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I porti italiani nella Via della Seta? Ecco cosa ha detto Giovannini

Giovannini dà le sue linee guida del ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Tra le priorità per i porti, l’interconnessione con le reti trans-europee, l’area Med e la Via della Seta. E qualcuno storce il naso…

Audito dalle commissioni riunite VIII Ambiente e IX Trasporti della Camera dei deputati, il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, ha tracciato le linee guida del suo lavoro.

Molti i punti toccati. Lo stretto di Messina: “La commissione tecnica sta lavorando per ultimare il rapporto”. Alitalia e la possibile interazione con Ferrovie: “una pista su cui bisognerà lavorare”. I fondi europei: “O noi comprimiamo in modo straordinario i tempi che storicamente l’Italia usa per fare le opere oppure noi non vedremo i fondi europei perché non riusciremo a completare le opere nel 2026”. Il Recovery fund: “Gli interventi finanziati con Pnrr dovranno contribuire alla transizione ambientale e digitale, alla resilienza e alla sostenibilità. Dobbiamo sostenere i processi di innovazione e aumentare la competitività”. E ancora: “Le risorse assegnata al Mims nella bozza di Pnrr in fase di revisione ammontano a circa 48 miliardi di euro di cui 32 miliardi aggiuntive”. Un’occasione da non perdere per “una trasformazione radicale del modello economico e sociale”.

Il ministro ha anche consegnato alle commissioni il documento completo (sono 14 pagine) con le sue linee programmatiche. Nel capitolo dedicato alle infrastrutture idriche non si trova menzione della sicurezza di queste, nonostante i recenti clamorosi casi di attacchi informatici – in Israele e in Florida.

Di interesse strategico per il Paese sono anche i porti, già finiti sotto i riflettori del Copasir preoccupato per le mire sul porto di Taranto ma anche per il ruolo di Cccc nel porto di Trieste.

Sottolineando la necessità di completare e implementare l’avviato processo di riforma del sistema portuale italiano attraverso una strategia marittima integrata, il ministro Giovannini spiega anche “dal punto di vista infrastrutturale, in linea generale è necessario dare priorità”. A che cosa? Cinque punti. Tra questi: le “connessioni di rete lunga, interconnettendo a livello funzionale e infrastrutturale i sistemi portuali nazionali con le tre grandi direttrici delle reti TEN/T, dell’area euroasiatica BRI e dell’area MED”.

Quattro dei nove corridoi TEN/T (reti trans-europee di trasporto) interessano l’Italia, si legge sul sito del ministero: quello mediterraneo, che attraversa il Nord Italia da Ovest ad Est; quello Reno Alpi, che passa per i valichi di Domodossola e Chiasso e giunge al porto di Genova; quello baltico-adriatico, che collega l’Austria e la Slovenia ai porti del Nord Adriatico di Trieste, Venezia e Ravenna; quello scandinavo-mediterraneo, che parte dal valico del Brennero e collega Trento, Verona, Bologna, Firenze, Livorno e Roma con i principali centri urbani del Sud come Napoli, Bari, Catanzaro, Messina e Palermo.

Grande curiosità tra i commissari per quel riferimento alla Via della Seta, “l’area euroasiatica BRI”, cioè la Belt & Road Initiative, il progetto espansionistico del presidente cinese Xi Jinping a cui l’Italia ha aderito due anni fa firmando un memorandum d’intesa.

Il ministro Giovannini aveva parlato della Via della Seta recentemente, sei mesi fa, durante l’assemblea nazionale di Manageritalia. Allora era portavoce di Asvis, Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, e diceva (come si legge nei documenti dei lavori): con lo scioglimento dei ghiacci e la rotta nordica che inizia “a diventare una possibile realtà tra breve”, diceva, “rischiamo di trasformare il nostro Mezzogiorno in una piattaforma logistica che però non ha il terminale, perché da un lato cambiano i tragitti delle navi, ma dall’altro la famosa Via della Seta connetterà via terrà l’Asia e l’Europa. Il rischio di spiazzamento in questo caso potrebbe essere molto elevato, dobbiamo dunque immaginaci un Mezzogiorno forse diverso e non sono sicuro che i piani che esistono nei cassetti siano orientati in questa direzione”.

E qualche commissario ha storto in naso, convinto che la Via della Seta non sia un pasto gratis.


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