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Gli Usa guardano all’Indo-Pacifico, e l’Ue? Risponde Fontaine (Cnas)

Il summit Quad conferma che l’Indo-Pacifico è la priorità dell’amministrazione Biden. Ma ciò non significa che l’America si disimpegnerà dall’Europa, assicura Richard Fontaine, a capo dell’influente think tank statunitense Cnas. E mette in guardia sull’autonomia strategica Ue

La scorsa settimana il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il primo ministro giapponese Yoshihide Suga, l’australiano Scott Morrison e l’indiano Narendra Modi, si sono riuniti in uno storico primo summit in formato Quad per parlare di cooperazione militare ma anche commerciale, sanitaria e strategica nell’Indo-Pacifico. In questi giorni il segretario di Stato Antony Blinken è in tour in Giappone e Corea del Sud assieme al capo del Pentagono Llyod Austin. I due hanno in agenda un vertice 2+2 con i colleghi di Tokyo. L’incontro, ha spiegato la Difesa statunitense, servirà a “enfatizzare che l’alleanza tra Stati Uniti e Giappone non è mai stata più risolute e resiliente, pietra angolare per la pace e la sicurezza in una regione indo-pacifica aperta e libera di fronte alla competizione di lungo-termine con la Cina”. Inoltre, a settimane il presidente Biden dovrebbe tenere il suo primo incontro di persona, che sarà alla Casa Bianca con il premier giapponese Suga.

Delle ultime mosse nel quadrante indo-pacifico Formiche.net ha parlato con Richard Fontaine, chief executive officer del Center for a New American Security, think tank statunitense che molti esperti ha dato all’amministrazione di Joe Biden ta cui il fondatore Kurt Campbell, oggi membro del Consiglio di sicurezza nazionale di Biden, e l’ex vicepresidente Ely Ratner, ora special assistant al Pentagono. In passato Fontaine, oltre ad aver insegnato inglese per un anno in Giappone, è stato consigliere per la politica estera del senatore repubblicano John McCain nel 2008 e associate director per gli affari del Vicino oriente al Consiglio per la sicurezza nazionale tra 2003 e 2004 (prima amministrazione di George W. Bush).

Secondo Fontaine il recente summit Quad e i viaggi di Blinken e Austin sono la conferma che l’Indo-Pacifico è la priorità numero uno degli Stati Uniti. “L’amministrazione ha detto, e adesso sta mettendo in chiaro con le sue azioni, che l’Indo-Pacifico è la priorità regionale dell’America. Vede la concorrenza con la Cina come l’elemento caratterizzante di quella regione”.

Nell’agenda strategica dell’amministrazione Biden l’Indo-Pacifico è in cima alla lista. “Ma ciò non significa che gli Stati Uniti si disimpegneranno da altri fronti”, continua l’esperto. “Basti pensare che l’amministrazione ha bloccato il ritiro delle truppe americane dalla Germania e potrebbe rimanere in Afghanistan”. Tradotto: “rimarrà impegnata su più fronti” perché “l’America non è e non diventerà una potenza regionale”.

Come raccontato su Formiche.net, anche l’Unione europea guarda all’Indo-Pacifico. Con un articolo pubblicato nelle ore del summit Quad, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell ha spiegato che i 27 dovrebbero fare la loro parte “per mantenere l’ordine regionale aperto e basato su regole”, cogliendo l’occasione per rilanciare i rapporti transatlantici.

Ma la scelta degli Stati Uniti di focalizzarsi sull’Indo-Pacifico, pone interrogativi cruciali all’Unione europea che si intrecciano con gli sforzi per l’autonomia strategica e un ruolo più attivo nel vicinato. Ma “è difficile dire che significhi davvero ‘autonomia strategica’”, riflette Fontaine. “Se significa più capacità diplomatica, militare ed economica europee per affrontare le sfide in Europa e in Medio Oriente, qualsiasi amministrazione [statunitense] la apprezzerebbe. Ma se significa un esercito europeo, un’Europa a sé stante piuttosto che partner transatlantici che lavorano insieme per una causa comune, non credo che sia una soluzione allettante” per gli Stati Uniti, spiega.

L’ultimo tema che affrontiamo con Fontaine è la Corea del Nord. Nel fine settimana l’agenzia Reuters ha rivelato che l’amministrazione statunitense ha cercato il dialogo dietro le quinte con Pyongyang ma senza ottenere risposta. Commentando il discorso programmatico con cui Blinken ha presentato la politica estera dell’amministrazione Biden, Fontaine spiegava su Twitter la ragione per cui in quell’intervento ci fosse un solo riferimento alla Corea del Nord: “Meglio dare alla Corea del Nord poca attenzione invece che troppa. Competere con la Cina, non trattare con Pyongyang, è la massima priorità in Asia”.

Oggi, commentando le rivelazioni Reuters, dice: “È probabile che testino un missile a lungo raggio – o a un certo punto un’arma nucleare – e quindi utilizzino quella provocazione come leva”. Dunque, “aspettiamo che la Corea del Nord testi” i suoi armamenti “poi parliamo, non il contrario”, dice. Che sembra l’opposto di quanto fatto da Donald Trump, la cui volontà di dialogo con Kim Jong Un e lo storico incontro del 2018 non hanno frenato gli appetiti nucleari di Pyongyang.

(Foto: Twitter, @sugawitter)


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