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Global Britain nell’Indo-Pacifico. La Queen Elizabeth prende il largo

Nove navi da guerra, un sottomarino nucleare, 32 tra velivoli (gli F-35B) ed elicotteri per 3.700 militari. È lo schieramento della Royal Navy che si appresta a prendere il mare verso l’Indo-Pacifico, corredato da assetti di Stati Uniti e Olanda, guidato dalla portaerei Queen Elizabeth. È la “Global Britain”

La Global Britain prende il largo verso l’Indo-Pacifico. Partirà tra poche settimane il maggior dispiegamento navale del Regno Unito dal 1982, anno della guerra per le isole Falkland. A guidare il Carrier Strike Group della Royal Navy sarà la portaerei Queen Elizabeth, al suo primo impegno operativo, con a bordo i nuovissimi velivoli di quinta generazione F-35B. In tutto, saranno coinvolti 3.700 militari.

LA ROTTA

Il gruppo visiterà un quinto dei Paesi del globo, circa quaranta, compresi India, Giappone, Corea del sud e Singapore. In tutto saranno percorse 26mila miglia nautiche. Le attività maggiori inizieranno già nel Mediterraneo, con esercitazioni con la portaerei francese Charles De Gaulle e assetti di Stati Uniti, Canada, Danimarca, Grecia, Israele, Emirati Arabi e Italia. Nel Pacifico, il Carrier Strike Group celebrerà il cinquantesimo anniversario del “Five Powers Defence Agreement” con Malesia, Singapore, Australia e Nuova Zelanda.

LE FORZE IN MARE

Insieme alla portaerei Queen Elizabeth ci saranno i cacciatorpediniere Diamond e Defender, le fregate Richmond e Kant, un sottomarino nucleare d’attacco, classe Astute. Con loro anche la fregata olandese Evertsen, il cacciatorpedieniere della Us Navy “The Sullivans”, che vanta a bordo il sistema di difesa aerea Aegis. Accompagneranno il tutto due unità navali di supporto, la Fort Victoria e la Tidespring. Ben trentadue saranno i velivoli a bordo delle varie unità navali, compresi gli F-35 del 617esimo Squadrone della Raf (demoninato i “Dambusters”) e del 211esimo Squadrone dei Marines americani. Tra gli elicotteri ci saranno i multi-ruolo Wildcat (variante navale dell’AW-159 di Leonardo) e i più grandi Merlin (dall’AW-101). A bordo anche il Commando 42 dei Royal Marines.

L’AMBIZIONE

Che l’impegno sia legato alle ambizioni della Global Britain lo ha spiegato il ministro della Difesa Bel Wallace. A metà marzo, il premier Boris Johnson ha pubblicato il documento “Global Britain in a Competitive Age”, l’attesa revisione strategica integrata di sicurezza, difesa, sviluppo e politica estera. Individua nella Russia la principale minaccia, ma nell’Indo-Pacifico l’aria di prioritaria proiezione esterna. Non a caso, nel “Defence Paper” che discende dalla review, presentato da Wallace poco più di un mese fa, c’è forte il richiamo al potenziamento delle forze navali (e nucleari).

LE PAROLE

“Quando il nostro Carrier Strike Group salperà il mese prossimo, sventolerà la bandiera della Global Britain, proiettando la nostra influenza, segnalando il nostro potere, interagendo con i nostri alleati e riaffermando il nostro impegno ad affrontare le sfide alla sicurezza di oggi e di domani”, ha detto Wallace dissolvendo ogni dubbio sul livello d’ambizione. “L’intera nazione – ha aggiunto – può essere orgogliosa degli uomini e delle donne che per più di sei mesi dimostreranno al mondo che il Regno Unito non sta facendo un passo indietro, ma sta navigando in avanti per svolgere un ruolo attivo nel plasmare il sistema internazionale del 21esimo secolo”.

GLI IMPEGNI

È il primo dispiegamento operativo di una portaerei di classe Queen Elizabeth. A livello strategico, ha detto il commodoro Steve Moorhouse, comandante del Carrier Strike Group, si tratta “del dispiegamento più significativo da un quarto di secolo, ed è una chiara dimostrazione del ritorno della Royal Navy dopo decenni di contrazione”. Di più: “È il naturale assorbimento dell’agenda governativa Global Britain”, nonché la ridefinizione del collocamento “del nostro Paese nel mondo post-Brexit”.

ACQUE CALDE

L’impegno toccherà quaranta Paesi e impegnerà le unità coinvolte in circa settanta attività, tra operazioni, esercitazioni e visite. È prevista la partecipazione all’esercitazione Nato Steadfast Defender, lunga serie di manovre che coinvolgono diversi comandi e forze dell’Alleanza per testare la prontezza degli assetti navali. Ma gli impegni saranno anche operativi. Il gruppo di battaglia fornirà supporto all’operazione Nato Sea Guardian nel Mediterraneo orientale, e poi alle operazioni di sicurezza nel Mar Nero, lì dove nelle ultime settimane è salita la tensione per le attività della Russia. Altrettanto calde sono le acque dell’Indo-Pacifico, tra il mar cinese meridionale e quello orientale, lì dove gli attriti tra Cina e Stati Uniti (e alleati) hanno maggior possibilità di tramutarsi in conflitto aperto.

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