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Sputnik prodotto in Italia e con lo zampino pubblico? Indiscrezioni e conferme

Secondo Reuters l’Ue starebbe considerando il vaccino russo per la propria campagna vaccinale. Intanto il fondo russo che lo commercializza fa sapere che ha stretto accordi di produzione in Germania, Francia, Spagna e Italia. Ecco perchè questi avvenimenti rappresentano una potenziale vittoria mediatica del Cremlino

Pur mantenendo pubblicamente le distanze dal vaccino russo Sputnik V, l’Unione europea lo starebbe prendendo in considerazione per la propria campagna vaccinale, come scrive oggi Reuters. In contemporanea RDIF, il fondo di investimento diretto russo che commercializza il farmaco, ha fatto sapere che ha preso accordi in Italia, Francia, Spagna e Germania per iniziarne la produzione.

Le fonti europee raggiunte da Reuters hanno indicato lo stabilimento di ReiThera, vicino a Roma, come un possibile centro di produzione del vaccino russo. La compagnia italiana (che non ha commentato) è posseduta al 30% dallo stato e sta sviluppando il proprio vaccino contro il Covid-19. Una portavoce del MISE non ha voluto fornire altre spiegazioni, ma ha detto che l’Italia “produrrà tutti i vaccini autorizzati ovunque sia possibile”.

Se Roma approvasse la produzione di Sputnik V per mano di ReiThera si tratterebbe della più importante sponsorizzazione della diplomazia vaccinale russa, eclissando gli accordi già stretti tra Mosca e svariati Paesi, tra cui Brasile, Argentina e India. Ogni centro di produzione in più rinforza la capacità di RDIF di spedirlo in giro per il mondo.

Sputnik V non è ancora stato approvato dall’EMA, l’ente regolatore europeo, né dall’AIFA, l’equivalente italiano. Marco Cavaleri, responsabile della strategia vaccini dell’EMA, ha detto ai microfoni di Radio24 che l’approvazione del vaccino russo potrebbe arrivare a maggio. “Sputnik è un vaccino ben disegnato e merita l’interesse di tutti”, ha detto, ma “dobbiamo verificare gli standard di produzione rispetto alle aspettative”.

Come confermato in precedenza dall’EMA, anche se si iniziasse a produrre Sputnik in Europa in tempi stretti lo sforzo sarebbe ininfluente ai fini della campagna vaccinale europea: si tratterebbe di 10 milioni di dosi in arrivo solo dopo che l’Ue avrà ricevuto quelle già prenotate (1,3 miliardi al netto di rallentamenti), che saranno ampiamente sufficienti a immunizzare tutti i cittadini europei.

Per avviare formalmente il processo di contrattazione con RDIF a livello europeo servono le richieste di quattro stati membri, ma non è detto che si debba passare per vie formali. Ad oggi Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia (più San Marino) già utilizzano il vaccino in Europa, e altri Paesi si stanno muovendo indipendentemente dall’Ue per ovviare ai rallentamenti nelle consegne.

RDIF ha confermato che “sono in corso negoziati con un certo numero di altri produttori per aumentare la produzione nell’Ue”. Il fondo, controllato dal Cremlino, ha già stretto accordi con la società svizzera Adienne (che possiede uno stabilimento nel monzese) per avviare la produzione in Italia.

La vicenda ha un importante risvolto geopolitico per quanto riguarda il rapporto tra Ue e Russia, impegnata in una martellante campagna propagandistica per promuovere lo Sputnik all’estero nonostante lo scarso successo della propria campagna vaccinale. Il Vecchio Continente, già iperteso per la mancanza di vaccini, potrebbe spaccarsi tra i favorevoli a Sputnik e i contrari a concedere una vittoria così importante al soft power russo. Un risultato comunque vantaggioso per il Cremlino.

Le campagne di diplomazia vaccinale di Russia e Cina sono in diretto contrasto con le potenze occidentali. L’America di Biden ha deciso di esportare i propri vaccini solo quando avrà provveduto a immunizzare i propri cittadini, mentre finora l’Europa acquista dosi dalle compagnie farmaceutiche che operano sul proprio territorio, le quali sono libere di esportare all’estero a seconda dei contratti che stipulano. Perciò una campagna come quella russa può proporsi come alternativa efficace ai regimi liberal-democratici occidentali, pubblicizzando il proprio siero nonostante gli scarsi successi nel vaccinare i propri cittadini e nonostante le palesi difficoltà a produrre vaccini in massa.

In Italia come nel mondo la campagna mediatica di Sputnik è molto attiva, sui social e attraverso testate legate al governo russo quali Sputnik. Oltre a promuovere l’efficacia del vaccino, gli autori tendono a gettare una cattiva luce sui vaccini occidentali come AstraZeneca amplificandone a dismisura gli effetti collaterali e correlando inoculazioni e morti senza nessi causali.

Il fronte italiano dei favorevoli allo Sputnik in Italia include gran parte del centrodestra, tra cui Matteo Salvini e Antonio Tajani, ma anche l’assessore alla salute della Regione Lazio e il direttore dell’Istituto Spallanzani. Il ministro della salute Roberto Speranza si è detto disponibile ad adottarlo previa autorizzazione straordinaria di AIFA.

In passato il governo italiano ha fatto sapere che si sarebbe mosso entro il quadro europeo, ma il premier Mario Draghi ha esortato l’Europa a procurarsi più vaccini, anche dall’estero, ed espandere i propri processo produttivi. Secondo Reuters il rappresentante italiano a una riunione europea sui vaccini tenutasi la settimana scorsa avrebbe fatto pressione sull’Ue per il via libera a Sputnik.

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