Skip to main content

Ericsson e Nokia, ma non solo. Ecco chi ha sorpassato Huawei

Ecco i primi risultati delle restrizioni Usa. Huawei perde quote di mercato nelle apparecchiature di rete fuori dalla Cina. Sorpasso delle europee Ericsson e Nokia. E Oppo la scavalca nel mercato smartphone in patria. Tanto che il colosso pensa a…

Una vittoria della amministrazione statunitense guidata da Donald Trump? A meno di due mesi dal cambio alla Casa Bianca con l’ingresso di Joe Biden, i dati che riguardano Huawei dimostrano come la società cinese – accusata dagli Stati Uniti di spionaggio per conto del governo di Pechino – stia perdendo terreno. All’estero ma non soltanto.

SORPASSO ERICSSON E NOKIA

Nel 2020, la quota dei ricavi di Huawei dalla vendita di apparecchiature wireless in tutto il mondo, Cina esclusa, è diminuita di 2 punti percentuali, secondo un’analisi di Dell’Oro Group pubblicata dal Wall Street Journal, attestandosi al 20%, e classificandosi così al terzo posto dietro alla svedese Ericsson e alla finlandese Nokia. Ericsson ha consolidato la sua vecchia quota di mercato in Cina attorno al 35%, in aumento di 2 punti percentuali, mentre Nokia ha guadagnato 1 punto percentuale, chiudendo l’anno con un 25% circa. Inoltre, sul finire del 2020, Huawei ha perso il primato di più grande produttore di smartphone al mondo, scendendo al quinto posto sotto il peso delle pressioni degli Stati Uniti. Ora, lo stesso sta accadendo al core business dell’azienda delle attrezzature per le reti mobili.

LE STRETTE USA MA NON SOLO

Sotto la pressione degli Stati Uniti – iniziata con Trump e continuata anche con Biden – molti alleati hanno vietato o limitato l’uso delle apparecchiature Huawei nelle loro reti 5G di prossima generazione, citando timori per la sicurezza nazionale. Un’ulteriore sfida è arrivata dalla nuova amministrazione statunitense, che ha affermato che considera Huawei una minaccia per la sicurezza e che lavorerà con gli alleati per proteggere le proprie reti delle telecomunicazioni. Le nazioni che hanno varato delle restrizioni o che stanno valutando di procedere in tal senso – tra cui Australia, Regno Unito e alcuni Paesi europei – costituiscono oltre il 60% del mercato mondiale delle apparecchiature cellulari, ha spiegato Stefan Pongratz, analista della società Dell’Oro, che ha sottolineato che più di 25 fornitori di telecomunicazioni europei sono passati da Huawei a un altro fornitore negli ultimi anni.

SUL MERCATO SMARTPHONE

Se si considerano le vendite in Cina, Huawei rimane il più grande produttore di apparecchiature di rete mondiale. Diverso il discorso per quanto riguarda gli smarthphone. Infatti, i dati di Counterpoint Research raccontato di un sorpasso di Oppo, che ha il 21% del mercato cinese (merito anche del successo della nuova serie Reno 5); seguono altre due aziende cinesi, Vivo e appunto Huawei, al 20%. Poi Apple e Xiaomi al 16%. Huawei ha aumentato la sua attenzione sul mercato premium a causa della carenza di componenti causata dalle sanzioni statunitensi, sottolinea Counterpoint. Inoltre, la cessione di Honor, anch’essa legata alla stretta di Washington, ridurrà ancor di più le quote di mercato del colosso di Shenzhen.

LE PROSSIME MOSSE

Dopo quasi due anni di sanzioni statunitensi che hanno ridotto il suo accesso alle principali catene di approvvigionamento, Huawei già è stata costretta a vendere una parte della sua attività legata agli smartphone per mantenere in vita il marchio. Ma non basta. Il colosso di Shenzhen, come raccontato anche su Formiche.net nei giorni scorsi, sta pensando a una rivoluzione verde: è, infatti, in trattative con l’azienda pubblica cinese Changan Automobile e altre case automobilistiche per utilizzare i loro stabilimenti per realizzare i suoi veicoli elettrici.

LE ALTRE DIFFICOLTÀ IN CINA

Intanto, le tensioni tra le due superpotenze stanno mietendo altre vittime. Tra cui il colosso dei droni cinese Dji che, come riporta l’agenzia Reuters, sta subendo le strette statunitensi che si traducono non soltanto in minori quote di mercato significative ma anche in un fuggi fuggi del personale.


×

Iscriviti alla newsletter