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Vi racconto l’Europa in equilibrio tra Mosca e Washington

Di Teresa Coratella
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Teresa Coratella, project manager dell’ufficio di Roma dell’Ecfr, analizza su Formiche.net le dinamiche attorno al futuro del rapporto Usa-Russia e ruoli e spazi per l’Europa

Lo scontro diretto Putin-Biden ha stravolto nuovamente lo stato delle relazioni Russia-Stati Uniti e, come conseguenza diretta, il rapporto Europa-Russia.  Gli ultimi tempi hanno visto il dialogo Mosca-Bruxelles dominato dalla questione Navalny e diritti umani; dalla gestione del dossier libico e relativo coinvolgimento russo; dalla recente e discussa visita a Mosca dell’Alto Rappresentante Borrell; dalla diplomazia dei vaccini rappresentata dall’espansionismo Sputnik. Tutti questi dossier hanno visto l’Europa protagonista diretta e manager diretta delle proprie relazioni con Mosca. Tuttavia, con i nuovi toni utilizzati da Stati Uniti e Russia, l’Europa si trova oggi nuovamente obbligata a trovare un proprio collocamento bilanciato nel gioco di competizione tra grandi potenze, questa volta come osservatore e partner terzo.

Se pensiamo allo sguardo europeo verso Mosca ed a come esso sia cambiato nell’ultima decade, è facile percepire come esso sia gradualmente mutato passando attraverso lo strumento unanime delle sanzioni europee, e come oggi sia ormai velato da disillusione geopolitica. I grandi piani economici ed energetici e gli interessi e rapporti bilaterali, seppur ancora in essere specialmente per alcuni stati membri, sembrano ormai analizzati e gestiti attraverso il filtro della rassegnazione. L’Europa è nuovamente ricaduta in uno status di stallo politico nella gestione della relazione con Mosca e la posizione del Presidente Biden non farà altro che acuire tale senso di incertezza. Il rilancio dei rapporti transatlantici, attualmente focalizzato sull’archiviare scelte e policy dell’Amministrazione Trump, pone l’Europa davanti ad una scelta: se l’UE accetta il motto America is Back e decide di indirizzare il rapporto Europa-Stati Uniti su questo percorso, questo vale anche in situazioni di crisi politica come quella delineata da Putin e Biden la scorsa settimana. Ciò per l’Europa implica mettersi al centro di un fragile gioco di equilibri in cui, da una parte Bruxelles vuole gestire il partner americano ritrovato, senza perderlo politicamente, economicamente e strategicamente; dall’altra deve districarsi tra i vari dossier complicati e legati alla gestione del partner e competitor russo, necessario ma problematico. Da una parte comunanza di valori democratici e di priorità, tra cui gestione della pandemia ed attenzione all’emergenza ambientale; dall’altra rapporti di vicinato con un Vicino alquanto instabile internamente ma molto vocale su molti dossier a firma europea.

Come un funambolo, l’Europa si trova nuovamente a camminare sul filo, ormai davvero sottile, delle relazioni geopolitiche. Se durante la Presidenza Trump, trovare l’equilibrio è stato paradossalmente più semplice considerata la natura dei due interlocutori in gioco, con quella Biden la quadratura diventa più complicata: l’Europa dovrà gestire richieste di prese di posizioni razionali ed inquadrate in una strategia americana verso la Russia delineata e stabile.

A rendere la costruzione di un nuovo atteggiamento verso la Russia ancora più complicato per l’Europa sono le dinamiche politiche interne all’Europa stessa. Partendo dalla Germania che, attraverso la leadership di Merkel, ha guidato l’UE negli ultimi 15 anni del processo di integrazione comunitario e che presto vedrà il proprio ruolo sostanzialmente cambiato e soggetto a forti dinamiche politiche interne che cambieranno il ruolo di Berlino a livello europeo. Cruciale sarà vedere come la nuova leadership tedesca gestirà i principali dossier europei come quelli propri e bilaterali, a partire da Nord Stream II, cruciale e critico per i rapporti con Washington.

Segue poi la Francia la cui Presidenza Macron anche questa subirà forte pressioni politiche ed elettorali: le elezioni presidenziali del 2022 ed il ruolo sempre più radicato di Marine le Pen probabilmente cambieranno l’assetto politico francese ed il conseguente posizionamento in Europa.

Senza dimenticare il blocco baltico-orientale le cui istanze e priorità riguardo la Russia costituiscono forte pressione politica nella gestione dell’architettura di difesa europea attraverso la Nato e le richieste americane di maggiore coinvolgimento e responsabilità finanziaria in termini di budget.

Seguono poi paesi come l’Italia, divisa tra il forte legame transatlantico e forti rapporti commerciali e culturali con la Russia; al centro di un Mediterraneo in crisi in cui la Russia è sempre più vocale e protagonista; alla ricerca di un nuovo proprio ruolo in Europa e come contributore netto e non solo più mero beneficiario.

Le diverse 27 componenti europee non facilitano il raggiungimento di un fronte comune e solido vis-à-vis la Russia; e non aiuteranno sicuramente nella formulazione di una visione che includa Mosca e Washington. Inoltre, la pandemia ha posto nuovamente sul tavolo, perlomeno nella prima fase pandemica ed ora ancora più visibilmente nella diplomazia dei vaccini, l’evidente debolezza europea di coordinamento nel raggiungimento di un’unità di intenti. Questa disposizione europea appare maggiormente evidente in tempi di crisi, come fu con la crisi economico-finanziaria, quella dei migranti ed ora quella pandemica.

Ad ogni crisi internazionale tra grandi potenze, si ripropone spesso il mantra dell’opportunità per l’Europa e spesso tale mantra non trova realizzazione. Il climax raggiunto ora da Stati Uniti e Russia potrebbe tuttavia rappresentare davvero per l’Europa un’opportunità di agglomerazione attorno all’obiettivo di preservare i propri interessi comunitari, la propria capacità di agire come attore sovrano strategico e di promuovere il proprio ruolo di trend setter globale su temi come sicurezza sanitaria e clima, i veri agenti di cambiamento della pandemia Covid19. Per fare questo, l’Europa dovrebbe impiegare le proprie risorse e strategie per garantirsi l’equilibrio funambolesco e per non cadere nel vuoto ed essere risucchiata, come già successo in passato, dal vortice russo-americano. Se le due estremità del filo, Mosca e Washington, probabilmente giocheranno a render il filo meno stabile, sarà compito del funambolo, ossia Bruxelles, muoversi con solida postura da leader e non semplice destinatario di mosse altrui.

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