Cristina Piovesana vicepresidente Confindustria con delega alla sostenibilità, Luca Ruini presidente Conai, Catia Bastioli amministratore delegato Novamont, Duccio Bianchi fondatore Ambiente Italia e Innocenzo Cipolletta presidente Assonime.

UNA LEADERSHIP ITALIANA DA RAFFORZARE

Il quadro emerso dalla giornata di lavori è incoraggiante, soprattutto per quanto riguarda il posizionamento del nostro paese e le prospettive, ha sancito il ministro Cingolani, sottolineando come l’Italia si trovi in una posizione di leadership internazionale di assoluto valore, “siamo certamente più circolari dei nostri colleghi europei” riciclando circa il doppio dei materiali rispetto all’Unione.

Questi dati si possono misurare con l’indotto impressionante di oltre 210.000 persone che lavorano nell’economia circolare e il fatturato medio di 70 miliardi di euro, sono numeri cruciali che dimostrano quanta strada sia stata fatta. La sobrietà nell’utilizzo delle risorse, ha ricordato il ministro, appartiene agli italiani e ci dovrà caratterizzare sempre di più.

Il messaggio chiave di questa giornata risiede nel grande margine di miglioramento che abbiamo, “dovremo investire in maniera convinta nelle nuove tecnologie – ha detto il ministro Cingolani – potenziare la nostra capacità di differenziare il rifiuto, separarlo e trattarlo in maniera opportuna per realizzare una transizione rapida ma sostenibile”.

È necessario puntare anche su tecnologie di servizio che consentano all’Italia di essere più efficace, dalla digitalizzazione, alla logistica, all’impiantistica. Inoltre, per mantenere la nostra leadership internazionale, ci sarà bisogno di ricerca e sviluppo e di un potenziamento della capacità di comunicare e spiegare a tutti quanto sia importante perseguire questi obiettivi, guardando al domani con una visione aperta e un sano pragmatismo. Sono i punti sottolineati dal ministro per la Transizione ecologica.

LE MILLE AZIONI DEL MANIFESTO DI ASSISI

Partire dal fallimento, è la proposta di Padre Enzo Fortunato, prendere coscienza del fallimento del sistema capitalistico e delle politiche ambientali, per trarne l’opportunità di cambiamento che questo può donarci. “L’uomo ritorna su sé stesso, comincia a interessarsi esclusivamente della propria persona solo quando ha sbagliato la sua missione, quando ha fallito nella sua ricerca per trovare un significato nella vita”.

Il Manifesto di Assisi, per un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica, esprime il sogno contemporaneo: lavorare concretamente per ripensare all’economia e alla società ed essere protagonisti, come Italia, di un cambiamento positivo.

Se ognuno non contribuisce svolgendo il proprio compito, si rischia di consegnare alle nuove generazioni una società sfregiata. “Dico a tutti coraggio, un grande compito ci attende” ha concluso Padre Enzo Fortunato. È proprio l’economia circolare la migliore metafora di alcuni messaggi del Manifesto, primo tra tutti “da soli non si può”. In questo senso si è espresso Ermete Realacci, ricordando che nell’economia circolare è necessaria un’alleanza tra istituzioni, saperi, cittadini e imprese.

L’economia circolare dimostra come l’Italia abbia carte da giocare in questa materia, dal momento che siamo di gran lunga la maggiore potenza europea per l’economia circolare, recuperiamo il 79% di materie prime, più del doppio rispetto alla media europeo. È un’Italia che è stata in campo anche quando queste politiche non si conoscevano, “non c’è nulla di sbagliato nel nostro paese che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia” dice il Manifesto, l’economia circolare è uno di questi.

UNA STRATEGIA EUROPEA E ITALIANA

Le ingenti risorse che l’Europa ha scelto di dedicare alla transizione ecologica, secondo Realacci, sono legate sì a fronteggiare un pericolo ma anche all’idea di costruire una missione europea e un’economia in grado di guardare al futuro. Sulla strategia europea è intervenuta Patrizia Toia, sottolineando come i passi dell’Unione abbiano definito un modello completo, non solo una politica di difesa ambientale ma una visione complessiva. Di Green Deal si era parlato prima della pandemia, la crisi ha riconfermato che questa è una strada non solo fattibile ma da percorre con tutti gli strumenti necessari.

L’Europa, per la prima volta, pensa al proprio sviluppo con caratteristiche comuni per tutto il continente, attraverso il Next Generation Eu e nell’indicare gli assi principali per i Piani di sviluppo e resilienza, sostenibilità ambientale e digitalizzazione. In questo modo, pensando a un’economia dello sviluppo dell’intero continente, la comunità europea si percepisce come un’entità molto più coesa.

L’eccellenza italiana di Enel, con il suo amministratore delegato Francesco Starace, è tra i promotori del Manifesto di Assisi. Se è vero che l’Italia ha una sua virtù in termini di economia circolare non è solo perché il nostro paese è povero di materie prime e si è dovuto ingegnare in questo campo, ma anche perché c’è una buona governance che ha spinto all’innovazione nella direzione giusta. Starace ci tiene a ricordare che questa strategia è tanto più importante se si considera che oggi l’Unione europea ci dà la possibilità di accelerare in questo senso.

Enel tiene ad analizzare come l’equivalenza tra i materiali riciclati o riutilizzati e l’energia sia importante nel caso italiano, i dati sono eloquenti. 44 milioni di tonnellate di materiali riciclati equivalgono a 63 milioni di tonnellate di Co2 evitati e non immessi nell’ambiente. Dal punto di vista energetico l’economia circolare equivale a un’economia efficiente, ambientalmente più responsabile e molto più sostenibile nel tempo.

LA FILIERA AL CENTRO DELL’ECONOMIA CIRCOLARE

“Se c’è una speranza per la sostenibilità, quella speranza si chiama industria” ha detto Maria Cristina Piovesana, sottolineando come oggi concetti come sostenibilità e transizione ecologica siano diventati pervasivi e onnipresenti, ma c’è il rischio che perdano il loro significato profondo e la loro identità precisa. È necessario che gli acronimi di Next Gen Eu, Pnrr, Pniec, non restino tali ma recuperino le loro premesse e obiettivi valoriali.

Deve risultare chiaro, secondo la vicepresidente di Confindustria, che quando parliamo di decarbonizzazione si tratta di realizzare i grandi valori universali che ne costituiscono la premessa. Sostenibilità non significa solo consumare meno risorse, riciclare di più, introdurre nuove tecnologie o rispettare l’ambiente, ma anche farsi carico reciprocamente di un destino comune, al fine di costruire una società più equa.

In questo senso si è espresso Carlo Montalbetti, ricordando quanto è importante la capacità di offrire soluzioni in una logica di filiera, mettendo insieme le esperienze e le opportunità che un tale sistema, come quello della carta, può creare. Il settore cartario non è stato fermo negli ultimi anni, pensiamo soltanto alla capacità che ha avuto di rinnovare gli impianti industriali fermi trasformandoli in impianti e stabilimenti che realizzano carta e cartone per il settore dell’imballaggio.

Sono necessari due grandi campi di intervento, come sottolineato dal direttore generale di Comieco, un’innovazione dal punto di vista dell’impiantistica di selezione del materiale, attraverso un’iniezione importante di quella che è l’intelligenza artificiale e la robotica. E una consistente digitalizzazione, cioè la capacità di seguire e tracciare tutto il percorso che riguarda i rifiuti che si trasformano in materie prime seconde, dove c’è molto lavoro da fare.

RESILIENZA E FILIERA CARTARIA

I risultati illustrati oggi sono tali perché esiste un sistema che ha dato la sua prova di importante tenuta durante l’emergenza sanitaria, come ricordato da Luca Ruini. In Italia, infatti, non c’è stata un’emergenza rifiuti a seguito di quella sanitaria, perché durante il lockdown con gli impianti di riciclo fermi, Conai insieme a tutti gli altri attori è riuscita a fare una serie di proposte accolte dal ministero per assicurare un aumento degli stoccaggi.

Un tema molto rilevante per Conai riguarda la progettazione degli imballaggi che hanno un alto potenziale di riciclo. Infatti, nel settore dell’imballaggio sulla materia prima utilizzata per fare carta l’80% è materiale riciclato. Come ha affermato Girolamo Marchi, presidente della Federazione carta e grafica che raccoglie 200.000 protagonisti nel settore cartario.

La carta, materiale rinnovabile e riciclabile, gioca un ruolo fondamentale di sostenibilità ambientale nell’economia circolare che fa di questa filiera un vero protagonista anche del Recovery plan, attraverso tre direttrici fondamentali. La creazione di materiali per l’economia circolare, l’introduzione di energia rinnovabile nei cicli industriali, di nuovi prodotti e processi bio-based e circolari.

Il riciclo è un processo virtuoso che non impatta solo la riduzione delle quantità di rifiuti da smaltire o la quantità di materie prime che preleviamo dall’ambiente, ma è molto rilevante perché proprio attraverso l’utilizzo della materia seconda contribuisce a limitare non poco il riscaldamento globale. Questa la riflessione apportata da Duccio Bianchi, che ha ricordato come il riciclo valga l’85% delle emissioni dirette di gas climalteranti per la produzione di tutta l’energia elettrica in Italia.

BIOECONOMIA E CURA NELLA LOGICA CIRCOLARE

I materiali rinnovabili devono essere pensati come uno dei pilastri per costruire la transizione, non basta sviluppare prodotti di chimica verde ma è necessario inserirli in un approccio sistemico basato su quattro opportunità, secondo Catia Bastioli.

Il ripensamento dei siti produttivi con le imprese orientate non solo al profitto ma capaci di dare valore, l’arresto dell’inquinamento del suolo e dell’acqua, l’accelerazione del cambiamento culturale e l’utilizzazione degli indicatori iniziali per attivare un monitoraggio continuo.

Se abbiamo imparato qualcosa dalla pandemia è che dobbiamo avere una maggiore cura della nostra casa e di conseguenza del territorio che ci sta intorno, ha affermato Innocenzo Cipolletta. Questa capacità è la base per andare verso un’economia più circolare e attenta alla resilienza e alla durata.



×

Iscriviti alla newsletter