Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Fake news contro democrazia, Google scende in campo. Ecco come (Fiesole c’è)

La disinformazione corrode la democrazia. Cosa fare? I campioni della rete provano a chiudere i bocchettoni delle fake news ma non basta. Così, Google investe 25 milioni di euro nello European Media and Information Fund, progetto della portoghese Calouste Gulbenkian Foundation e dallo European University Institute di Fiesole contro l’inquinamento di web e social media

Il web e i social media hanno un problema di inquinamento. Non è l’anidride carbonica ma la disinformazione, le fake news, le azioni di interferenza da parte di Paesi stranieri quando non di organizzazioni terroriste come l’Isis. Si tratta di fenomeni complessi e ben articolati che rischiano di avere effetti grandemente negativi sulla società e sulle opinioni pubbliche che proprio nella rete si sono trasferite. I campioni del Big Tech hanno da tempo, sollecitati dai governi occidentali, avviato azioni di pulizia e contrasto. Si cancellano così account falsi, bot e troll ma anche profili “veri” ma che vengono valutati quali diffusori di hate speech e/o fake news. La “repressione” evidentemente non basta però. E se i governi ancora fanno fatica a trovare una adeguata regolazione dell’infosfera, capace cioè di tutelare la libertà di espressione ma anche la sicurezza nazionale, ecco che le Big Tech provano a fare qualcosa in più. Nella direzione anche della “prevenzione”. É il caso della scelta di Google che ha messo sul piatto dello European Media and Information Fund un investimento pari a 25 milioni di euro. L’annuncio è di pochi giorni fa ed è stato forse sottovalutato, sbagliando.

Google diventa così il primo finanziatore del progetto lanciato alcune settimane fa dalla Calouste Gulbenkian Foundation di Lisbona, Portogallo, e dallo European University Institute di Fiesole, pensato per sostenere il lavoro di ricercatori, fact-checker, organizzazioni no profit e altre organizzazioni d’interesse pubblico che lavorano sulla ricerca sulla disinformazione e sull’alfabetizzazione mediatica. “Navigando nell’incertezza e nelle sfide dell’ultimo anno, è apparso più importante che mai per le persone accedere a informazioni accurate e separare i fatti dalla finzione”, ha affermato in un post Matt Brittin, presiedete di Google Emea (Europa, Medio Oriente e Africa). Poi individua tre sfide: “aiutare adulti e giovani a rafforzare le loro capacità di alfabetizzazione mediatica; supportare e ridimensionare il cruciale lavoro dei fact-checker; rafforzare le competenze, la ricerca e le risorse per aiutare a combattere la disinformazione”.

Il fondo ha una durata di cinque anni. L’Osservatorio europeo dei media digitali, un progetto della Commissione europea istituito lo scorso anno e tra i cui membri ci sono ricercatori e fact-checker, come gli italiani di Pagella Politica, valuterà e selezionerà i progetti. Una occasione quindi per partecipare attivamente in una delle iniziative più rilevanti nel tentativo di ridurre l’inquinamento nei mari della rete. I campioni come Google ci sono. Le università ed i centri di ricerca sono coinvolti. Ora tocca a tutti e in particolare alle istituzioni. La minaccia della disinformazione ha come obiettivo principale proprio la democrazia. C’è poco da scherzare.

 

 

×

Iscriviti alla newsletter