Ieri sera telefonata tra l’inviato Kerry e il ministro Cingolani per rilanciare i legami Italia-Usa anche sul clima. L’ex ministro Clini: “Possiamo essere ponte tra Stati Uniti e Cina”
Ieri sera, al termine della prima missione europea che l’ha visto a Londra, Bruxelles e Parigi, John Kerry, l’inviato speciale per il clima del presidente statunitense Joe Biden ha avuto un colloquio telefonico con Roberto Cingolani, ministro per la Transizione ecologica, in vista della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop26). A facilitare la chiamata è stato Armando Varricchio, l’ambasciatore italiano negli Stati Uniti.
OBIETTIVO 2050
“Il decennio 2020/2030 è fondamentale per raggiungere la neutralità entro il 2050”, ha twittato Federica Fricano, dirigente del ministero guidato da Cingolani a capo dei negoziati internazionali sul clima. Cingolani ha anticipato a Kerry che “il piano di ripresa italiano allocherà 80 miliardi di euro in 5 anni in progetti verdi” per accelerare la de-carbonizzazione grazie anche all’innovazione e alla sburocratizzazione “con riduzioni che potranno arrivare sicuramente al 55% puntando al 60% delle emissioni al 2030 grazie al Recovery Fund”, si legge in una nota del ministero.
I TEMI DELLA TELEFONATA
Cop26 (in agenda per novembre a Glasgow) ma non solo, al centro della telefonata. I due hanno discusso anche del summit dei leader convocato dal presidente Biden il 22 aprile in occasione dell’Earth Day, della Pre-Cop26 dedicata ai giovani che si terrà a Milano a settembre e della G20 previsto a Roma a fine ottobre.
L’ALLEANZA TRANSATLANTICA
Ma il primo obiettivo principale, per entrambe le parti, era il rilancio dell’alleanza transatlantica. E questo spiega anche perché, dopo le tappe a Londra (che organizza G7 e Cop26), Bruxelles (sede delle istituzioni europee) e Parigi (città dell’accordo del 2015), Kerry abbia voluto coinvolgere anche l’Italia. Per dimostrare quanto l’asse tra i due Paesi si sia rafforzato con l’arrivo a Palazzo Chigi di Mario Draghi, che ha fatto dell’euroatlatismo una bandiera. Ma anche per far fronte comune in Occidente. “Washington e Bruxelles sono più o meno sulla stessa lunghezza d’onda quando si parla di clima in questi giorni e l’obiettivo principale dei colloqui di Kerry a Bruxelles sarà come convincere il resto del mondo (leggasi Cina) ad aumentare le proprie ambizioni”, come sottolineava Bloomberg all’inizio del viaggio di Kerry.
L’APPROCCIO GLOCAL
A tal proposito, il ministro Cingolani ha sottolineato la radicata tradizione di protezione dell’ambiente in Europa e in Italia, base per sviluppare ulteriormente la collaborazione con gli Stati Uniti al fine di accrescere l’ambizione globale: “L’approccio glocal”, ha spiegato, “induce a spingere per la presa di coscienza del legame tra azioni e sforzi locali da un lato e benefici globali dall’altro, elevando clima e ambiente a beni comuni riconosciuti universalmente, a beneficio di tutti e soprattutto delle future generazioni, in una logica di pianeta sano e di giusta transizione”.
IL COMMENTO DI CLINI
Raggiunto telefonicamente da Formiche.net, Corrado Clini, ex ministro dell’Ambiente, suggerisce di tenere presenti due aspetti. Il primo: grazie anche alla novità del ministero per la Transizione ecologica che integra competenze energetiche a quelle ambientali, “dobbiamo cogliere l’opportunità e trasformare una telefonata – ancora di carattere prevalentemente diplomatico – in un programma di lavoro comune”. Una sinergia “di cui c’è certamente bisogno, riprendendo quella partnership con gli Stati Uniti sul cambiamento climatico avviata con Barack Obama ma poi persasi anche per via delle valutazione scettiche di Donald Trump”. Il secondo aspetto riguarda il fatto che la cooperazione su questo tema prescinde dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. “In questo auspicabile programma di lavoro comune con gli Stati Uniti, l’Italia deve tenere assolutamente conto della possibilità di essere anche – ove possibile – un ponte nella ricostruzione del rapporto tra le due potenze su questo dossier”.