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Letta contro Salvini? Il governo regge ma… La bussola di Ocone

I due leader stanno giocando a un gioco pericoloso. Che forse non farà cadere il governo, né porterà a un cambio di maggioranza, ma che toccherebbe a Draghi spezzare, ad esempio facendo presente a Letta che il problema dell’immigrazione non è nell’agenda del governo. La bussola di Corrado Ocone

Matteo Salvini ed Enrico Letta se le stanno dando da qualche giorno di santa ragione. In senso metaforico, ovviamente. Ed anche se Mario Draghi sembra procedere quasi indifferente, i commentatori si chiedono se questo scontro possa avere conseguenze, e quali, sulla tenuta e sulla durata del governo.

Prima di abbozzare una risposta, e cioè una previsione, è forse opportuno cercare di capire perché i due leader si stiano muovendo così.

Iniziamo dal neo segretario del Partito democratico, il quale oggettivamente si trova stretto in una tenaglia e cerca di liberarsene senza dare impressione di troppo preoccuparsi della stabilità dell’esecutivo. A sinistra, l’alleanza con i Cinque Stelle è nella logica dei fatti, ma essa diventa ogni giorno che passa sempre più problematica per il processo di erosione interna del Movimento e anche per l’ imprevedibilità e “impresentabilità” di un Giuseppe Grillo che, soprattutto dopo la rottura con Davide Casaleggio, è sempre più il vero proprietario del partito. Un proprietario che può decidere dall’oggi al domani di imporre un suo uomo di fiducia, Giuseppe Conte, alla guida politica del Movimento, ma che verosimilmente non è disposto né a dargli molti spazi di autonomia e né la garanzia di una leadership che duri nel tempo.

A destra, la destra della sinistra intendo, Letta non trova che piccoli gruppi insignificanti e un’Italia viva che probabilmente non decollerà mai. È chiaro che per poter uscire da questa situazione, l’unica arma che Letta ha in mano è quella di sperare che i consensi per il Pd aumentino in maniera rilevante. E poiché viviamo in tempi di polarizzazione politica, questo progetto difficilmente può riuscire senza che il Pd non acquisti una forte e visibile identità alternativa alla destra politica.

La presenza però nello stesso governo, e nella maggioranza che lo sorregge, di una parte rilevante della destra, con il suo principale partito, non agevola il disegno lettiano. Il quale potrebbe realizzarsi solo con un Salvini all’opposizione. Ipotesi che si incrocia alla perfezione con il disagio oggettivo che a volte il leader della Lega ha nel dover approvare misure governative che sicuramente non sono gradite al suo elettorato, con il rischio che esso, fosse pure in piccola parte, passi a Fratelli d’Italia. La quale, in quanto forza di opposizione, può più tranquillamente (e normalmente) votare contro il governo. Questo che era un rischio calcolato per Salvini si è rivelato alla prova di governo più insidioso di quanto immaginato perché è risultata evidente una certa asimmetria dell’esecutivo proprio sull’aspetto della sua mission in questo momento più evidente: la gestione della pandemia non ancora domata (anche per responsabilità dell’Europa e organizzative).

Su questo aspetto, Draghi ha infatti scelto di procedere con cautela non accentuando la discontinuità col precedente governo e anzi confermando il cautissimo Roberto Speranza al ministero della Salute. Questa situazione crea oggettivamente problemi alla Lega con i ceti economici di riferimento, oltre a creare, ad avviso di chi scrive, seri problemi di libertà nel nostro Paese ove lo stato di eccezione rischia di diventare la normalità.

Ora, in tutto questo è evidente che la soluzione ottimale per il Pd sarebbe quella di una maggioranza Ursula, utilizzabile fra l’altro anche per eleggere il prossimo anno il Capo dello Stato. Tanto più che una parte di Forza Italia, che è poi anche quella più rappresentata al governo è, non da oggi, insofferente verso Salvini. L’unica arma che Letta ha in mano è perciò quella di provocare il segretario della Lega, il quale, un po’ per carattere e un po’ per differenziare chiaramente la sua posizione da quella del governo, risponde per le rime.

Un gioco pericoloso, dall’una e dall’altra parte. Che forse non farà cadere il governo, né porterà a un cambio di maggioranza, ma che toccherebbe a Draghi spezzare, ad esempio facendo presente a Letta che il problema dell’immigrazione non è nell’agenda del governo. D’altronde, se davvero fosse un tema “non negoziabile”, come ha detto ieri il segretario Dem, a maggior ragione dovrebbe esserlo quello delle libertà fondamentali garantite dalla Costituzione e dopo un anno e passa ancora limitate (senza che peraltro ne sia stata fornita una spiegazione scientificamente e univocamente attendibile).

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