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Tempest e non solo. Dove va la Difesa tra Italia e Regno Unito

Dalla Cop26 al Tempest, sono diversi i dossier che legano Roma e Londra. Ieri il colloquio tra Di Maio e Raab (alla Nato), oggi quello tra Guerini e Wallace. Si lavora per un “UK-Italy bilateral cooperation agreement” che superi la Brexit e consenta di rafforzare la collaborazione industriale nel campo della Difesa

Dalla condivisione degli interessi (nel Mediterraneo allargato) al rafforzamento della collaborazione industriale (a partire dal Tempest). Si muove tra queste due direttrici il rapporto nella Difesa tra Italia e Regno Unito, oggi al centro del colloquio telefonico tra il ministro Lorenzo Guerini e il collega Ben Wallace, che solo pochi giorni fa ha presentato il documento con cui Londra ha rivisto nel complesso la propria organizzazione militare nell’ambizione di una Global Britain e di una “Defense in a competitive age”. Il titolare di palazzo Baracchini era invece reduce dalla due-giorni africana, tra Gibuti e Somalia, con l’obiettivo di far convergere anche i partner europei in un rafforzato impegno nel continente.

E così, il “colloquio cordiale e proficuo” è iniziato su questi due temi, anche in considerazione del nuovo approccio che Londra intende affrontare sui dossier della sicurezza internazionale, con un occhio alla competizione tra potenze e l’altro al rafforzamento della proiezione negli scenari operati (soprattutto l’Indo-pacifico). “L’Italia e il  Regno Unito – spiega la nota della Difesa – condividono la lettura sulla situazione nelle aree di comune interesse, quali il quadrante mediterraneo, il Medio Oriente e l’Africa e intendono rafforzare la loro partnership, sviluppandone le principali direttrici operative e industriali”. Di più: “i due ministri hanno condiviso la prioritaria necessità per le rispettive Forze armate di disporre di adeguate capacità per contribuire efficacemente agli sforzi internazionali per la prevenzione dei conflitti, la gestione delle crisi e il rafforzamento del Nation building nei teatri di crisi”.

Per l’Italia riguarda in particolare il cosiddetto “Mediterraneo allargato”, che si estende come interesse nazionale fino al Sahel, dal Golfo di Guinea al Corno d’Africa. “Non solo per le minacce e i rischi emergenti in alcuni Paesi come la Libia – nota la Difesa – ma soprattutto per l’impatto sulla sicurezza del continente europeo e dell’Alleanza Atlantica, in particolare lungo il suo fianco sud”. Il riferimento è all’attenzione che l’Italia continua a chiedere alla Nato per il suo fronte meridionale. Non è certo slegato a ciò che accade sugli altri fronti. Nella nuova strategia britannica si parla molto di Indo-pacifico e si prevede un deciso rafforzamento della componente navale. La principale sfida è però la Russia, oggi al centro dell’incontro tra i ministri degli Esteri della Nato. Al latere del meeting, ieri il ministro Luigi Di Maio ha incontrato anche il collega Uk Dominic Raab (oltre al primo bilaterale con l’amministrazione Biden) per parlare di “serveral issues”, compresa la co-presidenza della Cop26 in programma a Glasgow.

Sono d’altra parte diversi i dossier che uniscono Roma e Londra, anche nel campo della Difesa. L’ultimo colloquio tra Guerini e Wallace risaliva (saltando la ministeriale Nato dello scorso mese) alla fine di dicembre, con la firma del memorandum d’intesa per dettare i principi per una “collaborazione paritaria” sul velivolo di sesta generazione, il Tempest. Sul tema industriale, oggi Guerini ha ricordato che ci sono le condizioni “per lo sviluppo, tra l’altro, di un’ulteriore moderna capacità aerea sulla base della comunanza, anche futura, delle nostre piattaforme”. Ne discende la volontà di concretizzare il “UK-Italy Bilateral Cooperation Agreement”, accanto alle attività già in corso a livello Difesa nell’ambito del “Dialogo strutturato” tra i due ministeri. Si tratterebbe di dotare i rapporti bilaterali di un framework più solido.

Emerge l’obiettivo di superare la Brexit, che ha creato qualche difficoltà anche sul lato della Difesa (ove il rapporto tra i due Paese è consolidato). A livello strategico, si nota altresì il tentativo di riequilibrare i rapporti di forza tra i maggiori Paesi europei, andando progressivamente a scardinare l’asse franco-tedesco che ha trovato spinta negli ultimi anni proprio a partire dal progetto sul velivolo di sesta generazione, non senza difficoltà (anche attualissime) tra Parigi e Berlino.

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