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Effetto Letta, come il Pd si sta riprendendo la scena politica. Lo spiega Nicodemo

Letta è tornato con le idee molto chiare. Avrebbe detto un allenatore molto amato a Roma che Letta vuole “rimettere la chiesa al centro del villaggio”. Le battaglie d’identità – voto ai sedicenni, ius culturae –  sono servite a manifestare con forza il perimetro del Pd. I sondaggi stanno già premiando questa svolta

Enrico Letta è segretario del Pd da soli dieci giorni, eppure la svolta data al suo partito è talmente evidente che sembrano passate molte settimane. Ricapitoliamo. Ha nominato due vicesegretari rappresentanti di due aree culturali diverse e figli della NextGenerationPd, come ha chiosato Enzo Amendola. Ha costruito una segreteria plurale e bilanciata, scegliendo nelle correnti e aprendo ad esperienze esterne al Pd, come Antonio Nicita o Mauro Berruto. Ha chiesto e ottenuto un passo indietro a Delrio e a Marcucci, in modo che fossero una deputata e una senatrice a guidare i gruppo parlamentari.

Ha fermato Gualtieri – per ora – nella corsa a sindaco di Roma e lo stesso giorno ha incontrato Calenda per ricostruire un rapporto di alleanza con Azione. Con Speranza ha manifestato comunanza di idee e visioni. Ha ribadito a Draghi che l’agenda del governo è quella del Pd, e che proprio il Pd è il primo sostenitore di questo esecutivo.

Oggi infine ha incontrato Giuseppe Conte, il leader in pectore del M5S, per riaffermare una linea chiara: quella del Pd alleato e non subalterno al M5S, soprattutto in vista delle amministrative di autunno, prima vera prova elettorale dei due nuovi leader. Il tweet di Letta è abbastanza esplicito “Un primo faccia a faccia, molto positivo, tra due ex che si sono entrambi buttati, quasi in contemporanea, in una nuova affascinante avventura”. Un tweet significativo: ci si riconosce vicendevolmente nel ruolo di ‘ex’ inquilini di Palazzo Chigi, entrambi ‘vittime’ del medesimo destino, se così vogliamo dire.

Insomma, Letta è tornato con le idee molto chiare. Avrebbe detto un allenatore molto amato a Roma che Letta vuole “rimettere la chiesa al centro del villaggio”. Le battaglie d’identità – voto ai sedicenni, ius culturae –  sono servite a manifestare con forza il perimetro del Pd. Allo stesso tempo sono state un trappolone politico in cui Salvini è caduto incautamente. Nella polarizzazione con la Lega, il Pd ha tutto da guadagnare perché si rafforza nel consenso e diventa il vero antagonista di Salvini.

I sondaggi stanno già premiando questa svolta. Il terreno perso dalle dimissioni di Zingaretti è quasi del tutto recuperato. Certo, tornare al 20% è un obiettivo fondamentale per dare fiato e speranza al progetto politico del Pd. Ma non basta. Se il tema è quello di costruire un nuovo Ulivo con il Pd al centro come asse della coalizione e del governo del Paese, servirà una capacità di mobilitazione di interessi e di elaborazione di politiche in grado di rappresentare istanze e desideri di milioni di italiani che oggi non guardano al Pd.


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