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SCUOLA/Ad un anno del 1^ Lockdown cosa è cambiato!

A un anno esatto dal primo lockdown, facciamo il punto della situazione con le aule rimaste chiuse fino a giugno, per quasi 100 giorni di fila si raddoppia e arriva la Dad per un totale in Italia di 6 milioni di alunni su 8 Milioni.

Nessuno stupore: tutto procede come previsto lungo questi mesi, ampiamente argomentato e scritto anche da questa prestigiosa rivista Scriptamanent. Complice la variante inglese, si impenna la curva dei contagi e la soluzione più ovvia è la chiusura delle scuole.
Quindi dopo i fratelli maggiori – che dal novembre 2020 non hanno mai abbandonato le lezioni online -, tocca anche agli alunni più piccoli della primaria e della secondaria di 1^ grado tornare a studiare attraverso lo schermo di un computer in molte parti d’Italia.
In realtà ci sono regioni come la Puglia, la Calabria e la Campania ove ci si regolava motu proprio. Da qui l’allarme di una scuola che riparte a macchia di leopardo e non per tutti.

In questa fase occorre un atteggiamento collettivo corresponsabile e propositivo. La vittoria del singolo è la salvezza della Nazione.

Lungo questi mesi abbiamo sconfitto quel senso di fatalismo cui vogliono consegnarci coloro che non hanno alcun interesse a risolvere i problemi perché a quel punto li si rischia di emancipare la persona. Quindi ci confondono, ci mandano con il gioco dell’oca alla casella di partenza e con la confusione si alimenta la discriminazione. Tutto e il contrario di tutto, uno vale uno, il tuo fallimento è la mia rassicurazione.
No no, qui ne va della vita e della vita della Nazione, del futuro prossimo dei nostri ragazzi che non possiamo consegnare mani e piedi alla povertà e al padrone di turno.

Noi siamo padri e madri perché non rubiamo il futuro dei nostri figli. Non perdiamo mai di vista questo aspetto anche quando per amore della critica sterile e puerile alimentiamo la confusione e spegniamo ogni lumicino. Da questo tunnel ne vogliamo uscire quindi se non vuoi illuminare non ti permetteremo di soffiare sulla nostra lanterna. Non è una minaccia ma una promessa.

Teniamo lo sguardo fisso sull’obiettivo, far ripartire la scuola (non solo fisicamente) e per tutti nessuno escluso.

Con la lucidità di un oncologo che tenta di salvare la vita del paziente gli esami clinici erano precisi: la scuola in Italia non ha chiuso a causa del Covid bensi perché questo ha stressato i limiti del sistema scolastico italiano che degenerati in sovraffollamento aule, mezzi di trasporto e carenza di organico. Non si poteva più glissare come in tempi di precovid bisognava farne i conti e affrontarli scendendo alle radici dove si era insinuato il cancro: sovra utilizzo delle scuole statali e sotto utilizzo delle scuole paritarie.
Una diagnosi chiara come le cure altamente scomode seppur facili: autonomia alla scuola statale, libertà alla scuola paritaria, censimento dei docenti.
Insomma intervenire sulle linee di finanziamento la cura del cancro di decenni prima sordo oggi esploso: crescente povertà educativa (cresce gravemente l’11,4% del precovid), dispersione scolastica (13.5% in Italia contro una media UE del 10%), divario crescente fra il Nord (alta la % di cattedre con precari che tocca il 20,1%) e il Sud (con il 27% di dispersione scolastica).

Quindi il Covid, stressando i limiti del sistema, la dad improvvisa e mai preparata escludendo le fasce più deboli (i disabili) i più poveri, ha acuito le diseguaglianze.
Complice la sottovalutazione del problema, il tempo sciupato, e nella gestione il fattore tempo diventa una variabile determinante.
La chiusura confusa e disomogenea fra le Regioni in un rimbalzo di responsabilità tipica di politiche dello scarica barile ha fatto il resto (intere aree del sud hanno riconsegnato i ragazzi alla mafia e alla camorra).

Ad un anno dal lockdown sembra che nulla sia mutato, cambia il Governo, cambia il Ministro ma la soluzione sembra la medesima dad che cambia sigla e diventa did. Almeno cosi titolano i giornali che si nutrono dello scoop, le dirette tv. E in questa sensazione di fatalismo ove nulla è cambiato, gli umori vanno su e giù mentre le borse reggono.

E si noi siamo scoraggiati, depressi, disfattisti arrabbiati ma le borse non crollano. Segno che dobbiamo cambiare prospettiva.

Allora mentre abbiamo le ferite fresche del covid come un post terremotato, o un sopravvissuto ad un conflitto mondiale possiamo permetterci di analizzare questa differente reazione per ricordare ciò che abbiamo imparato. Ricordate le tre CCC imparate con il covid: competenza, credibilità e coraggio.

Ad un Anno dal primo lockdown cambiano i fondamentali: Cambia l’approccio.

Quindi l’approccio alla realtà e alle soluzioni dei problemi non è più fondato su un consenso social, la politica ha cambiato registro non fa più del consenso il proprio successo perché ha ben chiaro che il suo fallimento determina la morte del paziente.

Ricordate quel malato oncologico che abbiamo stressato fra chemio si chemio no, cure palliative, andrà tutto bene? Ecco, è andato in coma ed è cosi grave che si sono riuniti in sala chirurgica i migliori luminari che hanno messo da parte le varie scuole di pensiero e hanno messo in campo le migliori competenze, abbiamo in quella sala operatoria oncologi, chirurgi, anestesisti, si opera in emergenza ma occorre quella precisione di un intervento che durerà 48 ore si dovranno alternare i chirurgi, ogni tanto uscirà dalla sala operatoria qualche infermiera per dare poche notizie, essenziali, non potranno rilasciare bollettini, dirette, tutti a questo punto i famigliari quelli più stretti si fidano ciecamente dei chirurgi e a fronte dei disturbatori che cercano di fargli perdere le speranze loro sanno bene che quella è l’ultima occasione.

Non ci resta che registrare positivamente questo cambiamento radicale e indossare dei nuovi occhiali per guardare la realtà altrimenti rischiamo di vedere le cose sfocate.

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Lunedì 15 marzo alle ore 18 via Zoom suor Anna Monia Alfieri sarà relatrice nell’evento “La riforma che la scuola italiana aspetta da un ventennio”, promosso dall’Associazione per il Progresso del Paese, con il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, il Presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali Stefano Zamagni e la Dr.ssa Giovanna Boda, Capo dipartimento del Ministero dell’istruzione. Per registrarsi scrivere a segreteria@perilprogressodelpaese.it

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