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Meloni, la senti questa Vox? Le mosse dei conservatori europei

La scelta della Meloni di aderire ai conservatori europei le ha permesso di non subire il “cordone sanitario” che una parte dell’establishment europeo ha costruito attorno al gruppo di Le Pen-Salvini-AfD. Come cambierà lo scenario con l’uscita di Orban dal Ppe? L’analisi di Francesco Giubilei

Sono giorni frenetici nella politica europea dopo l’uscita di Fidesz, il partito del premier ungherese Orbán, dal Ppe. Si è molto parlato del nuovo gruppo a cui starebbe lavorando il leader della Lega Salvini ma, al netto di un progetto in divenire, in seno al parlamento europeo c’è già un gruppo che raccoglie alcuni dei principali partiti della destra europea ed è l’Ecr guidato da Giorgia Meloni.

La scelta della Meloni di aderire ai conservatori europei avvenuta nei mesi precedenti le elezioni del 2019, si è rivelata vincente sotto numerosi punti di vista permettendole di entrare a far parte di un gruppo che non ha subito il “cordone sanitario” che una parte dell’establishment europeo ha costruito attorno a “Identity and democracy”. Al tempo stesso, dopo la Brexit, l’Ecr ha raccolto l’eredità dei conservatori inglesi con una vocazione a forza di governo rappresentata dal Pis polacco.

Fratelli d’Italia rappresenta la seconda compagine parlamentare nell’Ecr ma, dopo l’elezione di Giorgia Meloni a presidente, il peso specifico del partito è notevolmente aumentato rinsaldando anche un asse di conservatorismo latino con gli spagnoli di Vox.

Non è un caso che ieri Meloni e Santiago Abascal abbiano pubblicato un comunicato congiunto affermando: “le delegazioni di Fratelli d’Italia e Vox al Parlamento europeo continuano a lavorare per rafforzare l’Ecr, la vera casa dei conservatori europei. Insieme, oggi e domani, per un’Europa di nazioni sovrani”.

La Meloni ha aggiunto: “chi come noi crede in nazioni sovrane, confini sicuri, famiglia al centro della società e valori cristiani troverà nell’Ecr la casa dei Conservatori” mentre Abascal si è rivolto in modo esplicito al premier ungherese: “Porte aperte a Fidesz e a Viktor Orbán e a chi vuole unirsi al nostro progetto”.

In un messaggio inviato al congresso di European Young Conservatives (Eyc), l’organizzazione giovanile dei conservatori europei, la Meloni ha puntualizzato: “Dobbiamo continuare a lavorare insieme per costruire un’alternativa reale e forte a questa sinistra globalista. Batterci insieme per quella che Sir Roger Scruton ha definito la nostra ‘vera Europa’, per la difesa della nostra identità culturale e religiosa”.

Il riferimento a Scruton non è causale, negli ultimi anni FdI ha compiuto un percorso di adesione al pensiero conservatore comprendendo che il conservatorismo può offrire una piattaforma valoriale e culturale secolare a cui attingere anche nell’attività politica.

In tal senso l’Ecr, a cui aderiscono quarantaquattro partiti a livello globale, rappresenta un gruppo consolidato che si appoggia a una rete culturale diffusa in tutto il vecchio continente. È normale che la Meloni non voglia abbandonare una realtà che ha contribuito a far crescere negli ultimi anni e che presiede. Come spiega il capodelegazione Carlo Fidanza a Formiche: “non voglio entrare nel legittimo dibattito in corso nella Lega tra chi vorrebbe andare nel Ppe, chi vorrebbe rimanere con Marine Le Pen e Afd e chi vorrebbe fare un gruppo nuovo. Noi abbiamo la nostra solida collocazione in Ecr”.

Una collocazione che ad oggi per i partiti di centrodestra europei rappresenta una solida alternativa al Ppe e che non è escluso nei prossimi mesi possa arricchirsi di nuove adesioni.

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