Un progetto ben fatto offrirebbe un’ancora di salvezza non solo al settore del turismo europeo, ma all’intera economia e alle persone che hanno un disperato bisogno di sollievo psicologico. La proposta di Mario Ottiglio, managing director High Lantern Group di Ginevra
Dopo quasi un anno di lockdown intermittenti e restrizioni varie, le imprese e i cittadini europei hanno il bisogno urgente di intravedere una qualunque possibilità di riapertura economica e ritorno alla normalità. Questo diventa ancora più urgente dato l’avvicinarsi della stagione dei viaggi primaverili ed estivi, che sarà decisiva per l’industria turistica.
Con ritardi ormai importanti (e imbarazzanti) accumulati sui programmi di vaccinazione, l’Europa ha bisogno di una gamma più ampia di soluzioni per riaccendere questa fonte vitale non solo di posti di lavoro, ma anche di sollievo psicologico per i propri cittadini. Una di queste soluzioni è quella di un passaporto d’immunità.
Uno strumento equo, bilanciato e scientifico, massimizzare i benefici economici e psicologici di ogni vaccino somministrato, fornendo un vantaggio importante per l’industria turistica e tutte le imprese e i lavoratori che dipendono da essa. La ripresa passa anche dal turismo, uno dei motori dell’economia europea e globale. Prima del Covid-19, l’industria europea del turismo ha sostenuto più di 27 milioni di lavoratori e 2,3 milioni di imprese, rappresentando il 10% del Pil e al 12% dell’occupazione totale. E, globalmente, l’industria del turismo è responsabile di un giro di affari da 8,3 trilioni di dollari.
Se da un lato i benefici sono chiari, dall’altro molti commentatori hanno mostrato preoccupazione su conseguenze nefaste di un passaporto, dalla possibile violazione della privacy, a problemi di sicurezza e altri aspetti. Proprio come nel caso dei test e della vaccinazione, il successo o il fallimento dei passaporti d’immunità dipenderà da come questi vengono implementati. Cinque principi fondamentali dovrebbero essere rispettati per un passaporto di successo.
Innanzitutto, i governi e gli istituti di ricerca devono basarsi su basi scientifiche valide. Non ci sono ancora prove chiare sulla trasmissibilità del Covid-19 da parte di soggetti vaccinati – cosa ulteriormente complicata dal numero crescente di varianti. A queste domande si potrà solo avere risposta quando avremo dati migliori che potranno rassicurare le persone. La fiducia del cittadino in uno strumento del genere sarà elemento cardine per il suo successo.
In secondo luogo, i passaporti d’immunità devono far parte di un pacchetto più ampio di misure che affrontano le potenziali disuguaglianze che potrebbero sorgere in base all’età, alle risorse socioeconomiche e ai gruppi demografici che accedono o meno alla vaccinazione. Mentre un passaporto offrirebbe il modo più semplice per viaggiare e impegnarsi in altre attività, queste opzioni dovrebbero essere disponibili anche per coloro che adottano misure alternative, come test, o isolamento fiduciario. Questo approccio verrebbe in soccorso di coloro che non possono ancora accedere al vaccino, mantenendo un livello accettabile di solidarietà sociale – altro elemento chiave per la gestione pandemica. Questo è ancora più importante se il passaporto dovesse essere utilizzato come modello per altre attività – andare al cinema, fare shopping, ecc. In altre parole, se il passaporto diventasse un precedente, sarebbe meglio farlo bene, tenendo in conto l’impatto a lungo termine.
In terzo luogo, la sicurezza dei dati e il rispetto della privacy devono essere garantiti senza che si generi il minimo dubbio su trasparenze e sicurezza. Ci ricordiamo tutti della reazione delle persone alle varie app di tracciamento dei contatti, cosa ha compromesso il successo di quelle iniziative quasi ovunque in Europa.
Quarto punto: un passaporto di immunità deve aggiungersi – non sostituirsi – alle misure di sanità pubblica esistenti. Sebbene la vaccinazione potrebbe – in uno scenario ottimistico – porre fine alla pandemia, non ci sarà permesso di togliere le mascherine, di mantenere una certa distanza fisica e di proseguire col tracciamento e altre misure necessarie per limitare la diffusione durante il periodo provvisorio in cui i vaccini sono ancora in fase di lancio e di implementazione.
Infine, queste misure devono essere imperativamente coordinate e standardizzate tra i diversi paesi. In questo senso, l’annuncio UE di un pass COVID sembra essere un passo nella giusta direzione. Un passaporto di immunità ha un valore limitato se non permette un accesso equo ai vari paesi europei. È necessaria una forte cooperazione regionale e internazionale per garantire un livello praticabile di standardizzazione e uniformità, con organismi come l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Associazione internazionale del trasporto aereo (IATA), l’Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite e altri in grado di assumere un ruolo guida.
Un progetto ben fatto offrirebbe un’ancora di salvezza non solo al settore del turismo europeo, ma all’intera economia e alle persone che hanno un disperato bisogno di sollievo psicologico. Potrebbe consentire a milioni di persone di riprendere più rapidamente routine più normali, determinando una ripresa più rapida delle attività. Data la gestione poco efficace del 2021 pandemico incombono rischi di possibile fallimento: ecco dunque l’importanza di imperniare la discussione su principi fondamentali e condivisi come caposaldo per riprenderci ciò che abbiamo smarrito a Febbraio 2020.