I principali temi affrontati nel corso della presentazione del libro “Rivitalizzare un’Europa (e un’Italia) anemica” di Luigi Paganetto, organizzata dalla “Link Campus University”
Rivitalizzare un’Europa (e un’Italia) anemica di Luigi Paganetto, presidente della Fondazione economia dell’Università di Roma Tor Vergata e docente di Economia europea, è un libro fondamentale per capire cosa sia successo negli ultimi 20 anni in Europa, affrontando i temi della demografia, i grandi trend dell’innovazione tecnologica e della transizione ecologica e il cambiamento di paradigma ideologico e politico cui abbiamo assistito dall’inizio della pandemia. Ma soprattutto, il libro di Paganetto affronta le principali sfide che l’Unione deve cogliere per uscire dall’emergenza sanitaria e disegnare il suo futuro.
Tra i partecipanti alla presentazione del libro, organizzata dall’Università degli Studi “Link Campus University” e moderata dal direttore responsabile di Formiche.net Giorgio Rutelli, c’erano l’ambasciatore di Francia in Italia Christian Masset, Carlo Alberto Giusti, rettore dell’Università degli Studi “Link Campus University”, Rocco Antonio Cangelosi, ambasciatore, già Rappresentante permanente alla Ue, Giandomenico Magliano, economista, già Ambasciatore d’Italia in Francia e Beniamino Quintieri, professore di Economia e finanza internazionale, Università “Tor Vergata”.
LA RIVITALIZZAZIONE DELL’EUROPA
La capacità di avere una visione di lungo periodo nell’affrontare i grandi temi e le sfide attuali è la chiave suggerita da Luigi Paganetto nel suo libro per ripensare l’Europa nel suo complesso. Il Next Generation Eu è un progetto di grande importanza, un sostegno all’economia che nasce come un’iniziativa di tanti progetti che vengono affidati ai singoli paesi.
E questi paesi, ha ricordato Paganetto, a seconda delle loro caratteristiche possono avere difficoltà a immaginare percorsi che siano europei, “se guardiamo all’immediato futuro sarà necessario vincere le sfide tecnologiche e commerciali nelle quali ciascun paese opera all’interno della sua tradizione e delle sue capacità”.
L’Italia, dal canto suo, ha una forte esigenza di associarsi ad altri paesi, se vuole affrontare nel modo giusto le sfide che la aspettano, all’interno di progetti che siano europei, come ha sottolineato il professore.
La crisi sanitaria ha dimostrato che l’Unione è stata in grado di reagire in maniera coesa, di verificare che le capacità europee sono tutt’altro che negative e oggi ci consente di parlare di Europa.
“Fino a poco tempo fa – ha aggiunto Luigi Paganetto – quando si parlava di Europa, si parlava di un’Europa molto timida, anemica, oggi c’è piuttosto un’Europa che ha pur sempre problemi seri da affrontare ma che ha lanciato un guanto di sfida con il Next Generation Eu”.
I RAPPORTI ITALO-FRANCESI
In questo momento europeo, garantito dal Next Generation Eu, c’è sicuramente una presenza italiana insieme a quella italo-francese come ricordato da Christian Masset, ambasciatore di Francia in Italia. Nella stampa francese c’è molta attenzione per le sfide che aspettano il nostro paese, dal nuovo governo al piano di rilancio.
“Tra Parigi e Roma c’è una convergenza sulla stragrande maggioranza dei temi – ha sottolineato l’ambasciatore – il nostro problema è che questa convergenza stenta a trasformarsi in azioni comuni che siano all’altezza del nostro potenziale”.
Con le grandi responsabilità derivanti dalla presidenza del G20 per l’Italia e quella dell’Ue per la Francia nel primo trimestre del 2022 e con la rinnovata fiducia, i due paesi potranno dare insieme numerose risposte alle sfide e alle domande che pone Luigi Paganetto nel suo libro.
I temi cruciali da affrontare, come noto, passano dall’ecologia, all’innovazione, alla solidarietà sociale, al cambiamento tecnologico che rappresenta un cambiamento epocale. La supremazia delle nazioni nei prossimi anni si esprimerà nelle tecnologie, per l’Europa avere una sovranità tecnologica è essenziale visto che influenza il campo della produttività e della demografia.
Jean Monnet, ha ricordato l’ambasciatore, diceva che l’Europa era quella dei piccoli passi, noi dobbiamo fare grandi passi attraverso il ripensamento dell’architettura istituzionale e della governance dell’Unione.
IL PROBLEMA DELLA GOVERNANCE
“La necessità di una riforma istituzionale europea è improrogabile, sia per quanto riguarda le competenze, sia da un punto di vista sociale”, ha affermato l’ambasciatore Rocco Antonio Cangelosi già Rappresentante permanente alla Ue, riprendendo uno degli argomenti cruciali del libro di Paganetto.
È un discorso da affrontare alla Conferenza sul futuro dell’Europa che inizierà auspicabilmente il 9 maggio. In questo momento storico, secondo Cangelosi, Italia, Francia e Germania, i tre paesi fondatori dell’Unione che hanno portato avanti le maggiori riforme europee, rappresentano il nucleo fondamentale per il rilancio della costruzione europea.
Un ripensamento della governance porterebbe a un rafforzamento dell’Europa perché possa essere in grado di far fronte agli Stati Uniti e alla Cina. Il riferimento ai due, come rilevato da Giandomenico Magliano, economista e già ambasciatore d’Italia in Francia, è alla base di tutta l’analisi di Rivitalizzare un’Europa (e un’Italia) anemica.
Il rapporto con Usa e Cina è affrontato in termini dialettici di competizione ma anche di necessaria cooperazione, naturalmente da posizioni non subalterne. Da questo punto di vista, emerge la questione della politica commerciale per la quale l’interconnessione che si palesa oggi con gli Usa deve essere sottesa alla disanima ispirando processi di collaborazione.
“L’Europa ha una grande opportunità con l’amministrazione Biden, per riprendere il rapporto transatlantico, un ritorno a quello che si diceva in termini generici multilateralismo efficace”. Il Next Generation Eu rappresenta un’evoluzione positiva in termini di governance e bisogna, secondo Magliano, trasformare in un elemento automatico quello che oggi è congiunturale.
ACCORDI E RISORSE
La capacità di spesa dei fondi europei è una questione aperta che si presenta in maniera differenziata tra i diversi paesi, ma rappresenta prevalentemente un problema italiano che storicamente ha caratterizzato la partita dei fondi di coesione, come ha ricordato Beniamino Quintieri professore di Economia e finanza internazionale, Università “Tor Vergata”.
Il governo è partito bene nell’affrontare il problema, prima tentando di realizzare un ammodernamento della pubblica amministrazione. “Spero che in futuro si torni a una gestione delle risorse che sia incentrata su pochi grandi progetti europei, piuttosto che su una loro frammentazione”.
I cambiamenti sono in corso in Europa come nel resto del mondo e avranno un’influenza importante sulle politiche commerciali dell’Ue e anche sulla geopolitica. L’ampliamento degli accordi di libero scambio a livello mondiale e il tentativo cinese di sopperire agli Usa come primo partner globale, ha ricordato Quintieri, denota il fallimento geopolitico dell’amministrazione Trump.
La Cina, in particolare, è paradossalmente diventata il maggiore sostenitore del multilateralismo, agendo su vari fronti in questa direzione negli ultimi mesi, basti pensare alla sottoscrizione del Rcep di cui fanno parte i dieci paesi Asean. L’accordo di liberalizzazione degli scambi riguarda tre miliardi di persone e il 40% del commercio mondiale.
L’Europa, dal canto suo, non dovrà semplicemente seguire i grandi cambiamenti interni che la stanno caratterizzando, ma anche sapersi inserire e trarre vantaggi dai movimenti che stanno condizionando la geopolitica e il commercio internazionale.