Skip to main content

Come finirà il giudizio della “cassazione” di Facebook su Trump

Dopo la tentata insurrezione al Campidoglio Usa il 6 gennaio scorso, il consiglio indipendente di Facebook ha bloccato l’account dell’allora presidente Trump, segnando un precedente sul potere delle big tech non da poco. Entro il 20 aprile, il consiglio avrebbe dovuto decidere se mantenere il profilo bloccato per sempre, ma così non è stato.

Nel 2019, il CEO di Facebook Mark Zuckerberg annunciò la creazione di un consiglio indipendente composto da circa 40 persone, con lo scopo di supervisionare le scelte e le controversie tra la società e gli utenti. Questo consiglio è una specie di “Cassazione di Facebook” che non ha mai dovuto prendere decisioni game-changing fino al 6 gennaio 2021.

Dopo l’insurrezione al Campidoglio USA, sia Twitter che Facebook hanno bloccato l’account ufficiale del Presidente Trump, annunciando che i contenuti pubblicati quel giorno non erano in linea con le loro policy. Il Trump-ban di Facebook è stato fortemente criticato dai conservatori repubblicani, dai follower del presidente e anche da qualche leader mondiale – come il Presidente Bolsonaro e la Cancelliera Merkel.

Un fattore fondamentale della sospensione: il consiglio indipendente aveva annunciato che entro 90 giorni avrebbe deciso se rendere la chiusura perpetua o riaprire l’account di Trump. Il termine scadeva il 20 aprile, e il consiglio non ha ancora preso una decisione – anzi, ha annunciato di aver esteso le tempistiche per altri 90 giorni.

Axios è riuscita a mettersi in contatto con alcuni membri del partito Repubblicano, tra cui il Direttore del Republican Study Committee e membro della Camera dei Rappresentanti Jim Banks. Commentando l’accaduto, Banks ha sottolineato come “nessun amministratore delegato aziendale o il loro ‘consiglio di sorveglianza’ [riferendosi a Mark Zuckerberg e al suo consiglio indipendente] dovrebbe essere più potente dei leader eletti.”

Per quanto si possa essere in accordo o meno con la decisione di Facebook, è giusto chiedersi se le Big Tech hanno il controllo totale sui contenuti pubblicati sulle loro piattaforme o se invece devono garantire una maggiore libertà d’espressione. Infatti, ad esempio, quando la Cancelliera Merkel ha definito la scelta “problematica”, non fu tanto per criticare la decisione in sé per sé, ma per sottolineare l’importanza del diritto di parola.

Quanto dovremmo aspettare per sapere se l’account di Trump verrà ripristinato o meno? Teoricamente qualche settimana, ma non è detto. La possibile conferma di Lina Khan alla Federal Trade Commission – l’antitrust USA – spingerà per una scelta più rapida. Ma, come ha ribadito il deputato californiano Ro Khanna (democratico), il consiglio non può riaprire l’account di Trump da un giorno all’altro, ma deve farlo piano piano, per non causare ulteriori problemi. Khanna, è infatti preoccupato, come molti altri, delle continue minacce ancora rivolte al Congresso e del precedente che una decisione così unilaterale potrebbe causare a livello domestico ed internazionale.

Considerando che anche Twitter e Youtube hanno preso la stessa decisione, alcune fonti di Axios credono che la sospensione sia per sempre. Ma, si chiedono, perché non sono stati bloccati anche altri account con una retorica simile a quella di Trump? Facebook ha già sospeso il profilo del Presidente venezuelano Maduro per contenuti falsi in merito alla pandemia da Covid-19, ma solo per 30 giorni. Questa scelta conferma il precedente posto dal Trump-ban, ma è veramente l’inizio di una “giurisprudenza” di questo consiglio indipendente? La risposta l’avremo da 5 a 90 giorni…



×

Iscriviti alla newsletter