Fare meglio dell’ultimo anno non sarà difficile, ma le sfide che ci aspettano sono complicate e rischiamo di non saperle affrontare. Il presente è stato complicato dalla pandemia di Covid-19 che per la prima volta (da un secolo) è stata globale. Ma… Il commento di Pietro Paganini
Cosa ci promette il futuro? Fare meglio dell’ultimo anno non sarà difficile, ma le sfide che ci aspettano sono complicate e rischiamo di non saperle affrontare. Il presente è stato complicato dalla pandemia di Covid-19 che per la prima volta (da un secolo) è stata globale. L’abbiamo affrontata meglio delle pandemie passate ma ci siamo comunque, fatti trovare impreparati. Eppure avevamo gli strumenti e le conoscenze per provare ad anticiparla.
Ci aspettano due decenni piuttosto complicati che dobbiamo poter affrontare riducendone i costi economici e sociali e incrementandone i benefici. Molto dipenderà da come sapremo impiegare le tecnologie se per migliorare la nostra presenza sul pianeta o peggiorarla.
Alcuni report, tra cui il più recente del governo Usa (National Intelligence Council) identificano fenomeni con rischi molto negativi:
- Le Sfide Globali Comuni – l’aumento della temperatura del pianeta e l’impatto dell’uomo sull’ambiente, le pandemie, crisi finanziarie, e tecnologie dirompenti, saranno sempre più frequenti e avranno un impatto importante su tutte le regioni della terra. Nessuno più è immune.
- Lo Scontro Geopolitico – le sfide globali radicalizzeranno il confronto geopolitico in atto. Si rischia, al contrario di quanto si è pensato durante l’euforia iniziale che ha accompagnato la globalizzazione (interpretata come una semplice trasformazione dei vecchi rapporti fondati sulla staticità), maggiore frammentazione e fragilità dei rapporti sociali e politici. Cina e USA competono per la supremazia globale, l’Europa è in una fase di riflessione o confusione (qualsivoglia), mentre i cittadini di altre regioni si dimostrano disaffezionati rispetto ai propri sistemi apolitico-economici. Nel frattempo, imprese che forniscono prodotti e servizi globali condizionano sempre più i nostri comportamenti e addirittura, stanno cominciando ad agire come vere e proprie autocrazie.
- La Popolazione – La linea demografica è chiara. Nei prossimi 20 anni l’aspettativa di vita si allungherà di molto nei paesi più ricchi, dove però, si faranno sempre meno figli. La popolazione invece, continuerà a crescere esponenzialmente in Asia del Sud e in Africa, almeno fino al 2050. Il mercato del lavoro e il welfare delle regioni occidentali saranno in grado di resistere a questo cambio radicale con un forza lavoro sempre più ristretta? I territori, come le città, saranno gestire una popolazione sempre più anziana? Nelle regioni economicamente più povere più giovani migreranno o dovranno necessariamente fare uso delle risorse ambientali, con ripercussioni sulla biodiversità e la rapidità dei cambiamenti climatici.
In passato l’umanità ha dimostrato di sapersi adattare per sopravvivere, elaborando, condividendo, e servendosi delle conoscenze per sviluppare nuove tecnologie. L’azione individuale degli inventori, innovatori e imprenditori aveva una base ristretta, e perciò, anche se inizialmente suscitava apprensioni, in un tempo limitato è riuscita a farsi accogliere e poi a suscitare un’attesa persino esaltata entro un contesto sociale di profonda fiducia.
Ma in questa fase storica e per il prossimo futuro, l’umanità si è dimenticata la difficoltà e l’aleatorietà del fare ricerca ed è subentrata, sospinta dalle attese drogate con il confondere scienza e certezza, un’irrealistica attesa che tutto sia dovuto e facile. Scoprire che le cose non stanno così, ha fatto sì che proprio la fiducia è venuta a mancare.
Una buona parte di noi non vede migliorare le proprie condizioni socio-economiche nei prossimi anni (dati).
Dovremmo preoccuparci seriamente che lo sviluppo sociale ed economico che dalla rivoluzione industriale alla globalizzazione ha accompagnato l’umanità riducendo la povertà e migliorando/allungando le condizioni di vita possa rallentare o addirittura regredire. Nel 2020 150 milioni di cittadini si sono impoveriti, e avvertono un chiaro abbassamento del tenore di vita, talvolta anche al di sotto del sopportabile al giorno d’oggi.
Le aspettative sono fonte di pessimismo. L’aumento dei prezzi delle materie prime e un incremento generalizzato dell’inflazione quale segno positivo del ritorno alla crescita, rischiano peraltro di guidarci verso il baratro del conflitto sociale esasperato, della scarsa fiducia nella proprio ambito e negli altri conviventi.
Questi fattori, e tante altre variabili qui non considerate, ci aiuteranno ad immaginare scenari diversi, più o meno ottimisti o pessimisti. L’esito di queste sfide tuttavia, dipende da noi: da come saremo capaci di impiegare la conoscenza acquisita finora.
La tecnologia quantica, l’intelligenza artificiale, l’automazione possono essere utilizzate al fine di risolvere quei necessari conflitti sociali attraverso politiche che promuovano la convivenza e la prosperità di ogni individuo: uguali opportunità di partenza, salari più equi, diritti più ampi, e un migliore bilanciamento tra le necessità umane e l’ambiente.
Per questo è necessario elaborare scenari possibili raccogliendo dati e fatti, evitare un approccio ideologico e religioso che insegua soluzioni definitive, e avere la pazienza di confrontarsi per trovare soluzioni che soddisfino le diversità più ampie. La pazienza implica proprio la capacità umana di comprendere che nulla è definitivo e che le soluzioni non sono infallibili e si costruiscono passo per passo. Finché non avremo adottato questo criterio che è alla base del metodo sperimentale faticheremo ad affrontare le sfide che ci attendono, ad anticiparne l’insorgere e goderne dei risultati.
P.S. Naturalmente, tutto ciò nell’ipotesi che non accada qualcosa di inaspettato, come è stata la pandemia.