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Con Bibi o contro Bibi. Alle 16 il live talk di Formiche sulle elezioni israeliane

La coalizione di Netanyahu rischia di non conquistare i 61 seggi necessari per formare un governo. Ago della bilancia potrebbe essere Ra’am, formazione islamista. Ma all’orizzonte già si intravedono le quinte elezioni in poco più di due anni

***Live Talk***

Alle 16 su questa pagina, sulla homepage di Formiche.net e sulla pagina Facebook di Formiche ci sarà un evento dal vivo con Fiamma Nirenstein e Jonathan Pacifici, che discuteranno del risultato elettorale in Israele. Modera Gabriele Carrer.

 

 

 

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Lo spoglio delle schede è al 90% e Israele rischia un nuovo stallo. La coalizione del primo ministro Benjamin Netanyahu potrebbe non riuscire a conquistare i seggi necessari per formae un governo fermandosi a 59, due in meno rispetto alla maggioranza alla Knesset.

Il Likud, il partito del premier, si conferma primo partito del Paese con 30 seggi. Al secondo posto c’è Yesh Atid del centrista Yair Lapid con 18 seggi. Seguono gli ultraortodossi di Shas a 9; Blu e bianco dell’ex alleato del premier, Benny Gantz, a 8; gli ultraortodossi di Giudaismo Unito nella Torah, l’ultradestra di Yamina guidata da Naftali Bennett e i laburisti tutti a 7; Nuova Speranza di Gideon Sa’ar, che sembrava poter essere la novità di questa tornata elettorale – la quarta in due anni – si ferma a 6 come Yisrael Beytenu e il Partito sionista; a 5 i socialdemocratici di Meretz.

Il futuro della politica israeliana potrebbe dipendere dal risultato del partito islamista Ra’am, che nel corso dello spoglio ha oscillato sopra e sotto lo sbarramento del 3,25%. Se alla fine dello spoglio dovesse superarlo, allora la coalizione di Netanyahu, con l’appoggio di Bennett, si fermerebbe a 59 (in caso contrario, riuscirebbe a ragiungere quota 61).

La formazione guidata da Mansour Abbas, uscita dalla Lista araba unita e considerata su posizioni più moderate, potrebbe essere dunque il game-changer della politica israeliana. Le schede arrivate in mattinata dal Sud del Paese hanno smorzato l’entusiasmo del premier.

Abbas non ha mai di fatto escluso di governare con Netanyahu. Ma l’ipotesi rimane remota. E non soltanto perché significherebbe un esecutivo sotto scatto della formazione islamista. Ma anche perché un’apertura del Likud non è scontata. Al capogruppo Miki Zohar che ha parlato di “dover di far tutto il possibile, e intendo qualsiasi cosa, per evitare la quinta elezione” hanno risposto diversi deputati annunciando la loro contrarietà. Per non parlare dell’opposizione che arriverebbe dalla destra di Netanyahu a una simile apertura.

(Articolo in aggiornamento)

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