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Perché serve un Consiglio nazionale della Scienza

Quattro importanti organizzazioni scientifiche hanno inviato una lettera aperta al presidente del Consiglio Mario Draghi chiedendo la creazione di un Consiglio scientifico nazionale. “Il Consiglio scientifico nazionale che proponiamo non deve fare ricerca, ma indirizzare il governo verso le migliori conoscenze scientifiche nei vari ambiti”, dice a Formiche.net il prof. Antonello Pasini, fisico del Cnr e tra i firmatari di una lettera-appello al premier

La politica non consulta la scienza così spesso. Molte decisioni sarebbero certamente più efficaci se nei passaggi parlamentari o governativi gli esperti venissero interpellati in base alle proprie specificità. Quattro importanti organizzazioni scientifiche -“Energia per l’Italia”, “Scienza in Parlamento”, “Per un Paese Sostenibile”, “La Scienza al Voto” – hanno inviato una lettera aperta al presidente del Consiglio Mario Draghi chiedendo la creazione di un Consiglio scientifico nazionale. Una nuova struttura, magari alle dipendenze di Palazzo Chigi, che si faccia carico di una buona sintesi tra scienza, salute, clima e dia una mano a far crescere la cultura scientifica tra i giovani.

L’orizzonte più ravvicinato è quello del Next Generation Eu con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) dove i contribuiti delle eccellenze italiane possono fare la differenza rispetto a ipotesi meramente teoriche. Molti scienziati stanno aggiungendo la propria firma alla lettera dopo quelle di Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani, Antonello Pasini, fisico del Cnr, Vincenzo Balzani, accademico dei Lincei, Fabio Trincardi, geologo del Cnr, Paolo Vineis, vice presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Lucia Votano, già direttrice dei laboratori nazionali Infn, Stefano Zamagni, accademico della Pontificia Accademia di Scienze Sociali.

Sull’iniziativa abbiamo intervistato il prof. Antonello Pasini, fisico del Cnr, promotore, tra gli altri, dell’appello  a Draghi e coordinatore di “La Scienza al Voto”.

Professor Pacini, il governo ha risposto alla vostra lettera aperta? E se non lo fa, cosa pensano di fare le quattro entità scientifiche?

Il Presidente Draghi non ha ancora risposto. Siamo sicuri che risponderà e, sperabilmente, ci convocherà. Se non dovesse accadere, ovviamente non demorderemmo, perché il tema di un inserimento della scienza in maniera strutturale nelle nostre istituzioni risulta troppo importante, soprattutto in questo momento in cui dobbiamo progettare il nostro futuro dei prossimi decenni.

La proposta del Consiglio é un’assoluta novità per l’Italia. Non temete che la sua istituzione possa sovrapporsi agli Enti di ricerca già esistenti? Molti dei firmatari della lettera , peraltro, lavorano proprio in quelle strutture.

Non c’è contrasto, né di finalità , né di compiti. Il Consiglio scientifico nazionale che proponiamo avrebbe una struttura snella con una rappresentanza apicale della scienza italiana: si può pensare ad alcune figure fisse (ad esempio, il presidente dell’Accademia dei Lincei, il presidente della Conferenza dei rettori, il presidente della Consulta degli enti di ricerca) più alcuni membri eletti direttamente dalla comunità scientifica. Il Consiglio scientifico nazionale non deve fare ricerca, ma indirizzare il governo verso le migliori conoscenze scientifiche nei vari ambiti. In questo senso, dovrebbe presiedere alla costituzione di Comitati scientifici specifici e interdisciplinari per affrontare determinati ambiti di azione del governo, come oggi il clima, l’ambiente e la salute, l’energia e la transizione ecologica. Da un altro punto di vista, questo Consiglio dovrebbe essere il punto di riferimento per un Ufficio studi di consulenza parlamentare, come ne esistono in vari Paesi d’Europa, che possa informare i parlamentari sui problemi scientifici che maggiormente impattano la nostra società.

Ma quanto la politica sottovaluta la scienza nelle proprie decisioni?

La politica è abituata a rivolgersi alla scienza solo in casi di emergenza e di innegabile gravità, pretendendo soluzioni rapide ed indolori di determinati problemi. Ma nei sistemi complessi in cui siamo immersi (dall’economia globalizzata al clima, dagli ecosistemi al web) occorre agire in maniera preventiva, accorta e lungimirante. Oggi siamo sicuramente in un momento di emergenza, ma anche di strutturazione del nostro futuro, ed è proprio in questo ambito che la scienza può dare un valore aggiunto.

La ricerca italiana é Cenerentola in Europa. Secondo voi in che misura dovrebbero  aumentare gli stanziamenti nel bilancio statale ? O quanto destinarvi dal Recovery plan?

Sicuramente siamo molto indietro rispetto ai Paesi, anche europei, che basano il loro sviluppo su un’economia della conoscenza. Nonostante questo abbiamo eccellenze scientifiche riconosciute a livello internazionale. In questa situazione occorre colmare il gap nei finanziamenti della ricerca in Italia, sia come investimenti progettuali e infrastrutturali (parzialmente presenti nel Pnrr), sia nel numero dei ricercatori. Altri illustri colleghi hanno proposto precise percentuali e numeri su Pil e miliardi di euro da investire in ricerca. Noi facciamo nostre queste richieste e sosteniamo con forza che non dobbiamo perdere l’occasione del Pnrr per rilanciare la ricerca in Italia.

Pensate di far crescere anche la cultura scientifica tra i giovani. In cosa dovrebbe consistere il piano di educazione scientifica per le scuole ?

Si tratta di far conoscere correttamente le dinamiche dei sistemi complessi che ci circondano, in modo da avere una loro conoscenza diffusa e rigorosa, senza cadere nella trappola delle fake news e imparando ad interagire correttamente con essi, evitando di causare disastri. In generale siamo abituati a risolvere problemi in singoli settori, non preoccupandoci di quali ricadute possano avere su altri fenomeni. Nei sistemi complessi come il clima o l’economia globalizzata questo è molto pericoloso. Occorre imparare ad agire in maniera sistemica e interdisciplinare, preventiva e cauta. Oggi nella scuola vanno sperimentati nuovi curricula interdisciplinari sui tanti temi che riguardano il nostro futuro.


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