Salgono le quotazioni per una possibile coalizione tra Verdi-Cdu-Csu per il post-Merkel. Un’analisi di Rusi spiega le difficoltà che potrebbero trovare su sicurezza e difesa. A fronte di posizioni più dure su Cina e Russia (con focus su diritti umani e clima), i Verdi conservano l’avversione a nucleare e armamenti autonomi. Ciò potrebbe creare qualche problema al futuro del Fcas
L’onda Verde di Germania potrebbe produrre effetti considerevoli sulla politica tedesca di sicurezza e difesa dei prossimi anni. La nuova bozza di programma elettorale in vista del voto di settembre conserva posizioni più dure su Russia e Cina rispetto al governo di Angela Merkel, ma anche la tradizionale avversione al nucleare e un certo scetticismo sull’automazione in campo militare, tra i campi più rilevanti per il progetto Fcas, il caccia franco-tedesco di sesta generazione. Il tutto mentre si attende per la prossima settimana il nuovo incontro tra la ministra Annegret Kramp-Karrenbauer e la collega francese Florence Parly, volto a benedire l’intesa tra le industrie dei due Paesi sulle prossime fasi del programma. L’incognita maggiore resta il necessario passaggio al Bundestag, che deve approvare l’accordo. Si preme perché accada entro luglio, evitando così un ulteriore stop dovuto al processo elettorale e, poi, all’iter di formazione del nuovo governo tedesco.
L’ONDA VERDE
È anche per questo interessante l’analisi pubblicata dall’autorevole Royal united services institute (Rusi), con sede a Londra, a firma di Lydia Wachs e Paula Köhler del German institute for international and security affairs di Berlino. Riguarda la nuova bozza di programma elettorale dei Grünen, i verdi tedeschi che con Annalena Baerbock si preparano a essere protagonisti del dopo Merkel nel voto di settembre (qui il focus). La coalizione di governo Cdu-Csu perde consensi, mentre i socialdemocratici dell’Spd sembrano “essersi completamente separati dal suo status di Volkspartei, o movimento politico di massa, almeno per ora”. Con i sondaggi più recenti, risulta dunque “più probabile” che dal voto esca una coalizione tra Verdi e l’asse Cdu-Csu, ed è qui che, secondo gli esperti, si intravedono difficoltà nell’agenda di sicurezza e difesa. Coprono tre grandi temi: l’approccio alla Cina, il Nord Stream 2 e il disarmo.
LA DIFESA DI GERMANIA
Ma che Germania della Difesa immaginano i Grünen? Sono convinti nel definire la Nato “indispensabile” alla sicurezza tedesca, nel promuovere il progetto per una Difesa europea e nel sostenere l’esigenza di una “Bundeswerh moderna”. L’analisi di Rusi spiega che per i Verdi l’obiettivo del 2%del Pil da destinare alla Difesa non è comunque “ragionevole”, e che il partito rifiuta che lo sviluppo militare si indirizzi verso l’automazione. Su tutto, prevale la storica opposizione agli armamenti nucleari e ai droni armati. Nell’ultima bozza di programma elettorale, i Verdi ribadiscono l’obiettivo di un azzeramento nucleare sul piano internazionale, nonché la ferma opposizione alla presenza delle bombe B61 degli Stati Uniti nel territorio tedesco (che però rientra nell’impegno Nato), tema condiviso con l’Spd anche nei più recenti dibattiti al Bundestag.
IL DISARMO SECONDO I VERDI
“Un appello all’uscita della Germania dalla condivisione nucleare della Nato e all’adesione al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari costituisce parte integrante del loro progetto di programma”, spiegano gli esperti su Rusi. La posizione “non potrebbe essere più diversa” da quella di Cdu e Csu, pronte a difendere gli impegni presi. “Rispetto al loro elettorale del 2017, il nuovo documento dei Verdi riconosce quantomeno che un ritiro richiederà numerose discussioni all’interno della Nato, e in particolare con i vicini orientali della Germania, facendo eco alle precedenti dichiarazioni dei parlamentari verdi secondo cui un tale cambiamento di politica non può avvenire dall’oggi al domani”, notano gli esperti. C’è stata dunque un’evoluzione, per lo più legata alla crescente preoccupazione per l’assertività russa sull’Europa orientale. Il tema si lega all’annosa questione della sostituzione dei Tornado (che assicurano l’armamento nucleare). La scelta della Difesa (un mix tra Eurofighter e Super Hornet) non ha convinto nessuno, e manca della certificazione richiesta.
QUALE FUTURO PER IL CACCIA FRANCO-TEDESCO
Il nodo si estende al progetto Fcas per un velivolo di sesta generazione, promosso da Parigi e Berlino con a bordo anche la Spagna. “Per un partito che già si oppone ai droni armati per la Bundeswehr”, nota l’analisi di Rusi, sarà difficile accettare di sostenere a spada tratta un progetto che prevede l’affiancamento di velivoli a guida autonoma intorno al sistema principale (che a sua volta potrebbe essere pilotato da remoto). Se Cdu e Csu non raggiungessero la maggioranza, il programma potrebbe dunque subire ulteriori battute d’arresto, con annessa insoddisfazione della Francia, solitamente più rapida nei vari passaggi parlamentari. Eppure, “allo stesso tempo – scrivono Wachs e Köhler – l’annullamento del programma potrebbe minare l’immagine dei Verdi quali campioni di un’Europa forte e unita”. In effetti, aggiungono, “rappresentanti politici francesi hanno già espresso preoccupazione per la possibile partecipazione dei Verdi al futuro governo tedesco e per il futuro del Fcas”.
POSIZIONI “DURE” SU RUSSIA…
Tuttavia, a fronte della cautela in tema di armamenti, i Verdi presentano posizioni “forti” (più di Cdu e Csu) rispetto alla postura nei confronti di Cina e Russia. Su Nord Stream 2, il tema del momento anche nei rapporti tra Berlino e Washington, i Verdi “sostengono la demolizione immediata del progetto infrastrutturale, a causa del suo impatto dannoso sul clima e dei suoi effetti potenzialmente destabilizzanti sulla posizione dell’Ucraina nei confronti della Russia”. Per quanto riguarda la Cina, i Verdi sostengono la linea dei “diritti umani prima dei rapporti economici”.
…E CINA
Se l’idea del governo Merkel è stata del “cambiamento attraverso il commercio”, basata sulla convinzione che “legami economici più forti alla fine avrebbero convinto la Cina a diventare meno autoritari”, quella dei Grünen appare “decisamente diversa”: il partito “vede la necessità di lavorare con la Cina sulle questioni climatiche, e non esita a collegare il commercio con i diritti umani”. Nella bozza di programma, i Verdi propongono di “non far entrare nel mercato tedesco le merci prodotte utilizzando il lavoro forzato nello Xinjiang”. Tra i sanzionati dalla Cina del Parlamento europeo per le sanzioni inferte dall’Ue sul trattamento degli uiguri, c’era anche l’eurodeputato dei Verdi Reinhard Bütikofer.