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Huawei dopo le sanzioni Usa. La crescita rallenta, ma occhio Europa…

Huawei pubblica il suo rapporto 2020, il primo dopo le sanzioni di Trump: cresce solo in Cina. Ora palla in campo europeo: serve investire nelle nostre aziende e attirare investimenti dagli Usa, altrimenti…

È storico il rapporto 2020 pubblicato oggi da Huawei: analizza gli effetti del primo anno completo dalla firma dell’executive order con cui nel maggio del 2019 l’allora presidente statunitense Donald Trump aveva bandito dall’infrastruttura 5G del Paese la società cinese (accusata di spionaggio per conto del governo cinese dall’intelligence americano così come dal Copasir in Italia). È stato “un anno davvero difficile” per l’azienda, come ha raccontato un anonimo manager al Washington Post.

I NUMERI

Huawei ha chiuso il 2020 con ricavi in aumento del 3,8%, a 891,4 miliardi di yuan (circa 136,7 miliardi di dollari). Una brusca frenata rispetto all’oltre 19% di crescita registrato l’anno precedente. I profitti si sono attestati a a 64,6 miliardi di yuan (quasi 10 miliardi di dollari) con crescita annua del 3,2%. Anche in questo caso si registrato un calo nella crescita: era del 5,6% nel 2019. Anche l’utile cresce ma frena: nel 2020 è salito del 3,2% (a 64,6 miliardi di yuan pari a 9,8 miliardi di dollari) rispetto al 5,6% dell’anno precedente. La società ha diversificato le attività spingendo molto, per esempio, sul cloud computing.

BENE IN CINA, MALE ALTROVE

I numeri raccontano come la crescita del gruppo sia stata trainata dal mercato cinese, con vendite pari a a 584,9 miliardi di yuan (89,7 miliardi di dollari), in crescita del 15,4% rispetto al 2019. Si tratta di più del 65% delle entrate totali. Crollati i ricavi altrove: in Europa, Medio Oriente e Africa sono scesi del 12,2%; in Asia (extra Cina) dell’8,7%; nelle Americhe del 24,5%.

FOCUS SUL CLOUD

Il vicepresidente del colosso di Shenzhen, Ken Hu, ha rimarcato la sua “fiducia sulla strategia del gruppo: continueremo a fare il nostro lavoro fino in fondo, un passo dopo l’altro. Nel 2021, continueremo a trovarci in un ambiente globale complesso e instabile”, ha continuato Ken Hu. “La pandemia di Covid-19 e l’incertezza geopolitica presenteranno sfide continue per la comunità globale. Huawei crede profondamente nel potere della tecnologia digitale per fornire nuove soluzioni ai problemi che tutti dobbiamo affrontare. Continueremo a innovare, spingendo i confini della tecnologia e confrontandoci con sfide globali per garantire la trasformazione digitale insieme ai nostri clienti e partner”.

PALLA ALL’EUROPA

Dicevamo che il rapporto è storico. Huawei non può non citare le decisioni statunitensi. Ma è interessante notare il fatto che queste siano trattate come un rischio operativo. Il focus del rapporto, però, è su tutt’altro. Un esempio? Il 5G aiuterà la sicurezza dei minatori. Ma il rapporto è un messaggio chiaro, una prova di forza: il 5G in Cina va a gonfie veloce, la società resiste – quelli bravi di questi tempi parlano di resilienza – e Huawei può prepararsi a rivendicarlo.

La palla è nel campo dell’Occidente, dell’Europa in particolare, che intanto sta mettendo dei paletti alle società cinesi: a livello industriale non può che svegliarsi, far correre veramente le aziende europee, attirare investimenti dagli Stati Uniti. Altrimenti non resterà che una soluzione: cedere alla narrazione cinese, pronta a tutto per dimostrare all’Occidente che tenere fuori le sue aziende è un costo.



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