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Più che uno scontro, tra Draghi e regioni è una partita in solitaria

Draghi oggi ha risposto alle domande dei giornalisti. E nell’annunciare la ripresa delle scuole fino alle medie nelle zone rosse, ha messo bene in chiaro chi ha l’ultima parola tra governo e regioni

Di tutte le cose che ha detto Draghi oggi in una variegata conferenza stampa post cabina di regia (dove abbiamo capito che i tempi duri sono ancora a venire, considerando quanto affermato sulla crescita della disoccupazione attesa e dichiarata con un netto “non abbiamo ancora visto nulla”) politicamente il peso maggiore sono le parole sulle Regioni. C’è aria di guerra infatti tra il centro e la periferia dello stato, e cresce nel paese una nuova voglia di centralizzazioni. Ma il premier ha tagliato corto e risposto all’attacco: “Niente è obbligatorio nel rapporto fra Stato e Regioni, all’interno dello schema complessivo previsto dalla Costituzione”.

La seconda bordata è arrivata sulla scuola: “Ci sono state scelte dei governatori sulla chiusure delle scuole che dovranno essere riconsiderate, sulla base della scelta del governo che ritiene la scuola in presenza un obiettivo primario”.

Ultima stoccata proprio sullo scontro legato al piano vaccinale: “Quello che ho detto in Parlamento era una reazione abbastanza spontanea a vedere le differenze nel grado di vaccinazioni nelle varie regioni su quelli oltre gli 80 anni e forse anche oltre i 70”. E, rispondendo ancora ad una domanda: “la Costituzione attribuisce al Governo le competenze sanitarie in caso di pandemia”.

Più che uno scontro è una partita in solitaria.


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