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Lancio di nuovi missili balistici. Così la Corea del Nord saluta Biden

Dopo un anno di pausa, la Corea del Nord è tornata a lanciare missili balistici, testando un nuovo vettore. Il momento non sembra casuale: la prossima settimana il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan vedrà i collegi di Corea del sud e Giappone per trattare il tema. Si punta a coinvolgere anche Cina e Russia, ma nel Pacifico gli equilibri restano complessi

Dopo l’Iran, anche la Corea del Nord rivolge il suo saluto missilistico a Joe Biden. La Kcna, agenzia di stampa di regime, ha confermato oggi il lancio di due vettori “tattici guidati” del tutto nuovi. Le foto pubblicate mostrano un missile partito da un lanciatore mobile, corredate da spiegazioni secondo cui sarebbe arrivato a destinazione venti minuti dopo, colpendo il bersaglio, a 600 chilometri a largo della costa orientale del Paese. Secondo le autorità di Corea del Sud e Giappone (per ovvie ragione le più attente alle capacità di Pyongyang) il volo sarebbe stato invece più breve, al massimo di 450 chilometri, al di fuori della zona economica esclusiva di Tokyo, il cui ministero della Difesa ha comunque condannato, per primo, il test. Secondo i giapponesi, i vettori in questione sarebbero missili balistici mai collaudati prima.

LE CONDANNE

È il primo test balistico di Pyongyang dopo un anno di apparente stallo (più frequenti sono stati i test su missili da crociera, l’ultimo domenica). “Lo sviluppo di questo sistema d’arma è di grande significato per il rafforzamento della potenza militare del Paese e per la deterrenza nei confronti di ogni sorta di minaccia nella Penisola coreana”, afferma l’agenzia Kcna. Il primo ministro del Giappone, Yoshihide Suga, ha definito il test “una violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu e una “minaccia alla pace e alla sicurezza del Giappone e della regione”. Condanne sono arrivate anche da Seul e dal Comando Usa dell’Indo-Pacifico, che in una nota ha sottolineato.

IL DOSSIER PER BIDEN

La conferma del lancio è avvenuta mentre alla Casa Bianca Joe Biden teneva la sua prima conferenza stampa. Gli Stati Uniti sono pronti a “rispondere di conseguenza”, ha detto il presidente. E sul test “ci stiamo consultando con i nostri alleati e partner; se la Corea del Nord tenterà una escalation, ci saranno risposte”. Si è unito alle considerazioni del premier Suga sulla violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu, confermando comunque la volontà di aprire “qualche forma di rapporto diplomatico” a condizione che miri a un risultato chiaro: “la nuclearizzazione”.

LE ARMI DI PYONGYANG

D’altra parte, il test è per il neo presidente americano il primo biglietto da visita missilistico da parte di Pyongyang. Nel corso della sua campagna elettorale, Biden ha criticato a più riprese l’atteggiamento amichevole di Donald Trump per Kim Yong Un, definendo quest’ultimo un “delinquente”. Pochi giorni prima dell’insediamento alla Casa Bianca, a conclusione delle ricorrenze per la festa dei lavoratori, il leader nordcoreano assisteva a un’imponente parata in notturna conclusa nella piazza centrale di Pyongyang, intitolata al nonno. Apparivano in quell’occasione nuovi sistemi d’arma, per un arsenale già corposo: un nuovo missile balistico lanciabile da sottomarini, a due stadi, ritenuto l’ultima versione del vettore Pugguksong già testato; e nuovi missili balistici a corto raggio, caricati in coppia su un sistema di lancio mobile, più grandi dei già svelati KN-24, serie di vettori con design simile ai russi Iskander. Tra l’altro, già a ottobre, in un’altra parata, la Corea del Nord aveva mostrato un nuovo missile balistico lanciabile da sottomarino e, soprattutto, un nuovo missile balistico intercontinentale, un razzo da 26 metri trasportato da un veicolo a undici ruote.

LE MOSSE USA

I vari show facevano emergere la volontà di Pyongyang di restare ai vertici dell’agenda regionale, anche per la nuova presidenza americana. Anche ora il lancio (che è un livello oltre la parata) non sembra arrivare in un momento casuale. Due settimane, fa il segretario di Stato Tony Blinken e il capo del Pentagono Lloyd Austin hanno fatto il tour degli alleati dell’Indo-pacifico, trattando il tema nordcoreano con i colleghi di Giappone e Corea del sud. Per questi, le capacità di Pyongyang restano in cima alla liste delle minacce.

IL MOMENTO

Per la prossima settimana è previsto l’incontro tra i consiglieri per la sicurezza nazionale di Usa, Sud Corea e Giappone per discutere proprio di Corea del Nord. Solo pochi giorni fa, il consigliere americano Jake Sullivan spiegava in un’intervista alla MSNBC la volontà di avviare un confronto con Cina e Russia per la denuclearizzazione della Corea del Nord, coinvolgendo su questo prima di tutto gli alleati regionali, Seul e Tokyo. Spiegava inoltre che la nuova amministrazione ha tentato di aprire il dialogo con Pyongyang, senza però ricevere risposta dai canali diplomatici. La risposta sembra arrivata con il test balistico, che offre a Kim Yong Un un nuovo punto di forza, dimostrazione che (nonostante il rapporto con Donald Trump) il programma missilistico è andato avanti. Per gli Stati Uniti il dossier appare una fastidiosa complicazione nel quadro del Pacifico, lì dove si apprestano a orientare gran parte dei loro impegni internazionali.

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