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Senza donne non se ne parla. La via europea per la parità di genere

La strada è lunga e accidentata, ma il piano Next Generation EU può dare una svolta. Cosa si è detto oggi al webinar sulle politiche per la parità di genere e sull’iniziativa “No Women No Panel”, patrocinato dalla Commissione europea in Italia e da Rai Radio 1

“A distanza di settantaquattro anni dall’approvazione della nostra Costituzione – che ha sancito, in via definitiva, l’eguaglianza e la parità tra tutte le persone, senza distinzioni – gli orribili casi di femminicidio – che reclamano giustizia – ci dicono che la legge, da sola, non basta. Che un principio deve essere affermato, ma va anche difeso, promosso e concretamente attuato”.

La frequenza con cui torna alla ribalta la disuguaglianza di genere dimostra quanto ancora sia endemica, radicata e trasversale nella nostra società. Dalla mentalità, come ha ricordato il presidente Sergio Mattarella nel succitato discorso dello scorso otto marzo, all’acuirsi della disparità tra donne e uomini dopo un anno di pandemia, fenomeno rimarcato dal premier Mario Draghi lo stesso giorno.

Da Bruxelles e Strasburgo – così come dai colli romani – emerge la consapevolezza dell’entità del problema e della responsabilità che hanno le istituzioni nell’indirizzare il corso del progresso. Sempre l’otto marzo Draghi ha annunciato la Strategia nazionale per la parità di genere, studiata e presentata dalla ministra per le pari opportunità Elena Bonetti, che in linea con le direttive europee diventa parte integrante del Piano nazionale di ripresa basato sui fondi del Next Generation EU (NGEU).

“La parità di genere non si concede alle donne”, ha detto Bonetti in apertura al webinar svoltosi oggi sotto il patrocinio della Commissione europea in Italia e di Rai Radio 1; “si costruisce un sistema di dibattito pubblico, politico, economico, lavorativo in cui la parità è scelta come elemento necessario e strutturale per esercitare la democrazia”. Un fondamento è assicurare la partecipazione, lo sguardo e il contributo femminile in qualsiasi forum pubblico, dove l’automatismo culturale ci porta a dare risalto alla figura dell’”esperto” (esempio al volo: chi sono i primi virologi che vi vengono in mente?).

Da qui l’adesione della Bonetti e di Rai Radio 1 all’iniziativa europea “No Women No Panel” (liberamente tradotta in “Senza donne non se ne parla”), ideata dalla Commissaria europea per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù Mariya Gabriel. Le organizzazioni che aderiscono alla campagna si impegnano a invitare almeno una donna in ogni singolo forum di dibattito pubblico, come ha spiegato la stessa Gabriel durante il webinar, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e ispirare le prossime generazioni di donne.

In Italia l’iniziativa è stata rilanciata da Simona Sala, direttrice di Rai Radio 1 (la prima in quasi cento anni), appoggiata dal presidente Mattarella e dall’ad della Rai Fabrizio Salini, il quale ha esortato tutte le strutture della rete ad aderire. Come ha rimarcato Sala al webinar, si tratta di una prassi già diffusa all’estero e spesso sancita dalle linee guida delle singole aziende; noi, come Paese, ci stiamo arrivando con un po’ di ritardo.

La campagna è il concretizzarsi del concetto di gender mainstreaming discusso al webinar, ovvero il rendere “mainstream” la parità perché questa possa filtrare per osmosi nel sostrato culturale. Una strategia da applicare a tutto campo, spiega Bonetti, per evitare di concentrarsi sulle singole criticità e lasciare scoperto il resto. La sua Strategia nazionale per la parità di genere adotterà metriche e obiettivi misurabili, concreti, che passano dall’aumento dell’occupazione femminile (oggi al 48% in Italia) alla riforma dei congedi parentali, dal raddoppio dei posti negli asili alla decontribuzione.

Essenziale, dunque, l’approccio olistico. Paolo Gentiloni, ex premier e odierno Commissario europeo per l’economia, è intervenuto specificando che le cause della disoccupazione femminile in Italia sono molte, non basta pensare agli asili nido. Gentiloni ha promesso che Bruxelles monitorerà l’indice VIG (valutazione impatto di genere) in maniera trasversale nell’attuazione degli investimenti NGEU.

La Commissione europea, spiega l’ex premier, ha emesso una direttiva che all’approvazione del Parlamento renderà obbligatorio per le aziende rendere trasparente le differenze salariali tra uomini e donne e giustificare eventuali discrepanze. Ed Evelyn Regner, presidente della commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo, ha spiegato che l’Ue intende combattere la scarsa imprenditorialità femminile con programmi e fondi mirati di InvestEU.

La questione non è solo culturale. La parità è da assumere nel Pnrr come obiettivo strategico perché riconosciuta come azione di investimento, in quanto – come spiegato da Carlo Corazza, Direttore dell’Ufficio in Italia del Parlamento europeo – secondo McKinsey “una piena parità di genere varrebbe 240 milioni di posti di lavoro in più entro il 2025 e un Pil combinato pari a quello di Giappone, Germania e Regno Unito”.

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