Il Consiglio per il commercio e la tecnologia Ue-Usa al centro di un dibattito Ibm. L’ambasciatore Gardner, vicino al presidente Biden, assicura: “Siamo pronti”. Ma le aziende premono sull’acceleratore
A dicembre dell’anno scorso la Commissione europea aveva festeggiato la vittoria elettorale di Joe Biden presentando una nuova agenda transatlantica promettendo agli Stati Uniti di lavorare insieme su tecnologia, commercio e standard globali. “L’Unione europea intende lavorare a stretto contatto con gli Stati Uniti per risolvere i problemi commerciali bilaterali attraverso soluzioni negoziate, guidare la riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio e istituire un nuovo Consiglio per il commercio e la tecnologia Ue-Usa” (TTC), si leggeva nel documento. “Inoltre, l’Unione europea propone di creare un dialogo specifico con gli Stati Uniti sulla responsabilità delle piattaforme online e Big Tech, lavorare insieme su una tassazione equa e sulle distorsioni del mercato e sviluppare un approccio comune alla protezione delle tecnologie critiche. Anche l’intelligenza artificiale, i flussi di dati e la cooperazione in materia di regolamentazione e standard fanno parte delle proposte dell’Unione europea”.
I TEMI DI IBM
A che punto siamo dopo quattro mesi da quell’annuncio? Per rispondere a questo domande Ibm Policy Lab ha organizzato un dibattito tra esperti. Nell’introduzione, il padre di casa, il presidente di Ibm Europe Martin Jetter, ha ribadito il sostegno dell’azienda al TTC. “Sono più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono”, ha spiegato invitando ad “affrontare le sfide assieme” costruendo “un ordine globale aperto e basato sulle regole per difendere la democrazia”. Secondo Ibm ci sono quattro aree su cui il TTC dovrebbe concentrarsi, come si legge in un documento di febbraio: flusso dei dati; tecnologie emergenti; sicurezza online e responsabilità delle piattaforme; un accordo transatlantico sul commercio digitale.
L’APPROCCIO USA
“Proteggere le democrazie”. È ripetendo questo impegno, già più volte ribadito dal presidente Biden e dal segretario di Stato americano Antony Blinken, che ha aperto il suo intervento Anthony Gardner, ex ambasciatore statunitense all’Unione europea oggi managing partner del gruppo di private equity Brookfield e adviser del Brunswick Group. “Ho lavorato nella campagna del vicepresidente e posso dire che oggi abbiamo l’occasione di compiere importanti passi in avanti”, ha aggiunto. Ha poi parlato di “trasparenza e responsabilità delle piattaforme” – ma non di tassazione – e a sottolineato come siamo necessaria una collaborazione tra le due parti dell’Atlantico su temi urgenti, difensivi (come la protezione dei sistemi elettorali dalle minacce esterne, “cinese, russa ma non soltanto” ) e offensivi (la competizione con la Cina sull’intelligenza artificiale). Gli Stati Uniti sono “ready to engage”, assicura Gardner. Ma tra nomine, necessarie conferme e primi lavori, serviranno “uno, forse due anni per i primi progressi”.
LA VISIONE EUROPEA
Al dibattito ha preso parte anche Anna-Michelle Asimakopoulou, europarlamentare greca, vicepresidente della commissione per il Commercio internazionale del Parlamento europeo e membro della commissione speciale sull’Intelligenza artificiale nell’era digitale. Nel suo intervento, tentando di rassicurare gli alleati che “più l’Unione europea diventa forte e autonoma, più è d’aiuto per gli Stati Uniti”, ha elencato opportunità, sfide e priorità dell’agenda tecnologica condivisione. Tra le prime c’è l’avvio di una nuova alleanza globale che sia “la spina dorsale di una coalizione di democrazie che sostengono alti standard di privacy dei dati e che promuovono l’innovazione e il commercio libero”; tra le seconde, il contenimento della Cina nelle istituzioni del multilateralismo e l’impostazione occidentale su nuovi standard globali; tra le ultime, la necessità di cogliere il “momentum per fare passi avanti sulle dispute commerciali”.
LA VISIONE DELLE AZIENDE
Secondo Frank Heemskerk, ex direttore esecutivo della Banca mondiale e segretario generale dello European Round Table for Industry, il tempo stringe. Forse non ce n’è tanto quanto indicato da Gardner. “Dobbiamo muoverci prima, e le aziende devono essere prese considerazione. È importante che il dialogo non sia soltanto tra governi ma anche tra aziende e tra aziende e governi”, ha aggiunto auspicando anche una riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio anche con il coinvolgimento del Giappone.