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L’Ecuador volta a destra. Che cosa significa la vittoria di Lasso

Membro dell’Opus Dei, l’ex banchiere ha vinto ieri le elezioni presidenziali del Paese sudamericano. La promessa: ridurre la presenza dello Stato, aprire agli investimenti stranieri e potenziare l’industria petrolifera

“A la tercera va la vencida”, recita un detto popolare latinoamericano. Ed è così che è successo con Guillerno Lasso Mendoza, che per tre volte si è candidato alla presidenza dell’Ecuador e ieri ha vinto. L’ex banchiere ha battuto nel secondo turno al socialista Andrés Arauz con il 52,49%.

“Oggi è un giorno di festa – ha dichiarato Lasso dopo la vittoria nel Centro congressi di Guayaquil -. La democrazia ha trionfato. Gli ecuadoriani hanno usato il loro diritto ad eleggere e hanno optato per un nuovo percorso”.

Il neo presidente ha promesso “un nuovo percorso molto diverso d quello degli ultimi 14 anni. Dal 24 maggio ci faremo carico della responsabilità della sfida di cambiare le sorti della nostra patria e far sì che per tutti l’Ecuador sia un paese di opportunità e di prosperità”.

Candidato del partito Creo (Creando opportunità), Lasso ha 65 anni ed è considerato a tutti gli effetti un conservatore di destra. Nel 2013, aveva cercato di diventare presidente dell’Ecuador, perdendo contro Rafael Correa per pochi punti. Nel 2017 ci ha riprovato e ha perso contro Moreno, sempre al secondo turno. Oggi sembra avere conquistato l’elettorato, deluso dalla politica economista della sinistra ecuadoriana.

In un’intervista alla Bbc, Lasso si è detto convinto di vincere le elezioni presidenziali, e ha spiegato che avrebbe ricevuto un Paese sommerso in una situazione complessa: “Lo Stato non ha liquidità, ha un bilancio di solo 400 milioni di dollari in riserva, che rappresenta soltanto il 20% della spesa mensile del governo […] Inoltre, il governo ha un debito del 63% del Pil, al quale bisogna aggiungere i pagamenti dei municipi, prefetture, sistema di assistenza sociale e la Banca centrale. Tutto sommato, posso dire, fa arrivare il debito a 80 miliardi di dollari”.

Una visione molto concreta dei conti dello Stato che Lasso ha saputo analizzare, giacché è un banchiere di grande esperienza. Sebbene durante la campagna elettorale abbia voluto dare enfasi all’origine umile della sua famiglia, lui ha sempre avuto la reputazione di imprenditore e finanziere benestante. Certo è che cominciò a lavorare quando aveva solo 15 anni nella Borsa di Guayaquil. Dopo frequentò l’Istituto di Sviluppo Imprenditoriale. È stato presidente della Banca di Guayaquil per circa 20 anni e presidente dell’Associazione di Banche Private dell’Ecuador. Lavorò anche come manager nella sede nazionale di Coca-Cola.

Lasso è rappresentante dell’agenda neoliberista, e ha come bandiera una riduzione della presenza dello Stato per aprire agli investitori stranieri. Scommette sull’aumento della produzione di petrolio e minerali e sulla dollarizzazione dell’economia dell’Ecuador. Ha promesso creare 2 milioni di posti di lavoro e aumentare lo sviluppo del settore agricolo con prestiti a tassi bassi.

Anche se è membro dell’Opus Dei, ha sorpreso l’elettorale sostenendo di aprire un dibattito sulla legalizzazione dell’aborto.

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