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Nicola Calipari, al servizio della Nazione. Il ricordo del prefetto Vecchione

Di Gennaro Vecchione

Sono trascorsi sedici anni dalla drammatica notte in cui l’agente del Sismi Nicola Calipari ha perso la vita in un’operazione per salvare la giornalista Giuliana Sgrena. Ancora oggi la lezione di quel servitore dello Stato è viva e così la sua memoria. Il ricordo del prefetto Gennaro Vecchione, Direttore generale del DIS

Oggi la memoria di tutti gli italiani, ed in modo in particolare delle donne e degli uomini dell’Intelligence, torna alla drammatica notte di sedici anni fa, nella quale un valoroso servitore dello Stato, Nicola Calipari, appartenente al Sismi, perdeva la vita nel corso dell’operazione volta a liberare la giornalista italiana Giuliana Sgrena.

Un pensiero di profonda e sincera vicinanza, va anzitutto a sua moglie Rosa e a tutti i suoi familiari.

Il Comparto ricorda i Caduti perché nei valori che li animarono risiede la linfa più genuina dalla quale trarre alimento per intraprendere le sfide da fronteggiare.

Come è scolpito nella Parete della Memoria di Palazzo Dante, sede unitaria dell’Intelligence italiana: “In memoria del sacrificio di chi alla sua vita antepose la sua Patria.

Nel rispetto del loro esempio, la luce per il nostro cammino. Nei valori che hanno incarnato, l’essenza del bene della nazione. Nella loro testimonianza di vita, la speranza per il nostro futuro”.

Sedici anni fa i colleghi del DIS, AISE e AISI, unitamente a tutti gli italiani, resero omaggio a Nicola Calipari per avere anteposto la sua Patria alla sua vita, ed in quel volto riconobbero la fisionomia di un’Istituzione irrinunciabile che, prima ancora di tutelare e difendere le Istituzioni democratiche e la sicurezza della Nazione, è orgoglio del silenzio e coraggio individuale.

Oggi come allora, siamo mossi dal dovere di continuare a raccogliere l’eredità di Nicola Calipari e di indicare il suo esempio all’intera comunità nazionale: di essere degni di lui e della sua straordinaria, e sempre viva, lezione di umanità.

Il ricordo pubblicato sul sito “Sicurezzanazionale.gov.it”

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