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H&M, Adidas, Nike e non solo. Il boicottaggio cinese per lo Xinjiang

In seguito alle dichiarazioni del marchio svedese di abbigliamento sui lavori forzati degli uiguri nelle coltivazioni di cotone, sono partiti gli attacchi contro i marchi occidentali che criticano la Cina. Cancellazioni di contratti e crollo in Borsa per le aziende

È partito il boicottaggio del Partito Comunista cinese contro alcuni brand di abbigliamento globali. H&M, Adidas e Nike sono stati presi di mira dal vertice di Pechino in un ambiente già teso dopo le sanzioni contro funzionari cinesi per la violazione dei diritti umani in Xinjiang.

Il piano di sabotaggio è cominciato ieri, quando la Lega della gioventù comunista cinese, principale organizzazione politica giovanile in Cina, ha richiamato l’attenzione sui social network, riprendendo una dichiarazione di H&M di marzo del 2020. Il marchio svedese si diceva “molto preoccupato” sulle denunce di lavori forzati nella comunità uiguri in Xinjiang, per cui avrebbe bloccato l’acquisto di cotone per la propria produzione.

In seguito a questa segnalazione, il quotidiano cinese Global Times ha deciso di allargare lo spettro e citare altri brand molto famosi in Cina, tra cui Burberry, Adidas, Nike e New Balance, per le loro “osservazioni taglienti” sul cotone dello Xinjiang. Sulle piattaforme cinesi sono stati denunciati altri presunti “colpevoli”, tra cui il giapponese Uniqlo e l’americano Gap.

Global Times ha scritto che l’azienda spagnola Inditex, proprietaria di Zara, “eliminò silenziosamente” una dichiarazione su Xinjiang dai siti in inglese e spagnolo.

Wang Yibo, popolare cantante e attore cinese, ha annunciato la fine del contratto di di sponsorizzazione con H&M e Nike, commentando nella tv statale: “Come può H&M mangiare riso cinese e poi rompere la pentola cinese?”. Anche l’attore Huang Xuan e Song Qian, cantante e attrice, hanno deciso di interrompere i contratti con H&M. Stessa scelta dell’attrice Tang Songyun, immagine della Nike. Un rappresentante di Tang ha spiegato che l’artista “si oppone decisamente a qualsiasi atteggiamento che possa diffamare o creare voci sulla Cina”.

Poco dopo le dichiarazioni del Partito Comunista cinese, Nike e Adidas hanno cominciato a ricevere attacchi sui social network. Molti utenti hanno dichiarato che non avrebbero più acquistato Nike e di preferire marchi locali Li Ning e Anta. Altri hanno invitato Adidas a lasciare il territorio cinese.

La reazione del mercato finanziario è stata immediata. I titoli di Anta Sports Products Ltd e Li Ning Co sono saliti, mentre le azioni di Adidas, Inditex e H&M hanno perso valore nelle Borse d’Europa.

Questa non è la prima volta che Pechino attacca marchi stranieri che si sono pronunciati su Taiwan, Tibet e altri temi delicati. Molto frequentemente, le compagnie si scusano, e modificano le informazioni, per non subire danni nel mercato cinese.

Tuttavia, il caso dello Xinjiang è molto più complesso perché riguarda i diritti umani e le sanzioni internazionali.

A gennaio, gli Stati Uniti hanno imposto un divieto sul cotone prodotto nello Xinjiang, che è uno dei principali fornitori delle fabbriche di abbigliamento occidentali.

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