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AstraZeneca divide l’Ue, sotto la lente anche Johnson and Johnson. Il video

AstraZeneca divide l’Ue, sotto la lente anche Johnson and Johnson

Roma, 9 apr. (askanews) – È ancora caos sui vaccini contro il Covid-19, con i paesi dell’Unione europea che vanno in ordine sparso. Dopo la Germania, anche la Francia ha annunciato che per gli under 55 che hanno fatto AstraZeneca come seconda dose sarà somministrato un altro vaccino. L’Italia invece continua con AstraZeneca anche per la seconda dose per chi ha meno di 60 anni e ha già fatto la prima dose di AstraZeneca (a differenza della raccomandazione per la prima dose agli over 60).

Sulla questione se sia bene o no cambiare vaccino per la seconda dose, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso la portavoce Margaret Harris, ha ribadito che “non ci sono abbastanza dati per poter dire se si tratta di qualcosa che possa essere fatto” e dunque “l’intercambiabilità dei vaccini non è qualcosa che sia possibile raccomandare in questo momento”.

Intanto l’Ema, Agenzia europea per i medicinali, ha annunciato una rievisione del vaccino Jansen della Johnson and Johnson per valutare le segnalazioni di eventi tromboembolici in persone che hanno ricevuto il siero. Al momento sono stati riportati quattro casi gravi di coaguli di sangue insoliti con piastrine basse. Un caso si è verificato in uno studio clinico e tre durante il lancio del vaccino negli Usa. Uno di essi è stato fatale.

Coaguli che fanno pensare agli stessi rarissimi casi di trombosi che sono stati riscontrati in pazienti che avevano ricevuto AstraZeneca e plausibilmente collegati al vaccino, simile al Johnson e non a vaccini basati sulla tecnologia del mRNA come il Pfizer o il Moderna. E che hanno indotto molti paesi a non raccomandarlo o vietarlo sotto i 50 o 60 anni per le trombosi che hanno riguardato in particolare giovani donne.

Diverso il caso della Gran Bretagna che ha vaccinato circa 20 milioni di persone con il vaccino anglo-svedese e ha deciso di raccomandare un vaccino diverso solo agli under 30. “I benefici superano i rischi” continuano a ripetere le autorità sanitarie, come ha fatto anche l’Ema. E alcuni medici inglesi come il professor Paul Hunter, spiegano che si tratta di “una decisione corretta, proprio perché ci sono differenze di rischio in base alle età: le persone più giovani hanno sostanzialmente meno probabilità di ammalarsi gravemente di Covid, quindi per loro il rapporto rischi-benefici di un vaccino viene valutato diversamente”.

(Testo e video Askanews)


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