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Paura & propaganda: la ricetta del potere di Putin

L’ultimo rapporto di EUvsDisinfo offre il fil rouge della propaganda del Cremlino. Ecco come repressione e disinformazione alimentano il mito della Grande Russia di Vladimir Putin

Da dove deriva il potere insormontabile di Vladimir Putin? James Rodgers, giornalista britannico che ha vissuto e lavorato in Russia (e la racconta da trent’anni) offre uno spunto di riflessione. Putin è stato, agli occhi di molti, il fautore della rinascita economica dopo il crollo del regime sovietico. L’elettorato impoverito chiedeva sicurezza economica e stabilità e lui ha provveduto a fornire entrambi dal 2000 al 2008; coloro che hanno vissuto sulla propria pelle il crollo dell’URSS gli sono grati per aver risollevato il Paese.

Eppure, quel successo non può garantirgli credito eterno, specie a fronte della stagnazione economica che ha caratterizzato la Russia nell’ultima decade. I giovani russi di oggi non hanno conosciuto l’instabilità e la povertà del tramonto dell’URSS, e la promessa di sicurezza offerta da Putin non regge il confronto con la mancata crescita degli standard di vita (peggiorata dai prezzi del petrolio in discesa e dal Covid-19) e la corruzione del sistema russo.

La situazione odierna spiega il successo dell’attivista anticorruzione Alexei Navalny, avvelenato dal Cremlino la scorsa estate e arrestato a gennaio. E qui entra in gioco il secondo elemento chiave, cruciale per capire le basi dello strapotere del presidente russo: Putin, usando propaganda e repressione, ha alimentato un mito.

L’ultimo rapporto di EUvsDisinfo, il distaccamento europeo che raccoglie e contrasta la disinformazione, ha offerto un filo conduttore per l’immenso archivio di fake news che sta ammassando. L’informazione russa che emana direttamente dal Cremlino è volta a sostenere il regime di Putin e legittimare l’erosione dei fondamenti democratici di Mosca, tali per cui non solo il presidente controlla la Duma e potrebbe restare in carica fino al 2036, ma può permettersi di manovrare le elezioni e reprimere le eventuali rivolte con la violenza.

La soluzione è raccontare una Russia idealizzata, un “impero” eterno e “buono” che va da Vladimir il Grande a Vladimir Putin, saldamente ancorato alle proprie tradizioni e soprattutto minacciato dall’America, suo nemico giurato, che controlla l’Ucraina e trova nell’Unione europea e nella NATO un esercito di utili idioti.

Creare il nemico, come ogni storiografo può confermare, aiuta a legittimare il leader che lo combatte idealmente. Quindi Putin, il difensore ultimo dei valori tradizionali, racconta attraverso i media russi un Occidente decadente e viziato, in preda alla lussuria, all’ideologia LGBT o addirittura alla zoofilia, il cui obiettivo è la distruzione della Russia.

L’elemento dirimente della propaganda russa è, appunto, la perpetuazione di questa lotta eterna di stampo para-religioso, come spiega EUvsDisinfo. Sono ammesse solo due categorie di fruitori, chi è con (i “fedeli”) e chi è contro. Così chi dissente dalla narrativa ufficiale – come Navalny – diventa automaticamente un nemico della Russia, manovrato dall’Occidente.

Come spiega Rodgers, coloro che protestano rischiano l’imprigionamento e la perdita del posto di lavoro o studio. Questo spiega la dimensione “contenuta” delle proteste russe in relazione al numero di abitanti, come anche i 4.000 arresti durante l’ultima protesta per la liberazione di Navalny.

Fuori dai confini russi l’idea è la stessa, ossia legittimare il regime del Cremlino con una marea di mis- e disinformazione e denigrare la versione occidentale. L’esempio per eccellenza è la Crimea, la regione ucraina annessa da Putin manu militari nel 2014 (operazione ritenuta illegittima dalla comunità internazionale). La propaganda del Cremlino insegna che la Crimea è sempre stata russa, che gli abitanti della regione hanno votato a gran maggioranza per “riunirsi” alla Russia via referendum, o che addirittura molti europei si stanno trasferendo in Crimea per sfuggire alla decadenza morale dell’Unione (qui oltre 600 notizie propagandistiche relative alla Crimea).

In questo modo l’annessione della Crimea, le relative sanzioni di Usa e Eu e le truppe americane in Ucraina diventano architravi della necessità di un “impero eterno” per difendere la Madrepatria dagli attacchi occidentali. Il presidente ex-agente KGB deve portare avanti una strategia per avvallare l’azione del Cremlino, sia domesticamente che internazionalmente – anche se dovrà presto inventarsi qualcosa di nuovo per perpetuare il mito, come spiega Rodgers. Del resto, le ultime rivolte indicano un possibile infragilirsi delle fondamenta del potere putiniano.

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